Perché dovresti preoccuparti se ti dicono “Ok, Boomer”

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-11

Forse non è il modo migliore per chiudere una discussione con il vostro capo o con vostro papà ma Ok, Boomer è l’espressione che meglio di ogni altra descrive la sensazione di impotenza di due generazioni e riassume la consapevolezza che non basterà un meme per salvarci

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Da quando la deputata neozelandese Chlöe Swarbrick ha zittito un collega che borbottava durante un suo discorso con “Ok, Boomer” tutti si sono accorti dell’esistenza di questo meme. E hanno iniziato a spiegare che Ok, Boomer è la risposta dei Millennials (i nati tra gli anni 80 e i 90) e della Generazione Z (quelli nati tra la metà degli anni 90 e la fine dei 2000) alle generazioni precedenti. I boomer ovvero i baby boomer, quelli nati durante il grande boom economico dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Che cosa vuol dire Ok, Boomer?

Il Corriere della Sera ha definito Ok, Boomer «la protesta sarcastica della generazione Z». Secondo Know Your Meme (che è un po’ la Wikipedia dei meme) le origini di Ok Boomer risalgono all’aprile del 2018  ma è solo nel 2019 che l’utilizzo del termine ha ottenuto una diffusione planetaria. Il senso per così dire letterale di Ok, Boomer è più o meno riconducibile ad un “taci vecchio” oppure ad un “ok, coglione” ma anche “si va bene, ma perché te ne tiri fuori che è anche colpa tua?“, come sempre ogni meme ha più layer, più livelli e strati di significato. Io preferisco l’ultimo, quello in cui ancora c’è una possibilità per fare-con assieme alle altre generazioni per salvarci tutti assieme.

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La componente generazionale sicuramente è preponderante. C’è la questione dello scontro tra generazioni, la retorica dei “vecchi” che hanno distrutto il Pianeta contro i giovani etichettati come snowflake e poveri illusi social justice warrior dai sentimenti petalosi. Quelli che pensano di salvare il mondo con una laurea in lettere, oppure che pensano che fare la differenziata, bere dalla borraccia o usare una tazza per il caffè invece che il bicchierino usa e getta possa cambiare le sorti dell’ecosistema. Sono quelli che Libero chiama gretini, schiavi del politicamente corretto in un modo che invece assomiglia sempre di più a Mad Max e che richiede un atteggiamento meno svagato e più con i piedi per terra.

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Si capisce che già in questa accezione boomer non ha più solo un riferimento anagrafico-generazionale. Perché boomer è un atteggiamento, uno stato mentale. Diventa l’essenza del cringe, altro concetto memetico, usato per descrivere l’imbarazzo. E non è un imbarazzo a senso unico: non sono solo i boomer anagrafici ad essere imbarazzanti. Ci sono molti “non boomer”, che magari sono Millenials, o che appartengono alla Generazione Z che si comportano da boomer.

Dal bamboccione all’Ok Boomer

Ma perché i Millennials e gli altri ce l’hanno tanto con i Boomer? Torniamo indietro di qualche anno (non tanti, giusto un paio) alle centinaia di articoli su come i Millennial hanno ucciso decine e decine di attività commerciali: dall’industria musicale alla maionese passando i matrimoni tradizionali, la birra, il golf e il tonno in scatola. Presentati come degli ingrati, noiosi, che non fanno sesso e non fanno notizia (così l’Espresso due anni fa) i Millennials e gli appartenenti alla Generation Z sono stati raccontati come coloro che per colpa delle loro stupide pretese stavano mandando a gambe all’aria l’economia mondiale.

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La realtà era un’altra, ed era molto più tragica: sono generazioni che hanno vissuto la quasi totalità della loro maturità all’interno di una prospettiva di crisi economica senza fine, sono più poveri, sono senza prospettive, hanno lavori meno appaganti, vivono nel tempo determinato, nel part time e nel lavoro a chiamata.  Una generazione No Future ben oltre il movimento punk del Settantasette. Tutte cose che succedono anche a nati in altre decadi, senza dubbio, ma non in maniera così diffusa quanto i temuti Millennials. Tutta quella melassa retorica che in Italia abbiamo vissuto con libri sulla generazione degli “sdraiati” da parte di quelli che “hanno fatto il Sessantotto” e il ricorso a termini come “bamboccioni” e “choosy” usati da chi non ha idea di cosa voglia dire sentirsi offrire solo contratti di stage.

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Queste continue lamentele da parte di un’industria che non ha saputo intercettare i gusti (e purtroppo le tasche) dei nuovi consumatori unite agli sfottò di coloro che vedono in chi combatte le ingiustizie sociali dei gretinetti e pensano che battersi (loro dicono frignare) per i diritti civili sia un’inutile perdita di tempo hanno dato la stura al fenomeno dell’Ok, Boomer.

Ok, Boomer ma non è solo uno scontro generazionale

Giornali, scrittori, boomer hanno fatto diventare Millennial sinonimo di un insulto, per bamboccione, riducendo una generazione ad una macchietta ed  uno stereotipo: quello di chi si guarda costantemente il proprio ombelico e che non è in grado nemmeno di farsi il letto da solo.

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Ed è fantastico che proprio quelli che accusavano i Millennials di essere dei frignoni che non sarebbero durati cinque minuti nel mondo in cui loro sono cresciuti (come del resto loro non sarebbero durati trenta secondi in un filatoio inglese dell’Ottocento) ora stiano facendo altrettanto lamentandosi che Ok Boomer sarebbe un insulto “ageista”, ovvero una discriminazione nei confronti di chi è più vecchio solo per il fatto che è più anziano.

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Ma non è così. Come scriveva qualche giorno fa su Twitter  Jules Suzdaltsev Ok, Boomer non ha solo riferimenti anagrafici. In un certo utilizzo di Ok, Boomer (quello della deputata neozelandese ad esempio) non si sta parlando solo di persone nate tra il 1946 e il 1964. Un boomer oggi è anche chiunque – giovane o vecchio che sia – pensi che lo stato attuale delle cose (le discriminazioni, il sessismo, la totale mancanza di una distribuzione equa della ricchezza, la distruzione di interi ecosistemi) non sia profondamente ingiusto ma anzi sia l’unico modo di concepire la società.

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Al punto che qualsiasi movimento, grande o piccolo che sia, che punti a cambiare lo status quo estendo il più possibile i diritti sia un attacco ad un sistema “faticosamente” costruito sulla schiena dei tanti che anche durante il miracoloso e leggendario boom sono rimasti poveri, discriminati o non ce l’hanno fatta. Ci sono boomer ad ogni età. E forse i peggiori non sono gli anziani ma i booticker, i leccapiedi di un sistema dal quale hanno ottenuto solo schiaffi e disprezzo ma che credono che le briciole che gli vengono lasciate siano il riconoscimento dell’importanza del proprio contributo.

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Boomer sono quelli che credono al mantra della meritocrazia e non si rendono conto che è una truffa che manda avanti solo quelli che già hanno i mezzi (economici) per poterlo fare e lascia indietro gli altri convincendoli addirittura di non aver “meritato abbastanza”. Boomer sono quelli che sbavano sulle tastiere riguardo a fantomatici “patentini per votare”. Boomer sono quelli che si eccitano parlando nei gruppi Facebook di come togliere le pensioni ai vecchi senza rendersi conto che lo fanno grazie alla connessione Internet pagata da mammà.

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