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Mandetta, Bolsonaro e quella fronda che può minare il governo

di Francesco Guerra

Pubblicato il 2020-04-15

A quanto pare l’inquilino dell’Alvorada, alias Presidente senza presidenza Jair Bolsonaro, non avrebbe gradito l’intervista che il Ministro della Salute, Luiz Henrique Mandetta, ha rilasciato alla Globo nella giornata di domenica 12 aprile. Ecco perché

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Mentre il povero governatore dello Stato dell’Amazzonia, Wilson Lima, fa i salti mortali per gestire una situazione che di giorno in giorno passa ad essere sempre più disperata in uno degli Stati più poveri del Brasile – dove si rischia una tragedia nella tragedia, soprattutto laddove il Covid-19 si diffondesse nelle già stremate comunità indigene della zona (qui l’intervista) – in quel di Brasilia siamo costretti ad assistere ai giochini di potere dei “maragià” della politica di questo assurdo Paese.

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Mandetta, Bolsonaro e quella fronda che può minare il governo

A quanto pare l’inquilino dell’Alvorada, alias Presidente senza presidenza Jair Bolsonaro, non avrebbe gradito l’intervista che il Ministro della Salute, Luiz Henrique Mandetta, ha rilasciato alla Globo nella giornata di domenica 12 aprile. Pare che, al momento, Bolsonaro non abbia preso alcuna decisione con riferimento ad un eventuale allontanamento di Mandetta dalla Salute. Malignamente, si può pensare che, a non prendere tale decisione, siano stati in primo luogo i tre plenipotenziari militari presenti a Planalto: i generali Mourão, Braga Netto e Ramos. I boatos, che provengono da Brasilia, dicono che pure la cúpula militare sarebbe profondamente irritata con Mandetta, che, a loro dire, starebbe usando l’emergenza Covid-19 come arma politica contro Bolsonaro. Tuttavia, anche i militari, che non sono propriamente delle aquile a livello politico, sanno che un’uscita di scena prematura del Ministro della Salute farebbe crollare, fors’anche in via definitiva, i consensi verso questo governo, da un lato, ma, ancor più grave, farebbe crollare quel tenue argine che si è creato in Brasile contro la diffusione del virus, il cui merito è in gran parte attribuibile proprio a Mandetta. Questa la premessa. Veniamo ai fatti: l’intervista di Mandetta alla Globo. A quanto pare due cose hanno profondamente irritato Bolsonaro: il fatto che l’iniziativa di concedere un’intervista agli arci-nemici della Globo sia partita dallo stesso ministro e che Mandetta abbia dichiarato che la popolazione sarebbe costantemente confusa a causa delle differenti ed opposte posizioni assunte dall’inizio dell’emergenza da parte di Bolsonaro e da parte del Ministero della Salute. In altre parole, Mandetta ha detto semplicemente la verità.

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La confusione è facilmente constatabile nelle percentuali relative all’isolamento sociale, che, puntualmente, si abbassano ogni volta che a Bolsonaro viene in mente di uscire a fare due passi o di scattarsi un selfie con qualche suo elettore. Dalle parti del Planalto lo sanno bene che Mandetta ha detto la verità e nient’altro che la verità, così come sanno che in questo momento il migliore alleato del Coronavirus in Brasile è lo stesso Presidente del Brasile; per questo fanno buon viso a cattivo gioco. L’alternativa, infatti, potrebbe essere peggiore del male (un terraplanista convinto che il Covid-19 sia un complotto internazionale architettato dalla Cina, per esempio), quindi tanto vale tenersi Mandetta, almeno fino al termine della crisi.

Perché Mandetta fa paura agli alleati di Bolsonaro

Ciò che, però, i militari e gli alleati più fedeli a Bolsonaro temono è una sinergia anti-bolsonarista all’interno dei DEM, partito non solo di Mandetta, ma pure del Presidente della Camera Rodrigo Maia e del “governatore ribelle” del Goiás Ronaldo Caiado. Altrimenti detto, i bolsonaristi al governo temono una fronda all’interno di quel pentavirato, di cui parlavo in un articolo di pochi giorni fa, che, proporzionalmente alla durata dell’emergenza Covid-19, potrebbe sfiancare ulteriormente il governo. Peraltro, che la gran parte dei DEM sia delusa dalla presidenza Bolsonaro è testimoniato anche dall’alleanza elettorale raggiunta in vari Stati del Nordeste col PDT di Ciro Gomes in vista delle elezioni municipali che dovrebbero tenersi alla fine di questo anno. Su tutta questa situazione, infine, aleggia, minaccioso come un urubù, la possibilità che il Presidente della Camera, Maia, si decida ad accettare una delle diciassette mozioni di impeachment, aprendo così in via formale il processo di messa in stato di accusa del Presidente. Ipotesi, questa, al momento piuttosto remota, ma non del tutto scartabile a priori. A rinforzare le posizioni DEM, con riferimento all’intervista di Mandetta alla Globo, ci ha pensato Efraim Filho, leader del partito alla Camera, il quale ha dichiarato che il ministro è stato “equilibrato e sereno”, tornando ad affermare “le sue convinzioni tecniche, basate sulla scienza, al contrario del Presidente che fa agglomerazioni e stringe la mano delle persone. Speriamo che continui nel suo incarico, questa è una buona notizia per il Brasile. Ha conquistato il rispetto e la fiducia dei brasiliani”, conclude Efraim Filho.

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Interessanti considerazioni dal fronte bolsonarista sono state raccolte in questi giorni dalla rubrica Radar di Robson Bonin e pubblicate sulla rivista Veja (qui il link ). L’ala meno antiscientifica del suddetto fronte ritiene che quella messa in pratica da Mandetta non sia altro che una strategia politica al fine di forzare le proprie dimissioni e in tal modo gettare ogni responsabilità addosso a Bolsonaro. Nella camarilla dell’inquilino dell’Alvorada è dominante la tesi secondo cui il Ministro della Salute non avrebbe preparato per tempo il sistema sanitario brasiliano per far fronte alla imminente pandemia. Di qui, il fatto che Mandetta predichi insistentemente l’isolamento sociale come unica via d’uscita per fermare la propagazione del virus. Si tratta di una tesi piuttosto spericolata da sostenere, in particolare considerando che nessun Paese può mai essere preparato, sotto il profilo delle strutture sanitarie, per una epidemia di queste dimensioni e avente questa letalità, cui va aggiunto che, praticamente ovunque, è stata adottata, come misura contundente contro il virus, proprio l’isolamento sociale tanto criticato da Bolsonaro e alleati. La questione legata allo smantellamento del peraltro già carente Sistema Universale di Salute brasiliano a vantaggio dei piani di salute privati – di cui pure Mandetta è uno degli alfieri più incisivi – esiste, ma, in questo momento, sembra costituire un argomento di secondo livello.

Assai più urgente è fare tutto il possibile affinché le percentuali dell’isolamento aumentino, non da ultimo tenendo a mente le recenti dichiarazioni di molti governatori, i quali hanno messo in risalto – è il caso del già citato Wilson Lima – come le loro strutture sanitarie siano ormai prossime al collasso, lasciando con ciò intendere che tutt’altro che remota appare l’ipotesi di ospedali chiamati a scegliere chi vive e chi muore. Noi, nel piccolo della nostra quarantena, ci auguriamo che il Presidente senza presidenza Jair Bolsonaro resti il più possibile in silenzio e in isolamento, evitando col suo comportamento irresponsabile e indegno di propagare ulteriormente quel virus, che sta mettendo in ginocchio il suo e il nostro Paese.

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