La monnezza di Roma verso Malagrotta

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-14

L’AMA propone Ponte Malnome come discarica provvisoria. Intanto gli impianti di Cerroni tornano a lavorare a pieno regime. E le Regioni non sono entusiaste di aiutare Roma

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L’incendio del TMB Nuovo Salario apre a un’emergenza rafforzata per i rifiuti di Roma. E per risolverla si va verso una soluzione d’emergenza: l’ex discarica di rifiuti speciali di Ponte Malnome, già autorizzata per questo scopo. È un’ipotesi di lavoro più che concreta, illustrata anche ieri in un vertice tra l’ad della municipalizzata, Lorenzo Bagnacani, e i sindacati. Si cercherà di trovarne altri, di siti temporanei, ma la lista è cortissima.

La monnezza di Roma va verso Malagrotta

E in questa lista ci sono anche i due TMB di Cerroni a Malagrotta, gestiti dal Colari e commissariati. Secondo il Messaggero già da ieri i netturbini hanno cominciato a portare oltre 100 tonnellate in più di monnezza al giorno. Ponte Malnome però verrà utilizzato come sito di “trasferenza” esattamente come il TMB: ovvero, a dispetto del nome, è il sito che servirà a stoccare i rifiuti che non possono essere lavorati in loco ma devono essere successivamente trasferiti in altre località. Il TMB quindi era usato come discarica e adesso questo ruolo ce l’avrà Ponte Malnome.

ponte malnome malagrotta

Anche perché l’azione diplomatica della Giunta Raggi, com’era prevedibile, non ha dato i suoi frutti.  Al momento la Capitale ha incassato l’appoggio dagli impianti di Viterbo (100 tonnellate), Frosinone (200), i due Tmb Colari (100 tonnellate), altre 100-150 finiranno a Ostia, nel tritovagliatore mobile osteggiato dai residenti e già oggetto di un comico dietrofront di Paolo Ferrara e della presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo. E poi c’è il Tmb di Aprilia,  che però manca di una discarica annessa.

Le Regioni e la monnezza di Roma

Intanto le regioni a cui la Raggi ha chiesto aiuto non sembrano entusiaste della prospettiva di salvare Roma dall’emergenza monnezza con i loro impianti a discapito dei cittadini. «Voglio vederli chiederci una mano dopo che ci hanno irriso e deriso lo scorso anno solo perché avevamo dato disponibilità», dice il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «È curioso questo appello dopo che ci hanno dato per mesi degli inquinatori perché usiamo i termovalorizzatori», dichiara il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Mentre l’assessora ai Rifiuti della Toscana, Federica Fratoni: «In questa fase non credo che la Toscana possa essere disponibile». L’Abruzzo è l’unico ad aprire, ma con dei distinguo: «Non intendo prendere nessuna decisione finché non mi arriva una richiesta formale anche politica della sindaca Raggi e del Comune di Roma», scandisce bene il presidente vicario della giunta regionale dell’Abruzzo Giovanni Lolli. Il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena chiede un risarcimento da parte della Regione. Il consigliere regionale di FI Pasquale Ciacciarelli avvisa: «Le province di Frosinone, Latina e Viterbo non possono essere trasformate in pattumiera di Roma».

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La TARI a Roma e nelle altre grandi città (Il Messaggero, 14 dicembre 2018)

Intanto la spazzatura avanza sulle strade, sacchetto dopo sacchetto, tracimando dai bidoni stracolmi. Per il segretario della Fp Cgil Natale Di Cola ora«serve un atto di realismo della sindaca, proclami lo stato di emergenza peri rifiuti, lo strumento migliore per trovare soluzioni temporanee per aiutare l’azienda. Il tempo scorre e più passano i giorni più si avvicina la crisi». L’atto di realismo c’è già stato, in realtà: la sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato nuovi aumenti per la TARI che i romani già pagano più alta rispetto ad altre grandi città.

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