Numerologia, una scienza(?) ormai lontana

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-11-12

L’altro giorno sono andato ad un concerto. Nella prima parte ci hanno proposto la musica di Bach, simmetrica e matematica (Contrappunti dall’Arte della Fuga). Nella seconda parte è stato proposto un’opera di un compositore moderno Antonio Anichini, allievo di Berio (Rebus canonici: nove contrappunti su rebus musicali di Leonardo da Vinci), La composizione era ispirata …

article-post

L’altro giorno sono andato ad un concerto. Nella prima parte ci hanno proposto la musica di Bach, simmetrica e matematica (Contrappunti dall’Arte della Fuga). Nella seconda parte è stato proposto un’opera di un compositore moderno Antonio Anichini, allievo di Berio (Rebus canonici: nove contrappunti su rebus musicali di Leonardo da Vinci), La composizione era ispirata da alcuni rebus musicali proposti da Leonardo da Vinci alla corte di Ludovico il Moro. Non sapevo che Leonardo fosse stato anche un musicista anche se quasi tutta la sua produzione è andata perduta. Come nella composizione bachiana, i temi musicali dei rebus leonardiani erano riproposti seguendo precise proporzioni matematiche. Il compositore moderno aveva immaginato Leonardo anticipatore delle proporzioni musicali bachiane. Ipotesi un po’ azzardata ma non impossibile. Leonardo era figlio del suo tempo. Alla corte di Ludovico il Moro Leonardo aveva collaborato con Fra Luca Pacioli autore della Divina Proporzione (dove si riscopre l’armonia della a sezione aurea). L’uomo Vitruviano d’altronde è tutto un simbolo geometrico (cerchio, quadrato, pentagono, triangolo). I numeri (e le figure geometriche) nell’antichità hanno sempre avuto un significato simbolico. La cabala ebraica era strettamente collegata ai numeri. Uno dei metodi di analisi utilizzati nella cabala era la gematria, scienza teologica dell’ebraismo che studia le parole scritte in lingua ebraica e assegna loro valori numerici.

numerologia

 

Ad esempio:

Il numero tre era il simbolo di santità e amore.
Il numero quattro connotava il cielo come Trono di Dio.
Il numero sei simbolizza l’imperfezione.
Il numero sette era il simbolo generico per tutte le associazioni con Dio, ed era il numero religioso favorito dell’Ebraismo. Il candelabro aveva sette lampade, e gli atti di espiazione e purificazione venivano accompagnati da aspersioni eseguite sette volte.
Il numero otto simboleggiava un nuovo inizio. Questo perché l’ottavo giorno era il primo giorno dopo la Creazione, quando Dio era tornato al lavoro.
Il numero dodici, essendo il prodotto di tre e quattro, caratterizzava l’unione del popolo con Dio
Il numero diciotto era considerato significativo perché la parola ebraica corrispondente a “vita”, aveva un valore numerico di 18.

Ma l’armonia dei numeri non aveva contagiato soltanto gli Ebrei. Pitagora aveva fondato una setta mistica-religiosa basata sull’armonia dei numeri. Anche Platone fu affascinato dalle forme matematiche. Il solido platonico è un poliedro convesso che ha per facce poligoni regolari congruenti (cioè sovrapponibili esattamente) e che ha tutti gli spigoli e i vertici equivalenti. Le proprietà di regolarità dei solidi platonici furono considerate straordinariamente suggestive fin dall’antichità, spesso cercando in essi significati nascosti e attribuendo a loro valori esoterici. Essi furono oggetto di studio di Pitagora e Platone. Euclide provò che i solidi platonici possono essere solo 5: tetraedo, cubo, ottaedro, icosaedro e dodecaedro. Platone, nel Timeo, associò a ognuno di essi un elemento: al tetraedro il fuoco, al cubo la terra, all’ottaedro l’aria, all’icosaedro l’acqua, mentre nel Fedone ritenne che il dodecaedro fosse la forma dell’universo. L’interesse per i solidi platonici fu vivo anche tra matematici e artisti rinascimentali: ne studiarono le proprietà Piero della Francesca e Luca Pacioli. Sant’Agostino scrisse:I numeri sono il linguaggio universale offerto dalle divinità agli umani come riconferma della verità. Dante, nella Divina Commedia, usò ampiamente la simbologia numerica. I numeri usati da Dante furono:

l’1 che è l’origine di tutte le cose; rappresenta la perfezione e l’assoluto, la divinità
il 3 che rimanda alla Trinità Cristiana, alla perfezione e alla conoscenza.
il 7 che è il numero della perfezione umana.
9 è il quadrato di 3, rappresenta il cambiamento e l’invenzione.

divina commedia 1 dante

Dante scelse il numero 3 per costruire la sua opera che è infatti formata da 100 canti, suddivisi in 3 cantiche secondo uno schema: 1+33+33+33. Per quanto riguarda la forma metrica il poeta scelse la terzina di endecasillabi a rima incatenata. Dante attraversò 3 differenti regni: Inferno, Purgatorio e Paradiso; nel suo viaggio è accompagnato da 3 diverse guide: Virgilio, Beatrice e infine San Bernardo. L’Inferno è diviso in 9 cerchi; qui Dante incontrò 3 fiere e attraversò 3 fiumi. Anche Lucifero non ha una sola faccia, ma 3. Per accedere al Purgatorio, si devono passare 3 scalini di diverso colore. Il Purgatorio è formato da 7 cornici, ma aggiungendo l’Antipurgatorio e il Paradiso Terrestre si arriva a 9 zone. Infine il Paradiso è composto da 9 cieli e intorno Dio ruotano 9 cori angelici. Anche nella figura divina vi è il numero 3. Dio è descritto come una grande luce di 3 cerchi concentrici aventi 3 colori diversi. La numerologia fu considerata una scienza in tutto il Rinascimento. Pietro Bongo scrisse nel 1583 “Numerorum Mysteria. Opus maximarum rerum doctrina et copia refertum, in quo mirus in primis, idemque perpetuus Arythmeticae Pythagoricae cum Divinae Paginae numeris consensus” una enciclopedia sui misteri e la simbologia dei numeri a partire dall’uno per arrivare al miliardo. Fu con Galileo Galilei che il numero perse il valore “magico” acquistando un valore scientifico. La Matematica è il linguaggio con cui è scritto il libro della Natura. Essendo i numeri equivalenti a lettere dell’alfabeto perdono, come le lettere, il loro significato intrinseco. Non hanno senso in sé ma solo per quello che indicano. Esattamente come le lettere che non hanno significato in sé ma solo nelle parole che formano. E’ un peccato che oggi giorno un interesse “mistico” nei numeri è presente sono in tendenze artistiche “new age”. Sento che così facendo l’Umanità ha perso qualcosa. I numeri hanno un misticismo intrinseco che noi uomini moderni non sappiamo più cogliere.

Leggi anche: Perché dovresti preoccuparti se ti dicono “Ok, Boomer”

Potrebbe interessarti anche