Perché Arcelor Mittal vuole chiudere ILVA il 6 settembre

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-27

Il punto della questione, che non sembra in alcun modo sfiorare Di Maio, è che Arcelor Mittal lavorerà a Taranto soltanto se le condizioni economiche lo consentiranno. Ora quindi la partita è industriale prima che politica

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Alla fine Arcelor Mittal lancia il dado e sfida il ministero dello Sviluppo annunciando la chiusura di ILVA per il 6 settembre. Geert Van Poelvoorde, amministratore delegato di ArcelorMittal Europa, a margine della conferenza di Eurofer, esplicita quello che da alcuni giorni era già nell’aria: in assenza di una soluzione al problema della protezione legale, l’ex stabilimento Ilva di Taranto chiuderà il 6 settembre, dal momento che dal giorno dopo sarà abolita l’immunità penale e amministrativa che era stata introdotta da una legge del 2015.

Perché Arcelor Mittal vuole chiudere ILVA il 6 settembre

Il Mise ha annunciato un incontro con i vertici dell’azienda il 4 luglio per cercare eventuali spiragli e starebbe valutando la possibilità di richiedere un parere all’Avvocatura dello Stato per tranquillizzare i manager sui margini di operatività alla luce della nuova norma che comunque, ormai, passerà inalterata nel Dl crescita. Su tutto però pende l’incognita della sentenza della Corte costituzionale attesa in autunno. C’è un precedente in Francia, dove Arcelor Mittal chiuse un impianto un anno e mezzo dopo averlo comprato. Ma, spiega Marco Palombi sul Fatto, non c’è solo l’immunità a muovere i fili delle decisioni di AM:  la più grande acciaieria d’Europa attualmente perde un milione al giorno e sarà redditizia solo se potrà tornare a produrre 8-10 milioni di tonnellate l’anno contro le meno di cinque attuali (a questo proposito, risparmiare 8 milioni di stipendio con la Cig per 1.400 persone è almeno non rilevante).

ILVA DI MAIO ITALIA
Il nuovo piano ambientale di Arcelor-Mittal per ILVA (Il Sole 24 Ore, 31 luglio 2018)

Ma  il contratto di acquisto prevede un tetto alla produzione a 6 milioni di tonnellate, che potranno essere elevate a 8 – “a parità di emissioni”– portato a termine il Piano Ambientale:

Solo che ora, su esposto del sindaco di Taranto sul danno sanitario, il ministro de ll ’Ambiente Sergio Costa ha riaperto l’iter per una nuova Autorizzazione integrata ambientale: detto sbrigativamente, questo potrebbe/dovrebbe comportare tetti più stringenti alla produzione visto che l’Ilva continua a inquinare Taranto e a far ammalare le persone (il trend è in diminuzione, ma superiore al normale).

La domanda mondiale d’acciaio è in contrazione da mesi e il mercato Ue non è impermeabile, diciamo così, a quello prodotto in Asia e in Turchia a minor costo. In sostanza in Europa resta una sovra-capacità produttiva di circa 30 milioni di tonnellate l’anno e per ArcelorMittal, maggior player del continente, acquisiti i clienti ex Ilva potrebbe essere un affare anche chiudere l’impianto e basta: l’impor tante è che a Taranto non produca nessun concorrente.

I veri motivi dietro l’annuncio di chiusura di ILVA

Ci sono quindi altri motivi dietro la storia dell’immunità penale che inducono Arcelor Mittal a piazzare l’ennesimo ultimatum sotto le poltrone del ministero. Dove, evidentemente, come in altri casi (Mercatone Uno) non hanno ancora evidentemente capito con chi hanno a che fare. Ieri infatti il ministro ha rinfacciato all’azienda le modalità con cui ha confermato la cassa integrazione ordinaria per quasi 1.400 lavoratori del sito di Taranto dal 1° luglio per 13 settimane: «Non accetto ricatti. Qui la legge è uguale per tutti. Ilva resti aperta, non hanno nulla da temere, le soluzioni si trovano». Ma è anche l’avvio della Cig «tramite comunicato stampa» ad essere fortemente criticato, «un atteggiamento irresponsabile dice il Mise in una nota – che mina l’equilibrio sociale del territorio di Taranto. Un equilibrio messo già a dura prova in questi decenni e che crea allarmismo e tensione, frutto anche delle dichiarazioni dell’ad Geert Van Poelvoorde, sulla presunta chiusura dello stabilimento».

luigi di maio immunità penale ilva - 4

Il punto della questione, che non sembra in alcun modo sfiorare Di Maio, è che Arcelor Mittal lavorerà a Taranto soltanto se le condizioni economiche lo consentiranno. Ora quindi la partita è industriale prima che politica.

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