Il M5S vuole candidati laureati: quanti sono i parlamentari che oggi dovrebbero andare a casa?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-14

Con le regole per le candidature alle Europarlamentarie il M5S introduce i “meriti” che privilegiano chi possiede una laurea o un master. Ma se quella regola fosse stata in vigore anche per le Parlamentarie 2018 dovremmo fare a meno di politici importanti come Luigi Di Maio o Barbara Lezzi

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Il MoVimento 5 Stelle ha deciso di intraprendere una riflessione dopo il deludente risultato delle elezioni amministrative in Abruzzo. Ci vorranno mesi, ha scritto ieri il Capo Politico, Luigi Di Maio per decidere di un’eventuale apertura alle alleanze con le liste civiche, che fino all’altro ieri il M5S definiva “accozzaglie” o “liste civetta”. Nel frattempo c’è da lavorare per le europee di maggio. Su Rousseau sono state pubblicate le linee guida per gli aspiranti candidati, con qualche novità.

Il M5S dice addio alla regola dell’uno vale uno

Il MoVimento ha deciso di introdurre – visto che il controllo dei candidati impresentabili ha funzionato benissimo alle politiche – il “sistema dei meriti”. In pratica questo significa che la regola dell’uno vale uno non esiste più. Perché tra i nove “meriti” che verranno attribuiti ai candidati c’è ad esempio quello di aver già svolto un mandato elettivo e quindi chi attualmente è un portavoce del M5S avrà un merito in più degli altri. Una faccenda complicata perché chi ha già svolto un mandato e si candida a questo giro avrà esaurito il numero di mandati e quindi al prossimo giro – se venissero eletti solo parlamentari al secondo mandato – il M5S dovrà cambiare nuovamente sistema dei meriti.

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Tra gli altri meriti c’è anche quello di aver partecipato ai corsi di formazione di Rousseau (che però in teoria è un’altra cosa rispetto al M5S) ad esempio gli Open Day Rousseau i Villaggio Rousseau oppure ai corsi corsi e-learning di Rousseau (ma solo se il candidato ha seguito almeno tre moduli). Il merito più interessante però riguarda i curriculum e i titoli di studio. Se il candidato «ha conseguito una laurea triennale o specialistica (magistrale) o un dottorato di ricerca o un master post-laurea» allora verrà segnalato il merito. In buona sostanza il MoVimento 5 Stelle ha deciso di privilegiare i laureati.

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Come sarebbe l’attuale Parlamento senza i non laureati a 5 Stelle

Ma se è vero che  dei 14 eurodeputati pentastellati che fanno parte del gruppo EFDD solo Marco Valli, divenuto celebre per lo scandalo della laurea inventata, risulta non essere laureato non è così per gli attuali componenti del Parlamento (deputati e senatori) eletti tra le fila del MoVimento 5 Stelle le cose cambiano. In molti, stante le regole attuali delle Europarlamentarie, non otterrebbero il “merito” e sarebbero penalizzati al momento della candidatura. Alle politiche del 4 marzo 2018 però le regole per le Parlamentarie erano diverse. E così tra i 221 onorevoli eletti con il M5S a Montecitorio 56 non hanno la laurea.

