L’ideona del PD: usare Massimo Troisi come feticcio su Facebook invece di dire qualcosa di sinistra

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-04

Oggi il PD ha voluto ricordare la morte del grande attore con una citazione melensa e una “card” dove il simbolo del partito è stato accostato all’immagine di Troisi. Molti si sono indignati e hanno criticato la scelta comunicativa. Ma non è che era proprio quello a cui puntavano i social media manager del Partito Democratico?

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Oggi il Partito Democratico ha pubblicato  – rimosso e poi ricaricato – una scheda con una citazione di Massimo Troisi. Oggi ricorre infatti l’anniversario della morte dell’attore partenopeo, morto a Roma il 4 giugno del 1994. «Potrai avere tutte le ricchezze materiali di questo mondo – si legge nella citazione – ma se non hai amore nel cuore resterai sempre povero». Non è chiaro perché il PD abbia rimosso e riproposto la scheda su Facebook, lasciandola uguale, forse i commenti critici erano diventati troppi?

Perché il PD non fa il partito di sinistra?

Nessuno qui vuole dire che il PD non ha diritto di ricordare «un grande che ci ha lasciato troppo presto». Quello che si contesta è il fatto che all’immagine di Troisi venga appiccicato sopra il simbolo del Partito Democratico. Un partito che non risulta Troisi abbia mai sostenuto, per il semplice motivo che è nato qualcosa come quattordici anni dopo la sua morte. Insomma se l’idea di ricordare un grande del cinema italiano è giusta e condivisibile non lo è quella di appropriarsi politicamente dell’immagine di Troisi.

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Una scelta di cattivo gusto, hanno scritto in molti sul primo post (quello rimosso) facendo notare come il PD non abbia il diritto di usare l’immagine di Troisi per fare propaganda politica. E non è la prima volta che i Dem usano Troisi per la loro comunicazione. Il 19 febbraio scorso (nella ricorrenza della nascita dell’attore) il PD di Napoli aveva condiviso una card con tanto di logo del partito con un’altra citazione, questa volta dal film Il Postino.

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Ma al di là dell’opportunità di “appropriarsi” dell’immagine di Troisi (che non appartiene a questo o a quel partito politico ma a tutti) qualcuno si potrebbe interrogare sul senso del post. Se l’intento era solo quello di ricordare la ricorrenza della morte dell’attore non c’era il bisogno di metterci il simbolo del partito. E allora a cosa serve il post?

La strategia di comunicazione dei politici a caccia di “reazioni”

Certo, c’è l’affetto per Troisi, e la citazione vagamente (molto vagamente) può suonare “di sinistra”. Ma se il PD volesse davvero dire qualcosa “di sinistra” ha tutti gli strumenti per farlo senza dover ricorrere alle parole altrui. C’è un Segretario (Nicola Zingaretti) e ci sono deputati e senatori che possono – letteralmente in ogni momento visto che nessuno glielo vieta – parlare al proprio elettorato dicendo cose “di sinistra”. Il post su Troisi invece finisce per essere un classico esempio di buongiornismo da cinquantenni su Facebook. Davvero è questo quello sui cui sta puntando la comuncazione dei Dem?

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Una commentatrice tra i tanti che hanno criticato la scelta del PD però ci ha visto giusto. Tant’è che il social media manager della pagina le ha risposto pubblicamente. L’utente dopo aver fatto notare che Troisi non aveva alcuna tessera politica non è il caso di raggiungere “gli stessi beceri livelli di propaganda della Lega. Muovetevi e costruite un’alternativa. Salvini è già al lavoro”. Il PD risponde che “stiamo solo ricordando un grande artista, nulla di più”. Ma se decine di persone hanno ricevuto un messaggio diverso da quello che era nelle intenzioni dell’autore della comunicazione la realtà è che quella comunicazione era sbagliata.

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Sbagliata rispetto al target: cioè gli elettori del PD. Perché quella card ricorda molto i vari post con ovetti e frasi ad effetto di Salvini. Anzi, quella citazione sarebbe potuta essere pubblicata sulla pagina di Salvini o su quella del MoVimento 5 Stelle. In effetti qual è il valore aggiunto del Partito Democratico che pubblica un post del genere? Semplice omaggio ad un grande artista oppure c’è dell’altro? Inutile negare il fatto che la comunicazione su Facebook funzioni su più livelli. Il primo è quello di dire le cose “giuste”, vale a dire quello che un elettore si aspetta. Il secondo è quello di dire cose che provocano una reazione.

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Qualche giorno fa l’Espresso parlava del caso del post del senatore Pillon su Vittorio Zucconi spiegando che l‘obiettivo di tutto quel macabro spettacolino era aumentare le reazioni e le interazioni degli utenti con la pagina del senatore leghista. Insomma: bene o male purché se ne parli, perché parlandone e interagendoci la pagina cresce ed ha maggiori possibilità di raggiungere nuovo pubblico (e nuovi elettori). Ma se è vero che questa strategia paga è anche vero che così si finisce per produrre contenuti vuoti o estremizzanti (sono quelli che maggiormente si prestano a questo giochino). Il che però costituisce la negazione dell’azione e del discorso politico. Davvero il PD sta pensando di ripartire usando questa tattica? Non sarebbe meglio puntare su argomenti che davvero possano aiutare a capire cosa vuole fare da grande? Allargando il discorso: la politica italiana è fatta di annunci ad effetto, post melensi e uscite demenziali (come quelle della Meloni su zucchine e Leonardo da Vinci genio italico). Che fine ha fatto la Politica?

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