La tentazione M5S: dire sì al processo a Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-16

Oggi il MoVimento 5 Stelle pensa di mandare Salvini a processo per la Sea Watch 3 dopo averlo incredibilmente salvato con la Diciotti

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Il caso Sea Watch 3 è diventato un’indagine per sequestro di persona nei confronti di Matteo Salvini, Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. E siccome questo è successo mentre Di Maio s’è svegliato comunista e vuole raccattare voti a sinistra tra i fessi al quadrato che gli crederanno magari per la seconda o terza volta, oggi il MoVimento 5 Stelle pensa di mandare Salvini a processo per la Sea Watch 3 dopo averlo incredibilmente salvato con la Diciotti:

L’aria è così elettrica che non tutti, nei 5 Stelle, sono pronti a scommettere che — se il caso Sea Watch approdasse in Parlamento — le cose andrebbero come nel caso Diciotti. Se il Tribunale dei ministri decidesse di rinviare alle Camere sia il leader della Lega sia Di Maio, entrambi indagati, la situazione cambierebbe di molto. Il leader del Movimento potrebbe giocare una carta devastante, evocando le parole pronunciate da Roberto Fico sul caso Diciotti: «Se toccasse a me, mi farei processare». Qualora Di Maio rinunciasse all’immunità per se stesso, difficilmente il suo partito potrebbe salvare Salvini. Anzi avrebbe tutto l’interesse a sfidarlo: «Noi affrontiamo il processo, loro scappano».

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Ma c’è di più, raccontano Monica Guerzoni e Alessandro Trocino:

Ma se anche Di Maio non venisse rinviato alla Camera, i 5 Stelle potrebbero decidere di votare contro l’alleato. Non sono sfuggite le parole dette ai collaboratori ieri: «È curiosa la posizione di Salvini. Quando teme di essere processato dice che le cose si fanno insieme, quando invece è in campagna elettorale, dice che decide da solo sui porti».

Se Di Maio gli rimprovera di lasciarsi ispirare dai sondaggi, Salvini non si capacita del cambio di rotta dei 5 Stelle, giacché la chiusura dei porti è stata una scelta «condivisa da tutti». Per questo ha sfidato «il ministro Di Maio e il ministro Trenta» ad affrontarlo nel chiuso di Palazzo Chigi con una «franca e serena discussione» sui porti, che per lui devono restare sigillati. Un avvertimento rivolto anche al presidente Giuseppe Conte, con il quale è gelo da giorni.

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