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Sergio Berlato: cosa c’è dietro il consigliere FdI e le offese alle animaliste
Alessandro D'Amato 27/12/2019
Ieri è scoppiato il caso della vignetta e degli insulti alle animaliste. Ma la storia parte dai soldi dell’Associazione Cacciatori del Veneto a Fratelli d’Italia
Sergio Berlato di Fratelli d’Italia, consigliere regionale in Veneto e futuro europarlamentare (entrerà in carica dopo la fuoriuscita della Gran Bretagna per la Brexit), ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una vignetta dedicata “a tutte le signorine animaliste e vegane” che lo hanno criticato per il fatto di essere un “appassionato cacciatore”. Berlato è stato eletto a luglio scorso presidente dell’Associazione dei cacciatori veneti. A settembre il consigliere regionale veneto di Fratelli d’Italia Sergio Berlato è stato eletto Presidente nazionale di CONFAVI.
Sergio Berlato: il consigliere FdI e le offese alle animaliste
Berlato ha pubblicato questo post con una “vignetta” dedicata “a tutte le signorine animaliste e vegane che in questi giorni mi hanno fatto dono dei loro insulti e delle loro minacce, solo per il fatto che sono un appassionato Cacciatore”, con tanto di faccine a chiudere il post. Poi, dopo che si è scatenato il bailamme, ha pubblicato un altro post per darsi ragione e fare la vittima:
Reiterati sono stati gli inaccettabili insulti e le pesanti minacce, anche di morte, a cui sono stato sottoposto, assieme alla mia famiglia, da parte di sedicenti animalisti che mi hanno pesantemente aggredito sui social per il solo fatto di essere un appassionato cacciatore.
Anziché denunciare alle autorità competenti gli autori e le autrici di questi misfatti per diffamazione aggravata e minacce, ho preferito ridicolizzarli attraverso la pubblicazione di una vignetta, non di mia produzione ma reperita e reperibile sul web, rivolgendomi non a tutte le animaliste che rispetto pur avendo convinzioni molto diverse dalle loro, ma solo a quelle che hanno ritenuto di farmi gratuitamente e reiteratamente dono dei loro inaccettabili insulti e delle loro gravi minacce, anche di morte.
Dal momento che sia io che la mia famiglia siamo stati resi oggetto più volte degli insulti e delle minacce da parte di questi sedicenti animalisti e che questi insulti e queste minacce continuano ad essere reiterati, sarà mia cura rivolgermi alla Procura della Repubblica per veder tutelata la mia onorabilità assieme a quella dei miei famigliari.
Sono stato eletto con le preferenze per tre legislature in Consiglio regionale del Veneto e per quattro legislature, sempre con le preferenze, al Parlamento europeo.
La mia fedina penale è perfettamente pulita e la mia credibilità personale e la mia correttezza sono attestate anche dal consenso che mi viene ripetutamente dimostrato dai miei numerosissimi elettori.
Saranno le autorità competenti a verificare chi veramente abbia oltrepassato i limiti della legalità e della decenza.
Berlato e la storia dell’Associazione Cacciatori
Ma come era cominciata questa storia? La vicenda era iniziata con la questione dei 70mila euro di finanziamento dell’Associazione Cacciatori Veneti a Fratelli d’Italia. Come ha fatto notare il consigliere regionale Andrea Zanoni nel 2018 l’ACV ha ricevuto dalla Regione Veneto un contributo pari a poco più di 64 mila euro. Anche qui, nulla di strano o di illegittimo. Perché il Veneto elargisce annualmente parecchi soldi alla cosiddetta lobby dei cacciatori: 350 mila euro in totale nel 2018 e 250 mila euro nel 2019. Per il 2020 il contributo regionale alle associazioni venatorie del Veneto sarà di 300 mila euro.
Si chiede Zanoni che senso abbia erogare un contributo pubblico, ovvero soldi dei cittadini veneti, ad un’associazione che può permettersi di donarne altrettanti (anzi di più) ad un partito politico. «Chi può permettersi 70mila euro di contributo a un partito non ha certo bisogno di soldi dalla Giunta per la propria attività», sostiene Andrea Zanoni che si chiede se quei soldi che la Regione dà alle associazioni venatorie possano essere meglio spese. E chissà se i soci dell’ACV sono tutti a conoscenza del fatto che la loro associazione finanzia un preciso partito politico. La risposta è sì, anche perché nel marzo del 2018 sulla pagina Facebook dell’ACV veniva pubblicato l’invito a votare proprio per Maria Cristina Caretta, candidata alle politiche dello scorso anno.
Sergio Berlato, che è diventato presidente quest’estate (anche se sul sito la presidente risulta ancora essere l’onorevole Caretta), risponde alle accuse spiegando che «il finanziamento di 70mila euro a Fratelli d’Italia è stato fatto nel rispetto della legge e che, nel rispetto dello statuto dell’associazione, è stato deliberato dal consiglio regionale di Acv e ratificato dall’assemblea». Tutto regolare, come detto. E per la questione dei finanziamenti regionali «quei soldi sono stati spesi per specifici progetti, attività che poi vengono rendicontate, sulla base di dettagliati bandi». Sul sito dell’Associazione però non risulta che siano pubblici i rendiconti o il bilancio.
Anche qui nessuno contesta la regolarità nell’uso dei fondi. Solo ci si chiede che senso abbia dare decine di migliaia di euro ad un’associazione che ha così tanti soldi da poterne donare 70mila ad un singolo partito politico. Come al solito non è questione di rispetto delle regole (che sono state rispettate) ma di opportunità. Perché vista da fuori questa situazione sembra il gioco delle tre carte, dove 64 mila euro entrano da una parte (pubblica) e 70 mila ne escono da un’altra, verso un partito. Di sicuro quei 64 mila euro saranno stati utilizzati per realizzare progetti e organizzare convegni. Ma che bisogno c’era di chiedere un contributo pubblico se l’associazione aveva tutta questa disponibilità di denaro per finanziare Fratelli d’Italia?
EDIT ORE 9,55: Sergio Berlato rimuove la vignetta e promette querele:
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