Chi ha parlato di «Mafia Capitale»?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-07-20

Oggi che la sentenza sul Mondo di Mezzo ha sancito che l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso dovesse cadere – ma il tribunale ha sancito l’associazione a delinquere – è subito partita la caccia al giornalista terrorista che avrebbe “inventato” la locuzione Mafia Capitale. Vale la pena ricordare che invece “Mafia Capitale” è il …

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Oggi che la sentenza sul Mondo di Mezzo ha sancito che l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso dovesse cadere – ma il tribunale ha sancito l’associazione a delinquere – è subito partita la caccia al giornalista terrorista che avrebbe “inventato” la locuzione Mafia Capitale. Vale la pena ricordare che invece “Mafia Capitale” è il nome dato dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone nella conferenza stampa in cui ha illustrato il 2 dicembre 2014 i primi arresti.

Non solo: nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti dei primi 39 indagati nell’indagine che oggi ha portato a sentenza per 275 anni di carcere per 41 condannati (cinque gli assolti) le due parole “Mafia Capitale” compaiono per ottantasei volte. In particolare si scriveva a pagina 33:

Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di una organizzazione criminale di stampo mafioso operante nel territorio della città di Roma, la quale si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere delitti e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici.
Mafia Capitale, volendo dare una denominazione all’organizzazione, presenta caratteristiche proprie, solo in parte assimilabili a quelle delle mafie tradizionali e agli altri modelli di organizzazione di stampo mafioso fin qui richiamati, ma, come si cercherà di dimostrare nella esposizione che segue, essa è da ricondursi al paradigma criminale dell’art. 416bis del codice penale, in quanto si avvale del metodo mafioso, ovverosia della forza di intimidazione derivante dal vincolo di appartenenza, per il conseguimento dei propri scopi.
Essa presenta, in misura più o meno marcata, taluni indici di mafiosità, ma non sono essi ad esprimere il proprium dell’organizzazione criminale, poiché la forza d’intimidazione del vincolo associativo, autonoma ed esteriorizzata, e le conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano, sono generate dal combinarsi di fattori criminali, istituzionali, storici e culturali che delineano un profilo affatto originale e originario.

In  attesa delle motivazioni della sentenza, meglio ricordare che nell’occasione i giornalisti non hanno inventato nulla.

Leggi sull’argomento: Mafia Capitale, la sentenza

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