Fact checking
Ma vi pareva il caso di salvare Minzolini il giorno dopo Lotti?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-03-16
La matematica non è un’opinione e non è oggetto di fake news e verità alternative: senza i voti del Partito Democratico il Senato avrebbe bocciato l’Odg di Forza Italia per salvare Minzolini dalla decadenza. Ecco i conti
Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia ed ex direttore del TG1 rimarrà al suo posto nonostante la condanna a 2 anni e sei mesi per «peculato continuato» con «interdizione dai pubblici uffici per l’intera durata della pena», passata in giudicato nel 2015. Il Senato ha salvato Minzolini dalla decadenza, prevista dalla Legge Severino approvando con 137 sì, 94 no e 20 astenuti, un ordine del giorno presentato da Forza Italia che respingeva la proposta presentata dalla Giunta per le Elezioni di dichiarare decaduto il senatore forzista.
I voti del Partito Democratico che hanno salvato Minzolini
Determinanti per salvare lo scranno di Minzolini sono stati i voti di Area Popolare e del Partito Democratico. Diciannove senatori Dem hanno votato a favore dell’odg di Forza Italia: che ha respinto la deliberazione della Giunta per le immunità che si era espressa per la decadenza dal mandato di parlamentare per Minzolini sono: Rosaria Capacchione, Emilia Grazia De Biasi, la vicepresidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi, Laura Fasiolo, Emma Fattorini, Nicoletta Favero, Elena Fiossore, Stefania Giannini, Pietro Ichino, Luigi Manconi, Alessandro Maran, Salvatore Margiotta, Claudio Moscardelli, Massimo Mucchetti, Francesco Scalia, Ugo Sposetti, Gianluca Susta, Giorgio Tonini, Mario Tronti. Quattordici Dem invece si sono astenuti e tra questi Andrea Marcucci e Sergio Zavoli. Ventiquattro invece i senatori del PD che non erano presenti in Aula al momento del voto, solo 7 erano in missione e quindi assenti “giustificati”: Donatella Albano, Silvana Amati, Maria Teresa Bertuzzi, Laura Cantini, Vannino Chiti, Roberto Cociancich, Vincenzo Cuomo, Gianpietro Dalla Zuanna, Mauro Del Barba, Stefano Esposito, Valeria Fedeli, Anna Finocchiaro, Nadia Ginetti, Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Stefano Lepri, Marco Minniti, Roberta Pinotti, Luciano Pizzetti, Francesca Puglisi, Raffaele Ranucci, Giorgio Santini, Salvatore Tomaselli, Renato Guerini Turano. Complessivamente dei 98 senatori del Gruppo del Partito Democratico (99 con il presidente del Senato Pietro Grasso che come da prassi non vota) solo 41 hanno votato a favore della decadenza. A favore dell’ordine del giorno di Forza Italia per dire no all’uscita dal Senato di Minzolini, si sono espressi, oltre ai citati senatori del PD e al Movimento azzurro (42 sì e un solo assente, Claudio Fazzone in missione), Area popolare (24 presenti su 27), Autonomie-Psi (7 sì con 9 presenti su 19), Ala (12 presenti su 16, tra gli assenti, come anche ieri, Denis Verdini), Gal (9 sì, con 10 presenti su 13), la Lega (8 i presenti su 12, con 3 assenze giustificate) i Conservatori e riformisti (7 presenti su 9) e 9 membri del Gruppo Misto. A completare il quadro 3 astenuti del Misto, 2 di Autonomie-Psi e uno di Gal. I 29 senatori (su 35) dei 5 Stelle hanno votato compatti no all’ordine del giorno di Forza Italia e sì alla decadenza. Assenti Laura Bottici, Nunzia Catalfo, Roberto Cotti, Elena Fattori, Paola Nugnes, in missione Daniela Donno. Tutti per la decadenza di Minzolini anche i senatori deiìl neonato Movimento dei Democratici progressisti: 10 i loro voti, con 4 assenze: il sottosegretario Filippo Bubbico, in missione, Miguel Gotor, Lucrezia Ricchiuti e Ludovico Sonego. A completare il quadro dei favorevoli alla decadenza 14 senatori del Gruppo Misto: i 6 di Sinistra italiana, 3 ex Cinquestelle, 2 Idv, il presidente della Giunta delle Elezioni, Dario Stefano, e poi Sandro Bondi, e l’ex Sel Luciano Uras.
Come era prevedibile visto l’esito del voto di ieri sulla mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle nei confronti di Luca Lotti – “salvato” dai senatori di Ala e dal fatto che Forza Italia non abbia preso parte al voto – i pentastellati hanno subito iniziato ad accusare la casta di essersi salvata per l’ennesima volta. Parlando di un nuovo patto del Nazareno tra FI e PD. In buona sostanza, sostengono i 5 Stelle il Partito Democratico avrebbe ricambiato la cortesia durante il voto che ha salvato Lotti salvando Minzolini (che da parte sua aveva annunciato che avrebbe presentato le dimissioni qualsiasi fosse stato l’esito del voto). Ma è davvero così? Guardando i voti senza i 19 senatori Dem i sì all’odg presentato da Forza Italia sarebbero stati 118. Se tutti i senatori del PD presenti in aula si fossero schierati per respingere la mozione allora i voti per la decadenza di Minzolini sarebbero stati 94 + 19 + i 14 astenuti in totale 127 a 118. A questi volendo potremmo aggiungere anche quei 17 assenti “ingiustificati” ed è facile vedere come se il PD avesse voluto quell’Odg non sarebbe mai passato. Sbaglia quindi chi come Fabrizio Rondolino sostiene che i voti del PD oggi sono stati ininfluenti per salvare Minzolini: la matematica dimostra che sono stati più che decisivi. Non è vero invece che ieri FI è stata determinante per salvare Lotti, perché il governo ha già la maggioranza in Senato. Quindi nella migliore delle ipotesi il partito di Berlusconi ha evitato di mettere i bastoni tra le ruote al ministro dello sport e “in cambio” oggi buona parte del PD (tra astenuti, favorevoli e assenti) ha graziato Minzolini.
Se la scelta di salvare dalla sfiducia il ministro Luca Lotti può essere difesa invocando le ragioni del garantismo dal momento che il fedelissimo di Renzi risulta al momento solo indagato e non è nemmeno sotto processo quella di salvare la poltrona di un condannato in via definitiva per peculato ai danni di un’azienda pubblica (Minzolini è stato riconosciuto colpevole di aver utilizzato in maniera indebita 65 mila euro della carta di credito aziendale quando era direttore del Tg1) appare quantomeno discutibile e inopportuna. Tanto più che – nonostante Minzolini abbia confermato dopo il voto di essere in procinto di rassegnare le dimissioni – che già dalle parti di Forza Italia c’è chi legge la vittoria di oggi come un voto sulla legge Severino. Sarebbe così proprio la legge che prevede la decadenza dei parlamentari condannati ad essere “decaduta” dopo il voto di oggi e in FI c’è già chi chiede il reintegro di Berlusconi perché “Questo voto ha abolito la Severino”.
Non a caso Renato Schifani ricorda al PD di quando nel novembre 2013 il Senato con 192 voti a favore, quella volta con il voto a favore del Partito Democratico. A questo punto i cantori della verità alternativa del PD che oggi ci spiegano che è stata data libertà di coscienza sul voto su Minzolini dovrebbero trovare il tempo per spiegarci se c’era davvero bisogno di salvare un senatore condannato in via definitiva per per peculato proprio il giorno dopo aver fatto bella mostra di garantismo su Luca Lotti.