Perché la difesa di Lucia Azzolina sulla tesi copiata non regge

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-01-13

Secondo quello che dice Repubblica, il neo-ministro del’Istruzione Azzolina ha copiato la tesi che ha scritto quando ha terminato i corsi della Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana. Lei si è difesa dicendo “Non è né una tesi di laurea, né un plagio. Salvini non sa distinguere tra una tesi di laurea e …

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Secondo quello che dice Repubblica, il neo-ministro del’Istruzione Azzolina ha copiato la tesi che ha scritto quando ha terminato i corsi della Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana. Lei si è difesa dicendo “Non è né una tesi di laurea, né un plagio. Salvini non sa distinguere tra una tesi di laurea e una relazione di fine tirocinio”.

Se effettivamente ha detto così, mi sembra una difesa folle. Una relazione di fine tirocinio che dà l’abilitazione a un docente, secondo me è molto più importante di un compito scritto svolto dagli studenti. Se il Ministro dice che si può scopiazzare impunemente per scrivere la relazione finale di un corso, perché mai noi insegnanti dovremmo punire chi copia durante uno scritto? Non è solo una questione politica, è una questione di buon senso. Può essere ministro dell’Istruzione (è opportuno che sia ministro) chi ha copiato (o meglio non ha citato le fonti) anche se solo per una “miserabile” relazione di fine tirocinio che l’ha abilitata all’insegnamento? Abbiamo l’illustre precedente del ministro Madia che ha agito, allo stesso modo della Azzolina, per la sua tesi di Dottorato. Concordo che una tesi di dottorato potrebbe essere considerata più importante della tesina per l’abilitazione all’insegnamento (ma ne siamo poi certi?), ma ci sono due differenze cruciali: la Madia NON era Ministro dell’Istruzione e il M5S (il partito della Azzolina) aveva chiesto le dimissioni della Madia al grido di Honestà Honestà…. In Toscana si usa una espressione volgare e non politically correct che però ben si adatta a casi del genere: Tutti son bravi a fare i finocchi con i culi degli altri.

lucia azzolina

Detto questo, avrei capito se il Ministro si fosse difesa dicendo che questi corsi abilitanti sono assurdi, che questo era stato il suo modo di contestarli e che prendeva l’impegno solenne se non di cancellarli ma almeno di modificarli. Noi prof, ad ogni livello, dalle materne ai dottorati di università, siamo soggetti a burocrazia inutile e ripetitiva gestita da creature buro-mitologiche che hanno nomi quali ANVUR o INVALSI. Ci costringono a bassezze infami (tipo l’autocitazione) per obbedire a regole prive di ogni logica. Non siamo noi ad essere così abietti, è il sistema che ci “disegna” così (per ripetere la famosa battuta di Jessica Rabbit). Ad esempio, mi ricordo che mia moglie, quando entrò nel mondo della scuola studiò (non so a quale titolo,ma dubito volontariamente) il libro Contro l’Occidente. Analfabeti di tutto il mondo uniamoci. Nel promo di Amazon è riportata parte della prefazione: “Nei periodi di crisi è indispensabile rivenire alle fondamenta.

È la missione a cui questo libro inizia, annunciando il declino degli “intellettuali universalisti” e mostrando ciò che li sta rimpiazzando. L’intellettuale e il politico si sono arrogati il diritto di stabilire ciò che l’uomo e il mondo devono essere a partire dalla presa in carico dell’originaria facoltà divina. Il cielo stellato delle metropoli contemporanee esprime invece, nel suo scintillio, l’ardente urgenza di una vita immanente. Una condizione che congiunge il giorno con la notte. Alberto Abruzzese, interpretando l’immaginario collettivo come un “corpo vivente”, ci rende attenti alla natura affermativa dell’homo sentiens. Risiede in questa traccia una posta in gioco con cui il pensiero contemporaneo è chiamato a confrontarsi: l’approccio organico urgente e necessario per pensare nel miglior modo possibile la postmodernità nascente.” Giuro che non ci ho capito niente. Probabilmente, per questa ragione, ossia che non sono abbastana colto da capire il senso di questa prefazione, anche io sono uno degli analfabeti che si deve unire contro l’Occidente. Questo non lo contesto, …ma qualcuno mi deve spiegare che cosa c’entri questo libro (che ha sicuramente altri meriti, infatti, se uno lo legge, lo trova alla fine stimolante) con la preparazione di un insegnante.

Signor ministro, non si scusi, ma dica la verità. Ossia che questi corsi di formazione sono spesso senza senso e servono solo a pagare le strutture formative che li erogano. Si impegni a dare un significato ai corsi abilitanti, combatta contro la burocrazia che ha incrostato tutto il mondo della scuola. Solo se dirà che i corsi abilitanti organizzati così sono “una cagata pazzesca” potrà giustificare il comportamento poco ortodosso di scrivere una relazione di fine tirocinio in cui non sono riportate le fonti da cui (come scrive Repubblica) ha copiato intere pagine.

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