Il Fatto e il M5S che manda Salvini a processo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-26

Il quotidiano di Travaglio annuncia che il MoVimento 5 Stelle ha deciso di votare sì al processo per Salvini. Ma le cose non stanno proprio così. Per ora

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Il Fatto apre oggi la prima pagina con una notizia-bomba: il MoVimento 5 Stelle dice sì al processo per Matteo Salvini. “Di Maio compatta i suoi: ok all’autorizzazione a procedere”, scrive ancora il quotidiano.

M5S, Il Fatto manda Salvini a processo

Nell’articolo di Luca De Carolis però si dice qualcos’altro. Ovvero si spiega che la notizia si basa sulla risposta di una fonte di governo non precisata a un messaggio:

Ieri, il vicepremier ha offerto il petto ai giudici, dicendosi pronto al processo. Mentre la ministra del Carroccio Giulia Bongiorno preannunciava il suo no in Giunta. UNA MOSSA a tenaglia, contro quei Cinque Stelle che hanno letto ilgioco. E cheanche per questo vanno dritti verso il sì al rinvio a giudizio del ministro dell’Interno.Tanto che in serata una fonte di governo lo dice dritto: “Salvini vuole farsi processare? Bene, è quello che avrebbe fatto il M5S”.

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Ergo, siamo pronti a darglielo, il processo. Perché ai piani alti sentono di dover difendere un loro comandamento, quello in base al quale non ci si può sottrarre ai tribunali, mai. E poi perché il no, proprio alla luce dei codici fondanti del Movimento, sarebbe come gettare un ordigno dentro il gruppo del Senato, già molto agitato. “Rischieremmo di non reggere in aula”, ammettono dai piani alti.

E allora si va corre verso il sì. Scelta comunque gravosa, perché il M5S dovrà far processare un ministro di cui ha condiviso la linea. Con il Carroccio che potrebbe puntare il dito contro la mancata solidarietà del contraente di governo. Lasciando montare la marea social contro il “tradimento”. Tradotto, comunque andrà sarà una rogna

Il problema però è che testualmente quanto afferma la fonte del M5S non è che i grillini manderanno Salvini a processo ma che un ministro grillino avrebbe fatto così. E questo, in effetti, era già scritto nel programma del MoVimento 5 Stelle. Le altre considerazioni invece riguardano il gruppo e la possibilità che in molti si sentano traditi dalla scelta di salvare Salvini, come già sapevamo. Ma dall’altra parte della bilancia c’è anche il fatto che molti si sentano terrorizzati dalla prospettiva di lasciare il governo. E anche questo peserà nella scelta finale dei grillini.

I 5S virano sul sì?

Annalisa Cuzzocrea su Repubblica invece racconta di un incontro segreto avvenuto ieri tra Di Maio e Salvini, nel quale il capo politico M5S ha ricordato all’alleato che il Movimento ha sempre votato contro qualsiasi immunità, anche nel caso di suoi parlamentari (ci sono i precedenti di Paola Taverna e Mario Giarrusso). Se stavolta decidesse di agire diversamente appellandosi — come faranno i leghisti in giunta per le immunità — al «preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo», rischierebbe di spaccare il Movimento. Di non avere i voti di tutto il gruppo al Senato. E di esasperare elettori che sulle battaglie storiche hanno visto fin troppe marce indietro.

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Repubblica aggiunge che in caso di condanna per Salvini scatterebbero le incompatibilità della Legge Severino.

Il presidente della giunta per le elezioni a Palazzo Madama, il forzista Maurizio Gasparri, presenterà la sua relazione mercoledì. A quel punto, il ministro dell’Interno avrà una settimana per inviare una memoria o rispondere direttamente alle domande dei colleghi. Poi, la giunta voterà un atto di indirizzo ed entro sessanta giorni dovrà pronunciarsi l’aula. La maggioranza farà di tutto perché il voto sia palese, appellandosi ai precedenti di Silvio Berlusconi e Augusto Minzolini. Anche se, da regolamento, i voti «sulla persona» dovrebbero essere segreti. Il che renderebbe più pericolosa la situazione di Salvini: perfino Forza Italia potrebbe essere tentata di votare il via libera, se il risultato fosse la caduta del governo.

I tormenti in chat del M5S

Il Corriere della Sera invece racconta cosa si sono detti in chat i parlamentari del MoVimento 5 Stelle.

Le chat del M5S ribollono di dubbi: c’è chi non vede ombra di fumo persecutionis, chi proclama sempiterna lealtà ai magistrati e chi ricorda come, sul caso Diciotti, DiMaio, Salvini, Toninelli fossero sulla stessa lunghezza d’onda. Gli umori del gruppo di Palazzo Madama sono così altalenanti e contrastanti che Di Maio e Salvini, nel loro ultimo e preoccupato colloquio, hanno espresso il comune auspicio di «riuscire a stoppare questo casino in Giunta», perché il caso muoia prima di arrivare in Aula. «Non sono sicuro di poter garantire la tenuta dei miei», avrebbe ammesso Di Maio.

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I componenti della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere (Corriere della Sera, 26 gennaio 2019)

Ma, informa sempre Monica Guerzoni, nelle segrete stanze del M5S, se ne parla come di una partita «lose-lose», destinata alla sconfitta in ogni caso (infatti sulla vicenda il M5S si gioca la faccia). Per questo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo confida nella eterogenesi dei fini e spera che Salvini, se davvero è convinto che il processo sia «un grande regalo elettorale», decida di rinunciare all’immunità. Ma Salvini non è mica fesso. E la campagna elettorale la fa anche nei confronti del MoVimento 5 Stelle.

Leggi sull’argomento: Perché il “salva-Salvini” è una violazione del programma M5S e come i grillini vi vogliono intortare

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