Partite Iva e flat tax, risparmi a 7mila euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-08

Nella riforma allo studio del Governo l’aumento delle soglie di ricavi a 65mila euro ma anche la revisione dei coefficienti e dei limiti per compensi e beni strumentali

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Su Partite IVA e Flat tax è guerra di simulazioni. Ieri abbiamo parlato dei conti che riguardano ACE e IRI, misure di vantaggio fiscale per professionisti e imprese che pesano per tre miliardi di euro. Lasciando a bocca asciutta due milioni di Partite IVA: per loro dal 2019 doveva esserci l’Iri – la nuova imposta piatta al 24%, stessa aliquota prevista per le società di capitali, sui redditi lasciati in azienda o in studio – e invece rimarrà la vecchia Irpef a scaglioni. Non va meglio alle aziende grandi. È vero che l’Ires passa dal 24 al 15%, ma solo per gli utili reinvestiti in beni strumentali o per nuove assunzioni stabili. Nel contempo però salta l’Ace, l’Aiuto alla crescita economica in vigore dal 2012: tasse zero su una parte degli utili accantonati o usati per aumenti di capitale. Il Sole 24 Ore intanto pubblica questa simulazione che spiega come passare dalla tassazione ordinaria al regime forfettario può far risparmiare fino a 7mila euro di imposte all’anno.

partite iva flat tax
Gli esempi di regimi di Partita IVA con l’applicazione della flat tax (Il Sole 24 Ore, 8 ottobre 2018)

Come nel caso di un consulente aziendale con ricavi di 60mila euro, spese di 3.500 euro (telefono, computer, trasferte) e detrazioni di 1.899 euro (un figlio a carico, tasse universitarie e lavori edilizi). Mentre i contorni della manovra finanziaria per il 2019 si fanno meno sfocati, si può ragionare sulla convenienza dell’annunciato innalzamento a 65mila euro della soglia di ricavi per accedere al forfettario. Così da verificare se e quanto risparmieranno i professionisti che oggi hanno compensi oltre 30mila euro (soglia di ricavi attuale, differenziata per le altre attività ). Ma la convenienza può aumentare se cambieranno gli altri requisiti di accesso o permanenza nel forfait.

In più, spiega ancora il quotidiano, si studia la riduzione dei coefficienti di redditività per dare un maggior peso specifico ai costi sostenuti (che per i professionisti si fermano al 22%) e abbattere il reddito su cui si applica la sostitutiva al 15 per cento. Inoltre, è in corso un ragionamento sui limiti per i compensi erogati ai collaboratori (ora il massimo è 5mila euro) e per gli acquisti di beni strumentali (ora a 20mila euro). Un’ipotesi estrema propende per un’eliminazione, ma bisognerà fare i conti con le risorse disponibili, anche perché la platea si allargherebbe rispetto agli 1,5 milioni di partite Iva finora stimate. Alla fine, quindi, la soluzione intermedia potrebbe essere quella di un innalzamento delle due soglie.

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