I casini di Paolo Savona con il piano C

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-09-15

Il responsabile degli Affari Europei chiede le dimissioni dell’ambasciatore italiano a Bruxelles perché non avrebbe recapitato a Juncker il suo piano Politeia. Intanto minaccia anche le sue

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Paolo Savona chiede la testa dell’ambasciatore italiano a Bruxelles e intanto pensa alle dimissioni mentre attacca Draghi che avrebbe poteri “non previsti”. Il ritorno in campo del ministro degli Affari Europei, dopo mesi di silenzio sdegnato e arrabbiato a causa del trattamento ricevuto (a suo parere) dai giornali, è nettamente col botto.

I casini di Paolo Savona con il piano C

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della sua proposta di riforma dell’Unione Europea che il ministro ha fatto recapitare a Juncker. Nell’occasione i giornali avevano raccontato di un qui pro quo creatosi intorno al documento da consegnare: il ministero lo aveva fatto avere all’ambasciata italiana in Belgio per farlo recapitare al presidente della Commissione Europea. Ma a quanto pare qualcosa è andato storto perché Juncker ha negato di aver ricevuto il documento. Le fonti diplomatiche all’epoca interpellate dal Messaggero invece hanno negato di aver trattenuto il documento, sostenendo che Juncker abbia invece ricevuto il documento ma abbia negato per ragioni sue. È qui che Savona si è arrabbiato, racconta oggi il Messaggero:

Comunque sia, nell’apprendere di questa “disfunzione” Savona si sarebbe fortemente irritato fino al punto da insinuare che gli “ufficiali di collegamento” con Bruxelles lo abbiano volutamente boicottato. Sicché, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, avrebbe chiesto una presa di posizione netta nei confronti degli uffici di Bruxelles, facendo balenare l’ipotesi di un dimissionamento del rappresentante italiano più alto in grado presso la delegazione italiana, vale a dire l’ambasciatore Maurizio Massari. Una richiesta che per il momento sarebbe però caduta nel vuoto

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A valle di questo “incidente” sono cominciate a circolare voci di possibili dimissioni che il ministro potrebbe rassegnare. Anche perché, secondo alcune fonti, Savona si sentirebbe poco ascoltato sulle questioni che riguardano la manovra economica. Ad ogni riunione cui partecipa, fanno sapere persone a lui vicine, Savona avrebbe molto da ridire su stime e calcoli che arrivano dalle strutture del ministero dell’Economia. Del resto, anche sui conti pubblici le sue idee sono note: basti pensare al piano di investimenti da 50 miliardi da tenere fuori dal deficit e che secondo lui potrebbero innescare un formidabile volano di sviluppo.

Le dimissioni minacciate da Savona

Insomma, Savona è talmente arrabbiato che arriva già a minacciare le dimissioni dopo 100 giorni di governo. Ed è arrabbiato nei confronti del ministro Giovanni Tria, che proprio lui ha suggerito a Lega e MoVimento 5 Stelle per via XX Settembre. E questo non può che far passare in secondo piano il documento, in cui Savona elenca una serie di proposte per l’Europa e per la Banca Centrale Europea:«Se i timori dei paesi membri creditori che ostacolano la definizione di una politica fiscale fossero dovuti al rischio temuto da alcuni paesi di doversi accollare il debito altrui», spiega il ministro, «esistono le soluzioni tecniche per garantire che ciò non avvenga. Si tratta», prosegue il ministro,«di attivarle in pratica effettuando scelte politiche, come quelle di concordare un piano di rimborsi a lunghissima scadenza e ai tassi ufficiali praticati, fornendo una garanzia della Bce fino al rientro nel parametro del 60% rispetto al Pil, in contropartita di una ipoteca sul gettito fiscale futuro o di proprietà pubbliche in caso di mancato rimborso di una o più rate. Ossia», sottolinea, «decidere quello che si sarebbe dovuto fare prima dell’avvio dell’euro.

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Ovviamente tra le clausole di un siffatto accordo vi sarebbe anche quella che il disavanzo di bilancio pubblico si collochi in modo dinamico». In pratica, nota Mario Seminerio su Phastidio.net, Savona sostiene anche che la difesa della sovranità nazionale è un’assurdità: “I molti canali che inducono una minore crescita del reddito e dell’occupazione, spingono i paesi a chiudersi in un’assurda difesa della sovranità nazionale nella speranza che questa sia la soluzione, come accaduto per la Brexit“.

Le possibilità di una riforma dell’Eurozona

Dimissioni rassegnate o Grande Riforma dell’Eurozona? Intanto che si decide, Savona ieri ha partecipato a un dibattito durante una festa di Liberi e Uguali a Torino e ne ha approfittato anche per attaccare Mario Draghi.  Savona ha detto che il numero uno della Bce «sì è procurato poteri che non avevamo previsto. Fa interventi su campi di cui sappiamo molto poco, come i titoli di debito pubblico e i cambi. La mia proposta è che questi poteri siano messi nello Statuto, in modo che poteri e responsabilità coincidano».

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Difficile che la proposta di Savona venga accolta, perché prima il ministro dovrebbe spiegare quali poteri abbia “rubato” Draghi e attendere la replica del presidente della BCE, che spesso è tranchant. Intanto però tornano le voci di crisi intorno ai ministri economici del governo Lega-M5S. Strano, no?

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