Perché distinguere tra piccoli e grandi evasori fiscali è da sciocchi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-19

Numeri alla mano, i dati del Tesoro ci dicono che i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori in media evadono il 69,6% dell’Irpef dovuta, mentre le società non pagano il 23,8% dell’Ires. E solo il 18% dell’evasione ha a che fare con impreviste difficoltà finanziarie (tasse dichiarate ma poi non versate al fisco), mentre il restante 82% è tutta omessa dichiarazione

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Ieri il MoVimento 5 Stelle ci ha spiegato per l’ennesima volta che uno vale uno ma qualcuno vale più di qualcun altro: secondo i grillini bisogna distinguere tra grandi evasori e piccoli evasori fiscali e persegui(ta)re soltanto i primi. La tesi, già sentita dalle parti di Salvini e dell’intero centrodestra, è sempre la stessa: lotta all’evasione sì, ma solo quella dei pesci grossi. Idraulici ed elettricisti, artigiani e professionisti stiano tranquilli. Non sono loro i motori dell’illegalità fiscale. Ma è veramente così? Marco Ruffolo spiega oggi su Repubblica che porre in questi termini la questione è da sciocchi:

Quando i dati del Tesoro ci dicono che i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori in media evadono il 69,6% dell’Irpef dovuta, mentre le società non pagano il 23,8% dell’Ires, diventa arduo sostenere che l’evasione fiscale riguarda principalmente le grandi aziende. Quando scopriamo che solo il 18% dell’evasione ha a che fare con impreviste difficoltà finanziarie (tasse dichiarate ma poi non versate al fisco), mentre il restante 82% è tutta omessa dichiarazione, è difficile sostenere che le imposte non si pagano principalmente per ragioni di “necessità” o di “sopravvivenza”.

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I due tipi di evasione (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Dal complesso delle imprese individuali, dei liberi professionisti e dei lavoratori autonomi dovrebbero teoricamente arrivare ogni anno 46,1 miliardi di Irpef. Ne arrivano invece soltanto 14. Dunque, un’evasione di 32,1 miliardi, che in percentuale sul dovuto sono appunto il 69,6%, come ci spiega l’ultima Relazione pubblicata sul sito del Tesoro. Questa è l’evasione dei “piccoli”, limitatamente all’Irpef.

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La propensione a evadere (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Infine, è possibile anche capire se esista davvero l’evasione di necessità o di sopravvivenza:

L’unico modo di stimarla è andare a vedere quanta parte è dovuta non a “omesse dichiarazioni” ma ad “omessi versamenti”. Le prime equivalgono alla precisa volontà di non pagare le tasse, le seconde, probabilmente, alla impossibilità di farlo. Ebbene, per l’Irpef dei lavoratori autonomi e delle imprese, la percentuale dell’evasione “di necessità” è del 5,6%: 1,8 miliardi su 32,1. Decisamente più alte, ma sempre minoritarie, le quote per l’Iva (27,1%) e per l’Ires (20,7).

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Sottodichiarazioni del valore aggiunto, settore per settore (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Nel complesso delle principali imposte, siamo al 18%. Si potrebbe obiettare che c’è anche chi non potrebbe neppure avviare un’impresa senza evadere in qualche misura, ma qui non stiamo più parlando di “necessità”, ed entra invece in gioco lo squilibrio strutturale di un sistema imprenditoriale ancora pervicacemente aggrappato alla piccola dimensione.

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