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M5S Sicilia, un programma tutto da ridere

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-08-17

Le promesse di Giancarlo Cancelleri e del MoVimento 5 Stelle tra palco e realtà con uno sguardo a quello che stanno combinando i 5 Stelle nei comuni siciliani dove sono al governo. Che spettacolo, eh?

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Per la Sicilia il MoVimento 5 Stelle ha pronto un programma in grado di portare il vento del cambiamento che spira a Roma fino agli angoli più remoti della Regione. Al momento quel programma però nessuno lo ha ancora potuto leggere. Il candidato Presidente del M5S, tra una foto subacquea e un lancio in paracadute di Di Maio e Di Battista, Giancarlo Cancelleri assicura che non sta vendendo sogni, ma solide realtà. Tra queste figurano per ora il taglio dei costi della politica siciliana, la promessa di abbassare le tasse e quella di istituire il reddito di cittadinanza per i siciliani.

Cancelleri e la difesa dell’abusivismo “di necessità”

Al momento la strategia dei 5 Stelle è quella di rivelare poco a poco il proprio programma durante le tappe del tour a tutta Sicilia con il quale il M5S sta presentando Cancelleri ai siciliani. Subito dopo l’annuncio della sua candidatura Cancelleri – che era stato il candidato Presidente anche nel 2012 – aveva promesso reddito di cittadinanza, abbassamento delle tasse regionali e finanziamento di borse di studio per giovani laureati con i tagli alla politica. Inoltre il candidato pentastellato aveva detto che la priorità sono “sanità, infrastrutture e imprese”. La Sicilia a 5 Stelle modernizzerà la rete ferroviaria e quella stradale. Qualche tempo dopo Cancelleri se ne è uscito con la difesa dell’abusivismo di necessità.
https://www.youtube.com/watch?v=HdhbBPwb-SI
Perché la casa è un diritto, ha spiegato successivamente Luigi Di Maio, dicendo che quando andranno al governo del Paese faranno approvare una legge per l’impignorabilità della prima casa. Peccato che – come non ha mancato di rilevare Phastidio – “se la casa di abitazione fosse intangibile, le banche cesserebbero di erogare mutui, ed il mercato si fermerebbe d’istante e d’incanto”.

Il piano del M5S: andare al governo a tutti i costi

Ma sono dettagli che nel mondo a 5 Stelle non hanno molta importanza. Ed è un dettaglio di poco conto anche il fatto che gli alfieri della legalità senza se e senza ma ora si siano scoperti difensori degli abusi e degli illeciti. A fini meramente elettorali, ovviamente. Perché quello che conta per il M5S è andare al governo della Regione. Poi alla prova dei fatti potranno dare la colpa a chi li ha preceduti (e del resto in Sicilia c’è solo l’imbarazzo della scelta), chiedere comprensione perché “sono nuovi” e prendere tempo per “lasciarli lavorare”, e infine dire che miracoli non se ne fanno. Un copione già visto a Roma in questo primo anno di giunta Raggi. Ma per ora il problema dei 5 Stelle non è cosa faranno una volta al governo ma quello che stanno promettendo per andarci. Anche a costo di svendere i propri valori.

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Di Maio, Cancelleri e Di Battista durante una tappa del tour


Ma soprattutto come tutti i partiti politici anche i pentastellati stanno promettendo mari e monti senza tenere conto della specificità della situazione siciliana e dell’estrema fragilità dei conti pubblici regionali. Non tutto quello che il M5S sta promettendo potrà essere finanziato con i tagli dei costi della politica; Vi ricordate di quando Frongia promise di trovare entro un anno 1,2 miliardi di euro tagliando gli sprechi dell’Amministrazione capitolina? Ed è tutto da valutare l’impatto – economico e occupazionale – di un’eventuale “Buona Tassa” per tassare gli introiti delle grandi aziende che inquinano per finanziare gli incentivi all’installazione di impianti fotovoltaici (a spese della Regione) sui tetti delle case dei meno abbienti. Non è chiaro se Cancelleri intende anche sui tetti degli abusivi per necessità.

Cosa succede dove il M5S sta governando in Sicilia

Non c’è niente di meglio per valutare la bontà della proposta pentastellata che dare un’occhiata a come se la stanno cavando i sindaci del M5S eletti in Sicilia. In tutto sono otto:  Alcamo, Augusta, Bagheria, Grammichele, Favara, Pietraperzia, Porto Empedocle e Ragusa. I sindaci a 5 Stelle sono stati chiamati dagli elettori a svolgere un compito arduo: non solo amministrare bene le città ma anche porre mano in maniera decisa a problemi decennali. Le attese però sono state presto deluse. A Bagheria non si può certo il sindaco Patrizio Cinque sia partito con il piede giusto. Qualche giorno fa il sindaco ha sposato con entusiasmo la nuova linea del MoVimento sugli abusi edilizi. Dimenticando però che nel febbraio 2016 l’assessore all’urbanistica era stato costretto a dimettersi dopo che le Iene avevano rivelato che la sua abitazione era abusiva. Successivamente venne fuori che anche la casa dei genitori di Cinque non era in regola.
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Cinque riuscì a uscire indenne dalla tempesta sulle case abusive, salvo dover poi affrontare quello più delicato della raccolta dei rifiuti. Per arrivare al fatto che per due anni e mezzo il Comune non è riuscito a far approvare il bilancio vedendosi costretto a congelare gli stipendi dei dipendenti pubblici accusandoli di “non lavorare abbastanza”. Anche a Favara – governata dalla sindaca Anna Alba – è ancora stato approvato il bilancio. La sindaca nel novembre 2016 ha anche dichiarato lo stato di dissesto seguendo la linea della collega di partito di Porto Empedocle Ida Carmina. Alcamo soffre invece di una perenne crisi idrica, che il sindaco Domenico Surdi ha provato a risolvere attingendo l’acqua dai pozzi privati e finendo sotto inchiesta per abuso d’ufficio. A Ragusa il sindaco Federico Piccitto e la sua giunta hanno deciso nel 2015 di farsi riconoscere, dal mese di maggio, un ritocco dello stipendio sotto forma di adeguamento Istat. Un incremento “a posteriori”: gli amministratori ragusani si sono garantiti tutti gli arretrati a partire dal 2013. Ovvero da quando sono in carica, per un totale di 35.557,90 euro. Sempre a Ragusa è esploso il caso della consigliera Gianna Sigona, che ha esaltato il fascismo su Facebook annunciando orgogliosamente di non voler festeggiare il 25 aprile. Fino a fine 2015 il M5S governava anche Gela ma il sindaco Domenico Messinese è stato espulso. Il dato che emerge è che la rivoluzione promessa dal MoVimento tarda ad arrivare e che governare i comuni siciliani si sta rivelando un’impresa più difficile del previsto. Onestà e trasparenza non sono sufficienti e il M5S dovrà trovare un’altra formula se davvero ha intenzione di cambiare la Sicilia.

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