La Cosa Nera di Matteo Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-11-05

Un nuovo centrodestra senza Berlusconi. Con il leader leghista a guidare ex fascisti e neofascisti. Contro l’Europa e gli immigrati. Pronto a sfidare Renzi sul piano inclinato del populismo. Ma con un’incognita. Che viene dal Carroccio

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Una Cosa Nero-Verde, più nera che verde. Bagnata dalla fortuna nei sondaggi, e con un leader in grado di sfidare Matteo Renzi sul piano del giovanilismo e del populismo. E di togliere a Beppe Grillo tanti voti da ridimensionare il MoVimento 5 Stelle. Gli obiettivi di Matteo Salvini per un nuovo centrodestra senza Silvio Berlusconi (ma evidentemente con Forza Italia o quel che ne resterà) sono chiari, e Simone Di Stefano di Casapound li ha ripetuti ieri a Piazza Pulita: un’alleanza in funzione anti-euro ed anti-immigrati, ufficialmente benedetta anche dai sondaggi che vedono la popolarità del leader in ascesa e superiore a quella di Grillo.

Il sondaggio di Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera del 2 novembre 2014
Il sondaggio di Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera del 2 novembre 2014

LA COSA NERA DI MATTEO SALVINI
Impossibile non notare le somiglianze con il progetto di Front National di Marine Le Pen, impossibile anche pensare che Berlusconi avrebbe mollato senza lottare. Carmelo Lopapa fa notare che il percorso di Salvini non sarà agevole:

Il «nuovo soggetto politico» al quale Salvini pensa è un’aggregazione “nero-verde” nella quale conta di coinvolgere, soprattutto nel Mezzogiorno,tanto Fratelli d’Italia quanto Casa Pound. In nome del No Euro e della campagna anti immigrati che già li aveva visti sfilare nelle stesse piazze il 18 ottobre. Ma proprio gli ex An di Fdiin queste ore osservano con parecchio scetticismo l’accelerazione di “Matteo”. «Il centrodestra dovrebbe evitare di rendere la sua scalata alla leadership del centrodestra così semplice» si inalbera Ignazio La Russa prendendosela, senza citarlo, proprio con Berlusconi. Intorno al loro capo i forzisti hanno eretto in poche ore un cordone sanitario. Già a mezzogiorno l’ex Cavaliere detta alla portavoce Bergamini la replica stizzita («Non esiste un centrodestra senza Berlusconi»),poi è “il Mattinale” di Brunetta a scrivere che «Salvini non può fare l’asso pigliatutto», a seguire un coro, da Romani(«Non si prescinde da Berlusconi») alla Gelmini («La leadership si conquista») a tanti altri. L’appello finale ai suoi ex compagni di partito è di Angelino Alfano, ormai acerrimo avversario di Salvini: «Mollatelo al suo destino, quello di reggimoccolo di Marine Le Pen».

Ma tutti i numeri sembrano essere dalla sua parte. Il 31 ottobre anche “Ixé” per Agorà attestava Salvini al secondo posto (20 per cento) per gradimento, dopo Renzi, e ben prima di Grillo e dello stesso Berlusconi. Soprattutto: la fiducia personale nei confronti di Salvini supera, e di molto, gli effettivi consensi attuali della Lega Nord sul territorio. Una popolarità superiore già sperimentata da Gianfranco Fini all’epoca di Alleanza Nazionale. «La Lega ha davanti a sé un grande avvenire», ha detto di recente la Le Pen a Maria Latella. Lui andrà al congresso del Front National a novembre, gradito ospite. C’è un vuoto a destra che Salvini può riempire, pronosticava qualche giorno fa il Corriere della Sera. E d’altro canto un’alleanza elettorale o in coalizione potrebbe anche permettere alla fine di tirare in barca Forza Italia mantenendo l’alleanza con Casapound. D’altro canto il cambio di politica del MoVimento 5 Stelle non poteva che essere spiegato così: il Movimento 5 Stelle si sente in competizione con la Lega. Di più: è proprio la Lega guidata da Salvini ad essere stata puntata da Grillo e i suoi per spiegare l’emorragia di voti dei grillini alle Europee e l’attuale calo dei consensi: i grillini pensano che il Carroccio stia rubando (o per meglio dire riconquistando) i voti dei leghisti che erano finiti al Movimento dopo gli scandali che avevano trascinato in tribunali Umberto Bossi e il suo Cerchio Magico. E così via alla campagna per il referendum sull’euro, anche se sarà vana viste le premesse, e via alla linea dura su immigrati clandestini che portano le epidemie, come da post del blog di Grillo che ha scatenato le proteste dei grillini.
 
COME INVENTARSI UNA LEGA DEL SUD

La resistibile ascesa di Matteo Salvini su Internet da qualche tempo ha imposto un cambio di strategia e un nuovo tassello: il gruppo “ufficiale” su Facebook la cui presentazione si conclude proprio con lo slogan calcistico preferito dal Caro Leader della Lega Nord (dopo la sua visita in Corea, appellarlo così pare il minimo). Una strategia con un obiettivo ben definito: crescere nella rete per fare concorrenza a chi dalla rete trae la maggiore popolarità, ovvero quel Beppe Grillo che ha ereditato tanti voti dalla Lega Ladrona travolta dagli scandali di Belsito e Bossi. E allora ecco il perché della nuova scelta, che punta a rinsaldare il potere personale di Salvini dopo i non entusiasmanti risultati delle elezioni, dove la Lega pensava di sfondare: penetrazione al Sud – grazie alla battaglia No euro e per i prodotti locali – e presidio di internet. E infatti non a caso il bersaglio polemico degli utenti del gruppo è spesso Grillo:
matteo salvini leader
Insieme alle polemiche contro Bruxelles, stavolta condite dall’accento sul Sud:
matteo salvini leader 1
 
Chi può fermarlo? Sembra strano, ma gli oppositori più validi di Salvini nel deserto del centrodestra italiano sono gli stessi leghisti. Umberto Bossi ha dato il suo altolà agli accordi con i fascisti, ma il Senatùr, tra processi e figuracce, conta sempre meno. Maroni, Zaia e Tosi, invece, sono gli amministratori leghisti di maggiore successo e popolarità, e hanno ciascuno il suo motivo per non farsi fagocitare da Salvini. Oggi Tosi a Repubblica diceva, a proposito dei progettoni del suo segretario: ««Nella Lega sono stato il primo a dire che la secessione non si poteva fare, che ci voleva un progetto di respiro nazionale che allargasse il centrodestra. Mi fa piacere che oggi si percorra quella strada. Poi, certo, ci sono i contenuti, e su questo ho le mie opinioni, diverse da quelle del segretario federale. A cominciare dalla parola d’ordine dell’uscita dell’euro: è impossibile». Se la partita si gioca, Tosi è in campo.

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