Opinioni
In memoria di Marco Demmini
Alessandro D'Amato 25/09/2017
«È stato il terremoto a cambiare tutto. Nulla è più come prima quando sei sicuro di morire»: una delle cose di cui amava di più parlare Marco Demmini era il terremoto del 2012 e di come gli avesse cambiato la vita. Non per l’Audio Research che gli aveva lasciato suo padre distrutto per sempre, ma […]
«È stato il terremoto a cambiare tutto. Nulla è più come prima quando sei sicuro di morire»: una delle cose di cui amava di più parlare Marco Demmini era il terremoto del 2012 e di come gli avesse cambiato la vita. Non per l’Audio Research che gli aveva lasciato suo padre distrutto per sempre, ma di come essere sopravvissuto avesse cambiato il suo modo di rapportarsi alla vita. «Io ero sicuro di morire. La casa era un tappeto volante. Ma il terremoto ti cambia in meglio. Impossibile superarla, è una cosa che purtroppo e per fortuna ti segna e cambia inevitabilmente il punto di vista, secondo me in maniera positiva; prima quando qualcosa non andava, qualsiasi cosa – dal lavoro a un rapporto personale – me la prendevo, reagivo con aggressività, bestemmiavo; se qualcuno mi offendeva me la prendevo, se qualcosa andava storto (anche una cosa piccola) mi incazzavo. Ora prendo tutto in un altro modo. Capisci come ti cambia un terremoto?».
Marco Demmini, che nella vita reale si chiamava in un’altra maniera (il cognome del nick viene da D-E-M: Deus ex Machina) e di mestiere faceva l’informatico, non il filosofo, amava parlare e sapeva discutere di tanti argomenti che non ti saresti mai aspettato: l’audiofilia, la cucina, il cinema, i suoi amatissimi grillini. Io l’ho conosciuto qualche anno fa, ma è stato un cittadino della rete da quando era semideserta e si scriveva su Usenet: lui scriveva robe come questa.
Chiamava tutti gli amici zio e zia, Marco Demmini. Laureato in giurisprudenza “con il vecchio ordinamento”, in memoria di questo – visto che nella vita poi aveva fatto altro – usava sempre una parola che da quando ho saputo della sua morte non riesco più a ricordare (l’ho ricordata: «per mero tuziorismo»). Aveva promesso di scrivere qui un articolo su Movimento 5 Stelle Italia, la pagina facebook con cui aveva trollato l’internet anche – ma non solo – grillina per qualche tempo: «Ho salvato le vignette, le reazioni, ore e ore di lavoro, qui servirebbe un libro, non un articolo, dovremo pubblicarlo a puntate: “Diario di un troll”». Non ha fatto in tempo. «Una volta ti citai pure. Misi una tua foto a tradimento. Da bastardo».
Non è mica l’unica. Icaro Giusti ha ricordato un’altra sua impresa, la guerra per il boicottaggio di Andrea Scanzi al premio dell’Aretino dell’anno, anche se per mesi Marco è stato convinto che dall’altra parte a combattere ci fosse l’illustre personaggio, e si sbagliava. E come dimenticare il suo obiettivo preferito degli ultimi tempi, il Club Luigi Di Maio?
La sua bacheca Facebook è piena di ricordi di suoi amici, tutti strazianti perché lui era uno che sapeva farsi amare tanto quanto farsi odiare. Passava le ricette in chat e ti invitava a pranzo da lui. Consigliava a tutti di passare come lui alla sigaretta elettronica. Era uno dei pochi con cui potevi passare la serata a parlare di Atom Earth Mother. Aveva dato una mano anche a neXt Quotidiano. I suoi articoli rimarranno qui in suo ricordo. Per questo da oggi questo sito andrà avanti anche in sua memoria. Anche se sarà difficile farcela senza di lui, non basterà un terremoto per cambiarci.