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Stando alle informazioni pubblicate sul sito della Camera, cinque sono in possesso della sola licenza media (gli onorevoli Sergio Battelli, Luciano Cadeddu, Massimiliano De Toma, Davide Galantino e Davide Tripiedi). Altri cinquantuno onorevoli pentastellati invece hanno solo il Diploma di scuola secondaria superiore. Sono i deputati Nicola Acunzo (che risulta laureando in Lettere alla tenera età di 43 anni), Cosimo Adelizzi, Piera Aiello, Maria Soave Alemanno, Alessandro Amitrano, Azzurra Cancelleri, Luciano Cantone, Santi Cappellani, Andrea Caso, Rosalba Cimino, Claudio Cominardi, Emanuela Corda, Federica Daga, Celeste D’Arrando, Sabrina De Carlo, Rosalba De Giorgi, Daniele Del Grosso, Carmen Di Lauro, il vicepremier e bisministro Luigi Di Maio, Iolanda Di Stasio, Leonardo Donno, Luca Frusone, Veronica Giannone, Andrea Giarrizzo, Carmela Grippa, Michele Gubitosa, Luigi Iovino (che è iscritto a Giurisprudenza), Marialucia Lorefice, Giorgio Lovecchio, Alvise Maniero (già sindaco di Mira e attualmente studente universitario), Teresa Manzo, Felice Mariani, Bernardo Marino, Luca Migliorino, Riccardo Olgiati, Paolo Parentela, Filippo Perconti, Gianluca Rizzo, Paolo Romano, Francesca Ruggiero, Emanuele Scagliusi, Davide Serritella, Rachele Silvestri, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora, Elisa Tripodi, Riccardo Tucci, Simone Valente, Giovanni Vianello e Stefano Vignaroli. Non era laureata nemmeno Iolanda Nanni, la compianta deputata deceduta ad agosto del 2018. Così come  non sono laureati i deputati eletti con il M5S e ora nel gruppo misto Antonio Tasso e Andrea Mura (cessato dal mandato il 27 settembre 2018 è in possesso di una laurea honoris causa).

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Sono invece 24 su 107 i senatori del M5S senza laurea: Fabio Di Micco, Daniela Donno, Giorgio Fede,  Vito Crimi, Marco Croatti, Gabriele Lanzi (che non è né laureato né diplomato, come specifica su Rousseau), Giulia Lupo, Laura Bottici, Elena Botto, Antonella Campagna, Nunzia Catalfo, Lello Ciampolillo, Emanuele Dessì, non è laureata la ministra del Sud Barbara Lezzi, Barbara Guidolin, Pietro Lorefice, Matteo Mantero, Sergio Puglia, Fabrizio Ortis, Simona Nocerino, Vilma Moronese, Cataldo Mininno, Paola Taverna e Sergio Vaccaro.

Tutti i candidati sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

Va da sé che il sistema dei “meriti” finirà per privilegiare quei candidati che ne hanno di più e quindi i laureati avranno un marcia in più rispetto a chi non ha una laurea. È un criterio che non solo viola la regola dell’uno vale uno ma che è anche classista perché manda avanti chi ha avuto l’opportunità di conseguire una laurea e terminare un corso di studi universitario. Una condizione che in Italia riguarda solo una minoranza della popolazione, dal momento che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha una laurea. Il non avere una laurea non è un titolo di demerito e privilegiare i laureati non ha nulla a che fare con la meritocrazia. Ci sono famiglie che semplicemente non si possono permettere di mandare il figlio all’Università. Avere i soldi e il tempo per poter studiare all’Università e quindi laurearsi non è un titolo di merito.

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Ci sono deputati e senatori, anche tra le fila del M5S, che sono molto preparati e competenti pur non avendo una laurea. Viceversa ci sono “professoroni” – come li chiama il M5S, ma ora che li candiderà chissà, magari cambierà idea – assolutamente non adatti a svolgere il ruolo di rappresentate dei cittadini. L’ufficio statistica del Senato del resto ci informa che i senatori non laureati sono circa un terzo del totale. Ai politici infatti gli italiani non chiedono di essere laureati, o di avere chissà quale dottorato ma di rappresentarli all’interno delle istituzioni. Il Parlamento – e anche il l’Europarlamento – sono uno specchio del Paese. Puntare sui laureati solo per poter dire “siamo il partito con il maggior numero di laureati” è una mera operazione di propaganda. Se a farlo poi è il partito che vuole (o voleva, a seconda della convenienza) abolire il valore legale del titolo di studio la vicenda diventa semplicemente ridicola.

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