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Le mascherine-pannolino pagate 8 milioni da Regione Lombardia non sono mai state distribuite

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-14

La Guardia di finanza che sta lavorando al fascicolo aperto a maggio dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio ha scoperto che il novanta per cento di tutte quelle mascherine di tessuto non tessuto (tnt) sono rimaste negli scatoloni e praticamente nessuno ha deciso di utilizzarle perché troppo scomode da indossare

Vi ricordate le mascherine pannolino di Regione Lombardia? Nel pieno dell’emergenza ne erano stati acquistati 18 milioni di pezzi, pagati dalla Regione la bellezza di 8 milioni di euro. Soldi dei lombardi, come ci tengono spesso a sottolineare da quelle parti. Ma alla fine il 90% delle Fippi “made in Lombardia” sono rimaste negli scatoloni, perché praticamente nessuno ha deciso di utilizzarle in quanto «troppo scomode da indossare».

Le mascherine-pannoline pagate 8 milioni da Regione Lombardia non sono mai state distribuite

Le mascherine-pannolino di Regione Lombardia erano state oggetto di un esposto dei Cobas che aveva portato all’apertura di un’inchiesta per frode. La Guardia di finanza che sta lavorando al fascicolo aperto a maggio dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio ha scoperto che il novanta per cento di tutte quelle mascherine di tessuto non tessuto (tnt) sono rimaste negli scatoloni e praticamente nessuno ha deciso di utilizzarle perché troppo scomode da indossare. Spiega oggi Repubblica Milano:

La Regione aveva acquistato in totale 18 milioni di pezzi pagandoli 8 milioni di euro (45 centesimi ciascuna), nell’ambito di una delle molte operazioni di approvvigionamento gestite da Aria, la centrale acquisti del Pirellone. Durante i mesi più duri dell’emergenza sembravano essere una valida soluzione, al punto che era stato interpellato anche il Politecnico affinché valutasse la qualità delle mascherine-pannolino: ne era nato un braccio di ferro tra Regione e Istituto superiore della sanità — una delle molte tensioni sorte in quel periodo — sulla tempistica per avere le autorizzazioni, visto che l’ateneo ne aveva certificato la qualità e mancava solo un ultimo step da Roma. Il lungo iter per l’approvazione infatti prevedeva due passaggi diversi: prima i test fatti dal Politecnico che valutavano l’effettiva efficacia protettiva del tessuto, poi un secondo controllo per la certificazione. Dopo l’agognato via libera dell’Iss che autorizzava la distribuzione — arrivata solo il 4 aprile, dopo diversi giorni di pressanti richieste — le mascherine-pannolino sono rimaste però praticamente inutilizzate.

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Tra le strutture che avevano ricevuto gli scatoloni senza quasi utilizzare le mascherine, anche l’Ospedale di Busto Arsizio e il Niguarda. Dalla vicenda, al contrario di quanto ipotizzato nell’esposto, non sembrano per ora emergere rilievi di carattere penale. Ma la Corte dei Conti potrebbe essere al più presto interessata alla questione.

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