Il vero e il falso nella riforma del MES

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-30

Il fondo salvataggi Mes — il cui segretario generale è il perugino Nicola Giammarioli —è un ente dei governi dell’euro nel quale l’Italia ha una quota del 17,7% (pari al peso economico del Paese nell’area) che corrisponde in proporzione a un capitale versato di 14,3 miliardi su un totale di 80,5

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Mentre Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni danno spettacolo sul Meccanismo Europeo di Stabilità il Corriere pubblica una serie di domande e risposte sull’ESM:

Cos’è il Mes?
Il fondo salvataggi Mes — il cui segretario generale è il perugino Nicola Giammarioli —è un ente dei governi dell’euro nel quale l’Italia ha una quota del 17,7% (pari al peso economico del Paese nell’area) che corrisponde in proporzione a un capitale versato di 14,3 miliardi su un totale di 80,5. II compito del Mes è prestare agli Stati in dissesto che non riescono più a finanziarsi sul mercato, o altri Paesi dai conti sani eppure in difficoltà. L’Italia non dà al Mes 125 miliardi, come si è detto. In realtà l’ente può emettere bond per raccogliere sul mercato risorse garantite pro-quota dagli Stati fino a 705 miliardi. L’Italia garantirebbe dunque per 125. Non è questa però la somma a rischio e il Mes non ha mai subito perdite (anche se i rimborsi di Atene sono rinviati).

Accordo «di nascosto»?
La riforma del Mes è stata trattata in negoziati fra governi, che non sono mai pubblici. Tuttavia, i termini esatti della questione lo erano da un anno. Dal 4 dicembre 2018 sul sito del Consiglio Ue si trova un documento che illustra in dettaglio ciò che poi sarebbe stato concordato sei mesi dopo. Tutto trasparente, per chi voleva informarsi.

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Il MES: gli stati partecipanti (Corriere della Sera, 30 novembre 2019)

«Mancato rispetto del Parlamento»?
II 19 giugno scorso il premier Giuseppe Conte alla Camera spiega la bozza di accordo sul Mes in agenda al vertice Ue del giorno dopo. Poco dopo la maggioranza di-M5S e Lega approva la risoluzione 600076, che vincola il governo a rifiutare accordi sul Mes «che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti ed automatici». Automatismi nell’imporre default ai Paesi che chiedano un prestito dal fondo salva-Stati (Mes) erano stati proposti da Germania, Olanda e altri, ma l’idea non è passata. La Camera chiede a Conte anche di rifiutare intese che «minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale». Ma neanche questo rischio c’è. Il premier a Bruxelles rispetta dunque in pieno il mandato della Camera. Comunque nel 2020 il parlamento dovrà di nuovo pronunciarsi per la ratifica.

Perché il Mes cambia?
La riforma serve in primis per permettere al Mes dal 2024 di prestare a un «Fondo unico di risoluzione», costituito dalle banche europee per finanziare l’operatività degli istituti che falliscono. Se i 60 miliardi del Fondo di risoluzione non bastano, il Mes può fornire altre risorse. Eviterebbe così di dover prestare attraverso gli Stati nei quali si trovano le banche fallite e di aumentarne il debito pubblico. È un passo dell’unione bancaria che può servire (anche) all’Italia. Non è scontato che queste risorse vadano alle banche tedesche, perché finora la Germania ha sempre gestito i propri dissesti da sola.

Leggi anche: La figuraccia di Lucia Borgonzoni sul MES

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