L’inchiesta per frode per le mascherine pannolino della Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-18

I dispositivi si sono rivelati non idonei, poiché il tessuto lascia facilmente passare il respiro, e dunque non protegge dal contagio da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. I sanitari si rifiutano di utilizzarle e solo pochi pezzi sono tenuti nelle portinerie e dati al pubblico

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È frode nelle forniture pubbliche il reato per cui è stato aperto un fascicolo dalla procura di Milano, relativamente alle mascherine prodotte dall’azienda rhodense Fippi, realizzate con materiale per pannolini. Titolari dell’inchiesta sono i pm Mauro Clerici e Giordano Baggio.

L’inchiesta per frode per le mascherine pannolino della Lombardia

L’indagine prende le mosse da un esposto dei Cobas di Milano, assistiti dal legale Vincenzo Barbarisi: secondo chi ha raccolto il materiale, la Regione Lombardia avrebbe commissionato all’azienda 5 milioni di pezzi, per poi andare a regime con 900mila a settimana. Tuttavia i dispositivi si sono rivelati non idonei, poiché il tessuto lascia facilmente passare il respiro, e dunque non protegge dal contagio da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Lo hanno dimostrato in un video dagli stessi Cobas: soffiando si riusciva a spegnere la fiamma di un accendino.

Per questo motivo le forniture sono rimaste inutilizzate in molti ospedali milanesi, accatastate nei magazzini. I sanitari si rifiutano di utilizzarle e solo pochi pezzi sono tenuti nelle portinerie – denunciano – e dati al pubblico, nel caso estremo in cui qualche avventore ne sia sprovvisto. In un documento raccolto dall’avvocato l’Istituto Superiore di Sanità aveva dato il via libera alla Regione Lombardia per l’appalto all’azienda di Rho (Milano), mettendo nero su bianco “l’assunzione unilaterale di responsabilità” da parte della stessa azienda riguardo all’efficacia delle mascherine stesse.

Leggi anche: Come le mascherine pannolino della Regione Lombardia mettono in pericolo gli operatori sanitari

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