La festa di laurea di Paola Taverna nel giorno della sconfitta per l’Umbria

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-28

Il Messaggero racconta la festa della vicepresidente del Senato a partire dalla borsa di Prada ricevuta prima della cena organizzata in un locale del centro storico di Roma, a pochi metri dal Colle Oppio

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Ieri Paola Taverna ha festeggiato la sua laurea in scienze politiche con 108 con parenti, amici e colleghi del MoVimento 5 Stelle anche se nel frattempo arrivavano bruttissime notizie per i grillini dall’Umbria. Il Messaggero racconta la festa della vicepresidente del Senato a partire dalla borsa di Prada ricevuta prima della cena organizzata in un locale del centro storico di Roma, a pochi metri dal Colle Oppio.

Un luogo caro ai pentastellati, anche se sembrano lontani i tempi della festa organizzata da Virginia Raggi con Davide Casaleggio per il Global forum sulla democrazia diretta, a settembre del 2018. Tra i primi ad arrivare Luigi Di Maio, con poca voglia di parlare, visti i freddi spifferi in arrivo da Perugia. Tanto che il ministro degli Esteri, accompagnato dalla fidanzata Virginia Saba, lascia la cena 10 minuti prima della fatidica scadenza delle 23, ora delle prime proiezioni, senza dire una parola.

Ci sono tutti gli esponenti romani M5S, tranne la sindaca. Sono qui per la festa, ma escono e scuotono la testa: «Eravamo preparati». C’è il presidente della commissione Ecomafie Stefano Vignaroli. C’è il capogruppo a Palazzo Madama Gianluca Perilli, che esce insieme al senatore Pierpaolo Sileri. «Parliamo domani», dice. Tutti faranno commenti dello stesso tono. Da Nicola Morra ad Andrea Cioffi, da Wilma Moronese al nutrito gruppo di attivisti e amministratori del Municipio delle Torri a cui è legata Paola Taverna, che rimane a festeggiare oltre la mezzanotte insieme a Emanuele Dessì, Francesco Silvestri e altri amici tra cui il notaio Valerio Tacchini, quello che certifica i risultati della piattaforma Rousseau.

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Ci sono le due minisindache capitoline più contente dell’alleanza giallorossa: Monica Lozzi e Giuliana Di Pillo. La vicepresidente del Senato da subito aveva capito che l’abbraccio con il partitone rosso avrebbe potuto solo indebolire il Movimento, ribattezzato la «sua ditta». Perché lei, a differenza di tanti altri è e rimane una “aziendalista”: anche se si perde rimane al fianco del leader.

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