Marco Travaglio contro Fioramonti dimissionario e in fuga

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-27

“Diamo una notizia a Lorenzo nel paese delle meraviglie: la Casaleggio e Rousseau c’erano e contavano anche prima che arrivasse lui. E gliene diamo pure un’altra: anche lui, due anni fa, firmò l’impegno a devolvere parte dello stipendio a Rousseau e, in caso di uscita dal M5S, a dimettersi da parlamentare e a pagare una multa di 100 mila euro”

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Marco Travaglio interrompe la tregua natalizia per massacrare oggi Lorenzo Fioramonti, scopertosi perplesso nei confronti del M5S e dimissionario dal governo come al solito con qualche anno di ritardo rispetto a quando le cose accadevano:

Diamo una notizia a Lorenzo nel paese delle meraviglie: la Casaleggio e Rousseau c’erano e contavano anche prima che arrivasse lui. E gliene diamo pure un’altra: anche lui, due anni fa, firmò l’impegno a devolvere parte dello stipendio a Rousseau e, in caso di uscita dal M5S, a dimettersi da parlamentare e a pagare una multa di 100 mila euro. Invece risulta avere 70 mila euro di versamenti arretrati e non pare affatto intenzionato a lasciare il seggio e a pagare la multa. Il che indebolisce un tantino la sua sbandierata coerenza. E pure le sue meritorie critiche alla linea Di Maio e all’alleanza con Salvini che ha “snaturato” il M5S.

Anche perché – terza notizia – nel governo M5S-Lega il viceministro dell’Istruzione, Università e Ricerca era un certo Lorenzo Fioramonti. Che si guardò bene dal dimettersi, anche se l’anno scorso per il suo settore i 3 miliardi non c’erano, e neppure i 2 di quest’anno. Già: l’acerrim o nemico del governo gialloverde s’è dimesso dal governo giallorosa. Forse non ha capito la differenza fra coerenza e ottusità. Un ministro coerente non è quello che lancia ultimatum agli altri fra un viaggio aereo e l’altro, poi atterra a Roma, va al ministero e sbatte la porta: è quello che indica i propri obiettivi e poi fa gioco di squadra per ottenerli, con la necessaria gradualità e gli inevitabili compromessi. A chiedere 3 miliardi sull’unghia per far bella figura son buoni tutti: poi però bisogna spiegare come reperirli e costruire su quel metodo il consenso nella maggioranza.

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La tassa sullo zucchero (Corriere della Sera, 23 dicembre 2019)

Infatti Fioramonti chiedeva le giuste tasse di scopo, Sugar Tax e Plastic Tax, che ha contribuito a sputtanare con le gaffe sulle merendine: purtroppo non c’erano i voti per approvarle tutte e subito, anche per via delle proteste dei produttori emiliano-romagnoli, che non si è voluto regalare a Salvini alla vigilia delle Regionali. Un ministro serio e responsabile oltreché competente (e Fioramonti purtroppo s’è rivelato solo la terza cosa, non la prima e la seconda) avrebbe atteso qualche altro mese, per mettere alla prova Conte che non fa che elogiare, dandogli il tempo di mantenere (o tradire) le promesse sui nuovi fondi.

E solo dopo avrebbe deciso se restare o no. Quattro mesi sono pochi per giudicare un governo: quattro mesi comunque tutt’altro che sprecati, vista la legge di Bilancio che non accresce le imposte, anzi scongiura l’aumento Iva, taglia le tasse ai lavoratori, avvia la lotta all’evasione, trova le prime risorse importanti per la scuola e inizia a prosciugare lo stagno della propaganda salvinista. Purtroppo Lorenzo il Munifico ha confuso il coraggio con la vanità. E ha preferito passare dalla ragione al torto per tutelare se stesso. Ma era lì per salvare l’istruzione, non la faccia.

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