Economia

Il no alla TAV costa due miliardi

neXtQuotidiano 30/07/2018

In caso di stop, Bruxelles potrebbe chiedere indietro i soldi già stanziati e utilizzati per realizzare un manufatto inutile. In tutto tra risarcimenti, restituzioni e messa in sicurezza, il costo dello stop supererebbe ampiamente i 2 miliardi

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Due miliardi per dire no alla TAV. Uno scenario che prevede un lungo contenzioso legale con il pagamento per risarcire stati e imprese è quello che si prepara nel caso in cui il governo Conte decida di chiudere con l’Alta Velocità ferroviaria Torino-Lione. Non una penale perché non ci sono penali nel contratto,  ma il costo di ciò che è già stato realizzato è di 1,7 miliardi di euro. Spiega oggi Repubblica:

Il 75 per cento è stato speso da Unione Europea e Francia sulla base di trattati internazionali firmati anche dall’Italia. Se il ministro dei trasporti Toninelli decidesse di chiudere tutto, dovrebbe restituire a Bruxelles e Parigi qualcosa come 1,3 miliardi di euro. Non solo. L’Italia dovrebbe pagare le opere di messa in sicurezza delle gallerie già scavate: in tutto 24 chilometri, compresi i 7 della galleria geognostica scavati sul versante italiano. Quei 7 chilometri già fatti sono poco più della metà di ciò che si scaverà sul versante italiano per il tunnel di base: 12 chilometri.

La stessa lunghezza del tunnel autostradale scavato in questi anni al Frejus senza opposizione da parte dei No Tav. Se le opere di messa in sicurezza sono valutate, nella più benevola delle ipotesi, intorno ai 300 milioni, è del tutto imprevedibile l’ammontare delle penali, queste sì chiamate correttamente, che le società appaltatrici chiederanno al tribunale di Grenoble, competente per il contenzioso sulla tratta internazionale. Penali che dovranno calcolare non solo i mancati introiti per appalti già vinti ma anche i risarcimenti per il danno economico subito per aver scelto di partecipare a quell’appalto e non ad altri.

2 miliardi

Due miliardi per il no alla TAV (La Repubblica, 30 luglio 2018)

Infine l’Unione Europea potrebbe applicare la clausola dell’articolo 12 del regolamento del Cef, il sistema di finanziamento dei collegamenti continentali. Dice la norma che «la Commissione può chiedere il rimborso totale o parziale dell’assistenza finanziaria concessa se, entro due anni dalla data di completamento stabilita nelle condizioni di assegnazione dell’assistenza finanziaria, la realizzazione dell’azione che ne beneficia non è stata terminata».

Dunque, in caso di stop, Bruxelles potrebbe chiedere indietro i soldi già stanziati e utilizzati per realizzare un manufatto inutile. In tutto tra risarcimenti, restituzioni e messa in sicurezza, il costo dello stop supererebbe ampiamente i 2 miliardi. Avvicinandosi ai 3 che servono all’Italia per concludere l’opera.

Leggi sull’argomento: M5S, il piano da 800 milioni per dire no alla TAV

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