Non ci sono medici e infermieri per affrontare Covid-19, ma chi è che ne ha mandati in pensione migliaia con Quota 100?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-10

Medici in pensione richiamati in servizio e specializzandi messi in prima linea nell’emergenza coronavirus non bastano. Il nostro SSN è malato a causa di quei politici che lo hanno spolpato con tagli e chiusure di ospedali e reparti. Il colpo di grazia? Quota 100

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L’epidemia del coronavirus Covid-19 sta mettendo a nudo le fragilità del nostro Paese. Su tutte quelle di qualcosa che siamo abituati a dare per scontato visto che è “gratuito” e pubblico: il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Che non è fatto di strutture ospedaliere, sale operatorie e dei reparti di rianimazione e terapia intensiva di cui tutti parlano in questi giorni (a causa della drammatica carenza di queste ultime).

Perché il SSN deve tornare ad investire sulle persone

Il SSN è fatto in prevalenza di persone: medici, infermieri, tecnici di laboratorio e operatori socio sanitari. Se ventilatori portatili, apparecchiature e anche intere strutture (si pensi agli ospedali da campo) possono essere rimpiazzati in modo piuttosto facile (basta avere i soldi) è invece molto più complesso fare fronte alla mancanza di personale. Perché le persone non possono essere sostituite o comprate, vanno formate, addestrate e preparate. Questo richiede tempo e capacità di programmazione. Nessuno, nemmeno un laureato in medicina con il massimo devi voti, si può improvvisare medico da un giorno all’altro. Soprattutto se si tratta di affrontare un’emergenza sanitaria.

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Scopriamo in questi giorni che mancano migliaia di medici, infermieri e OSS. Matteo Salvini ha chiesto di portare adesso, non a giugno “mille medici e tremila infermieri” in più in Lombardia. Il Presidente della Regione Attilio Fontana nel frattempo ha deciso di richiamare al lavoro medici ed infermieri che sono andati in pensione. Ma non basta: mancano 56mila medici, 50mila infermieri e sono stati soppressi 758 reparti in 5 anni scriveva L’Espresso a fine febbraio spiegando che la mossa di ricorrere ai pensionati è disperata, e inutile.

Quanti medici perde il SSN con Quota 100

La responsabilità della situazione? Della politica dei tagli, operata da tutti i governi che si sono succeduti in questi anni sia a livello nazionale che a livello regionale. Ma c’è un elemento che ha contribuito a dare, per così dire, la spallata al sistema: Quota 100. Il provvedimento fortemente voluto dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle del Conte 1 per cancellare la Fornero ha consentito a parecchi medici e infermieri di andare in pensione. A marzo del 2019 Quotidiano Sanità lanciava l’allarme: con Quota 100 sarebbero potuti uscire dal SSN 40mila operatori sanitari tra medici, infermieri, tecnici e altro personale.

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Fonte: Quotidiano Sanità

Secondo l’ANSA tra il 2019 e il 2021 utilizzando Quota 100 la platea dei medici che potrebbe andare in pensione è di 38 mila camici bianchi su 105 mila. Secondo Anaao Assomed invece ad uscire dal SSN tra il 2019 e il 2021 dovrebbero essere effettivamente 24 mila medici, 8 mila all’anno (metà dei quali grazie a Quota 100). Ci sono poi gli infermieri, secondo le stime di FNOPI a beneficiare di Quota 100 potrebbero essere 22 mila persone su un totale di 280 mila infermieri del Servizio sanitario nazionale (ai quali vanno aggiunti gli undicimila che vanno in pensione “normalmente”). Ma quanti sono davvero andati in pensione con il provvedimento tanto richiesto dalla Lega? In un’intervista di qualche giorno fa a Quotidiano Sanità il presidente dell’ANAAO Carlo Palermo ha dichiarato:

Con ‘Quota 100’ sono stati sprecati miliardi e si è rischiato di affossare il Servizio sanitario nazionale. Questa misura ha interessato una platea enorme di medici attualmente in servizio: ossia i nati dal 1954 al 1959, considerando il triennio 2019-2021. Parliamo di 35.000 camici bianchi. Se tutti avessero accettato di uscire, riesce ad immaginare le possibili ripercussioni sul Ssn? È stata una misura sciagurata. Per fortuna pochi colleghi hanno aderito a questa possibilità. Ma anche solo 600-800 colleghi all’anno che accettano questa uscita, in una condizione generale di depauperamento importante a livello di personale, producono ripercussioni non indifferenti sulla tenuta generale del sistema. Se avessero usato gli stessi fondi per rinforzare il Ssn avrebbero di certo fatto un qualcosa di socialmente più utile.

E il SSN non gode certo di buona salute: «ad oggi mancano circa 46.000 operatori. Di questi, 8.000 sono medici. Solo questo ha un valore economico di circa 2,5 miliardi di euro in termini di risorse risparmiate dalle Regioni». Insomma, avere pochi medici e operatori si traduce in un gran bel risparmio per i bilanci regionali (inutile dire che questo si faccia sentire soprattutto nelle regioni del Sud, più in difficoltà sul quel versante). Ma non serve certo ricordare che l’anno scorso Giancarlo Giorgetti, il numero due della Lega, diceva che non era poi un problema la prevista mancanza di 45mila medici di base. I medici in pensione richiamati in servizio però non bastano. Dice Palermo: «è curioso che vengano richiamati in servizio degli over 65, magari polipatologici, che potrebbero essere i primi a rischiare in termini di conseguenze gravi per il possibile contagio». Cosa serve? Avere il coraggio di spendere più soldi per la Sanità.

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