Fact checking
Il mistero buffo del candidato di centrodestra in Regione Lazio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-01-24
Da giorni Meloni & Co. dicono che il nome è questione di ore. Ma ieri circolava soltanto l’ipotesi Parisi, dato già per perdente. Intanto Pirozzi svela che gli hanno offerto poltrone da parlamentare sia a destra che a sinistra
Sono passati sei giorni da quando il centrodestra ha annunciato che il nome del suo candidato per la Regione Lazio era questione di ore. L’ultima boutade è il nome circolato con insistenza ieri di Stefano Parisi: d’altro canto, pareva mossa di grande acume tattico candidare a presidente della Regione Lazio chi aveva perso la corsa come sindaco di Milano.
Sergio Pirozzi e il candidato del centrodestra in Regione Lazio
Il nome di Parisi sembrava fatto apposta per avere qualcuno da candidare senza molte speranze di vincere, e per questo era stato scelto un profilo molto lontano da quello di Sergio Pirozzi, candidato concorrente ad accalappiare molti dei voti del centrodestra. Quelli che erano circolati in precedenza – Gasparri e Rampelli – sembravano invece voler portare la guerra al sindaco di Amatrice sul suo stesso campo.
Proprio oggi Pirozzi ha voluto svelare alcuni gustosi retroscena riguardo la sua candidatura: “Dieci giorni fa ho incontrato Antonio Tajani, mi ha proposto prima se volevo fare il vice presidente poi se volevo fare il parlamentare, ma ho risposto di no. Mi è stato offerto anche un eventuale posto di governo, ma lì devi prima vincere le elezioni ed in quei casi si sa che spesso quello che prima era bianco diventa nero. Se fossi voluto andare in Parlamento avrei accettato la proposta arrivata 4 mesi fa. Ringrazio anche Renzi per la proposta di fare il parlamentare, ma penso sarebbe stato come strumentalizzare la popolarità di una persona per cercare voti“.
La barzelletta del candidato di centrodestra nella Regione Lazio
Poi Pirozzi ha aggiunto: “Se sono degno di fare il sottosegretario alla ricostruzione perché non posso fare il presidente di Regione? Qualcuno dice perché non sarei controllabile ma mi spieghino cosa vuol dire”. E ancora: “Prima sono stato tacciato di essere un uomo di estrema destra, poi sono diventato quello che faceva vincere Zingaretti, quindi sono passato ad essere il fascista, poi a non essere più di destra. Poi sono arrivati quelli che mi hanno detto che mi dovevo ritirare, ho ricevuto delle minacce e a breve andremo a individuare chi le ha fatte. Questo e’ scaturito da un profondo clima di odio che non porta da nessuna parte”. Le minacce che Pirozzi ha ricevuto non sembrano molto serie.
Il problema politico che pone l’ex allenatore dell’Urbetevere invece lo è, e per questo ha dato tempo fino a venerdì per gli apparentamenti (“Il 26 gennaio alle 15”), ben sapendo che un candidato debole di centrodestra lo avvantaggia in una corsa che però appare segnata a favore di Nicola Zingaretti, con Roberta Lombardi in rampa di lancio. E però perché il centrodestra, disunito sulla scelta del candidato, appare unito nella decisione di non volere Pirozzi? Lo stesso sindaco di Amatrice tempo fa disse – in un colloquio “intercettato” dal Messaggero – che sul suo nome c’era il veto di Giorgia Meloni, mentre sempre sui giornali si parlava confusamente di problemi legati a “chi si porta dietro”, senza fare riferimenti precisi.