Partite IVA, chi ci guadagna con la flat tax

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-10

L’analisi del Sole 24 Ore: Ai raggi X i ricavi di 500mila autonomi, di cui 130mila rientrano nelle soglie ipotizzate. Il nuovo forfait potrebbe non essere vantaggioso con molte detrazioni e spese elevate

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La flat tax all’italiana comincia a prendere forma e il Sole 24 Ore si incarica oggi di fare i primi calcoli su chi ci guadagna tra i professionisti che saranno i primi destinatari del provvedimento. L’ipotesi messa a punto dai tecnici della Lega in vista della manovra prevede un’aliquota del 15% per professionisti e imprese con ricavi fino a 65mila euro e prelievo al 20%, invece, per i ricavi nella fascia da 65 a 100mila euro mentre si parlava anche di un 5% di tasse per le start up, cosa che porterebbe a tre le aliquote della tassa che doveva avere una sola aliquota.

Partendo dal volume d’affari dichiarato agli enti previdenziali si può stimare l’impatto dell’innalzamento delle soglie d’accesso al regime forfettario. Di fatto, già oggi un professionista su due sta sotto i 30mila euro di ricavi l’anno (il prerequisito per scegliere il forfait attuale). Se poi l’ipotesi cui lavora la Lega sarà confermata, solo un contribuente su dieci tra quelli nel campione resterà escluso a priori: circa 92mila professionisti (con ricavi entro i 65mila euro) potranno valutare l’aliquota al 15%, mentre altri 37mila quella al 20% sul fatturato incrementale fino a 100mila euro.

chi ci guadagna con la flat tax
La nuova flat tax per i professionisti. Ecco a chi converrà cambiare regime (Il Sole 24 Ore, 10 settembre 2018)

La distribuzione dei potenziali aderenti, però, è tutt’altro che omogenea, per categorie, territorio, sesso ed età:

La soglia extra large coinvolgerebbe maggioramente le categorie a reddito medio più alto: vi rientrebbe oltre un terzo dei commercialisti e dei consulenti del lavoro, ma solo un quinto degli avvocati perché sei legali su dieci stanno già sotto i 30mila euro di ricavi. Trend analogo per i geometri e i biologi, per la maggior parte già oggi sotto il limite. Le differenze sul territorio dipendono dal reddito della categoria. Prendiamo i geometri: in Trentino Alto Adige quasi un professionista su due ricade nella fascia di ricavi interessata dall’ipotesi di flat tax; in Calabria meno di uno su dieci.

I commercialisti, invece, hanno un divario più sfumato: tra la prima regione per incidenza di potenziali interessati (la Sardegna, 45,3%) e l’ultima (la Calabria, 31,8%) non c’è uno scarto così grande. Questo perché gli introiti medi della categoria tendono a essere più costanti sul territorio. E la Lombardia, regione simbolo della Lega? Potrebbe essere tra le meno coinvolte, perché qui molti commercialisti hanno dichiarato ricavi previdenziali superiori ai 100mila euro.

Varata la manovra, tutti dovranno valutare in concreto se sarà conveniente e possibile aderire o no alla nuova flat tax. In certi casi, infatti, potrebbe rimanere più vantaggioso il regime ordinario: ad esempio, quando il contribuente ha molte detrazioni e abbatte l’Irpef o quando ha così tante spese che gli conviene dedurle in via analitica anziché a forfait.

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