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La sfida di Gianluigi Paragone a Di Maio

Alessandro D'Amato 06/01/2020

Paragone chiede che la sua espulsione sia ratificata su Rousseau. Ovvero sulla piattaforma che ha dato l’ok (all’80%) al governo con il PD. Paragone non ha rispettato quel voto (e infatti si è involato in più occasioni al momento della fiducia), ma adesso vorrebbe che gli iscritti lo salvassero. Non è un originalone?

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Gianluigi Bombatomica Paragone è scatenato anche durante l’Epifania: oggi il senatore del MoVimento 5 Stelle ha pubblicato un video sulla sua pagina facebook in cui dice di voler “sfidare” Luigi Di Maio e chiede che la sua espulsione sia votata su Rousseau

La sfida di Gianluigi Paragone a Di Maio

Secondo Paragone lui avrebbe ragione perché nel regolamento del MoVimento 5 Stelle “c’è scritto che bisogna smantellare le regole di Bruxelles e non di fare manovre compatibili con le regole di Bruxelles”.

Poi Paragone arriva al punto, ovvero all’articolo 3 del codice etico del M5S dove vengono esposti gli obblighi per i portavoce eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle. Non c’è alcun dubbio che la pretesa che gli eletti votino obbligatoriamente la fiducia non abbia alcun fondamento costituzionale. Ma la regola c’è e vale per il gruppo grillino. O meglio, varrebbe.

m5s voto di fiducia - 2

Il Senato ha votato la fiducia sulla manovra del governo Conte Bis, un esecutivo “presieduto da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del M5S”. Ma secondo Paragone Giuseppe Conte non lo sarebbe perché ha violato i punti del programma del M5S. Si tratta ovviamente di un cumulo di sciocchezze degno di chi ha promesso dimissioni in caso di varo del governo M5S-PD e poi se lo è rimangiato: la regola del M5S, che piaccia o non piaccia, si intende esattamente nel modo in cui è stata utilizzata dai grillini, che semmai avrebbero dovuto cacciare Paragone già a settembre, quando non aveva votato la fiducia: infatti il tribunale di Roma ha dato torto al senatore Gregorio De Falco ratificando l’espulsione. Quando De Falco è stato cacciato naturalmente Paragone è stato zitto, ma adesso che si trova nella sua stessa situazione gli dà implicitamente ragione, a dimostrazione del fatto che le leggi con i nemici si applicano e con gli amici (o con sé stessi) si interpretano. In ultimo, Paragone chiede che la sua espulsione sia ratificata su Rousseau. Ovvero sulla piattaforma che ha dato l’ok (all’80%) al governo con il PD. Paragone non ha rispettato quel voto (e infatti si è involato in più occasioni al momento della fiducia), ma adesso vorrebbe che gli iscritti lo salvassero. Non è un originalone?

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