Fact checking
Il nuovo partito di Salvini
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-09-01
Se i magistrati confermeranno i sequestri la Lega dovrà sciogliersi. Due ipotesi per il Capitano: il partito unico di centrodestra o quello suo personale. In cui potrebbero arrivare altri da FI e FdI
Il futuro della Lega dipende dalla sentenza del Tribunale del riesame di Genova che deve decidere se confermare la confisca di 49 milioni. In caso positivo, il Carroccio cesserebbe di esistere. A confermarlo è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti in un’intervista rilasciata a Peter Gomez durante la Festa del Fatto: «Se il prossimo 5 settembre il Tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, allora il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi».
Lega no: il nuovo partito di Salvini
Proprio per questo Matteo Salvini sta pensando a un nuovo partito e una delle ipotesi in campo è quella del nuovo partito di centrodestra che sarebbe a quel punto a forte trazione leghista e vedrebbe Forza Italia e Fratelli d’Italia ridimensionati. Ma soprattutto costringerebbe la Lega a scegliere una alleanza inscindibile con i partiti che oggi non sono al governo del paese. Chiudendo i ponti con il M5S e con eventuali alleanze elettorali che metterebbero alla prova la tenuta del governo.
L’altra ipotesi su cui lavorano i leghisti è quella di un nuovo partito salviniano. Spiega il Corriere della Sera oggi che per i leghisti occorrerà capire fino a quale punto va intesa la «continuità» tra le due leghe. Se fosse intesa in maniera estensiva, il risultato sarebbe quello pronosticato ieri da Giancarlo Giorgetti: «Il 6 settembre la Lega chiude». È vero, lo scorso 14 dicembre la Gazzetta ufficiale ha registrato lo statuto depositato da Roberto Calderoli di una forza politica che si chiama «Lega per Salvini premier», simbolo assai simile a quello stampato sulle schede elettorali delle ultime politiche (assente Alberto da Giussano). E da parecchi mesi si parlava di un congresso per completare la transizione della Lega da nordista a nazionale.
Una parola di troppo
Il problema però è la parola Lega. Che rischia di finire in soffitta proprio per rimarcare la discontinuità con le precedenti gestioni ed evitare che i magistrati tornino a chiedere soldi anche alla nuova entità. Per Salvini ciò costituirebbe una sconfitta, ma sarebbe l’unico modo per uscire dall’impasse dei sequestri di conti e dell’impossibilità di usare i soldi. C’è però da considerare che in questo momento il nome di Salvini nel paese sembra avere una popolarità maggiore di quello del Carroccio, e quindi dal punto di vista elettorale ciò costituirebbe un vantaggio, magari aumentando il numero di simpatizzanti al Sud ora che la Lega non è più Nord.
Infine, c’è da considerare che da tempo è ormai in atto una transumanza (si potrebbe chiamare immigrazione) dagli altri partiti a quello di Salvini: a Roma sono arrivati molti ex di Fratelli d’Italia che hanno mollato la Meloni dopo le elezioni municipali, mentre a Palermo un consigliere eletto con i grillini – Igor Gelarda – è passato con il Carroccio. Un nuovo nome e una nuova struttura potrebbe velocizzare altre transumanze. Magari da Forza Italia.