Luca Ceriscioli: il governatore delle Marche che sfida il governo sul Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-29

L’ordinanza è stata bocciata dal TAR ma lui è diventato un eroe popolare. E adesso prova a ricandidarsi

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La sua ordinanza sulla chiusura delle scuole nelle Marche è stata annullata dal TAR su richiesta del governo, ma Luca Ceriscioli è diventato un eroe popolare. E il governatore adesso ha più chance di essere ricandidato proprio dal centrosinistra che ha sfidato. Paradossi della politica in tempi di Coronavirus, raccontati oggi da Concetto Vecchio su Repubblica:

«Certo che rifarei tutto», dice Luca Ceriscioli, 53 anni, il governatore democratico delle Marche che ha disubbidito al governo sul coronavirus, e con la mano destra sposta la boccetta di amuchina sulla scrivania. «I fatti mi hanno dato ragione. Un’ora dopo che avevo firmato l’ordinanza di chiusura delle scuole si è registrato il primo caso. Ora sono aumentati, tra loro uno studente del liceo scientifico di Pesaro, la mia città. Le mamme mi ringraziano. Lei cosa avrebbe fatto?».

Ha l’aria di uno che non ha mai alzato la voce e adesso sui social è diventato un eroe. Un professore di matematica sempre ligio al partito che nella maturità scopre il brivido della disubbidienza: il tiè a quelli di Roma. La sua pagina Facebook fino alla scorsa settimana incamerava poche decine di mi piace, ora superano il migliaio. Il video di 37 secondi, con cui giovedì sera ha annunciato la seconda ordinanza, dopo che il Tar aveva dato ragione a Palazzo Chigi, è diventato virale. «Non l’ho votata, ma adesso la stimo tantissimo», gli ha scritto una signora. Si complimentano da fuori regione: «La salute prima dei grandi poteri».

Non si capisce nulla del gesto di Ceriscioli, se non lo si inquadra nelle convulsioni del centrosinistra in vista delle regionali di maggio. Qui, come in Umbria, per la prima volta rischia di vincere la destra. E il governatore uscente si sarebbe mosso per un disperato istinto populista, quando aveva capito che non sarebbe stato ricandidato, dicono i suoi avversari. La coalizione non lo vuole più, perché lo ritiene perdente, ma deve fare comunque i conti con lui, visto che controlla il partito. «Il 70 per cento» precisa, con puntiglio.

Per uscire dall’intrico il segretario Nicola Zingaretti aveva dato incarico al leader regionale Giovanni Gostoli di scovare una figura civica. Gostoli l’aveva trovata nell’ex rettore Sauro Longhi. Ma non era gradito a Ceriscioli e il Pd sarebbe esploso. E allora Ceriscioli ha proposto Maurizio Mangialardi, 55 anni, sindaco di Senigallia e presidente dell’Anci, a lui vicinissimo: un compromesso istituzionale, che forse tiene insieme la coalizione. «Oggi ho telefonato a Speranza, Stumpo, Renzi, Calenda, Della Vedova, Pascucci, Nencini per convincerli a convergere su di lui», confessa il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. «Serve responsabilità, stavolta rischiamo». Mancinelli dice “che non si metterà di traverso”. Ceriscioli assicura che la candidatura di Mangialardi – domani mattina alla direzione regionale del Pd, alla presenza del vicesegretario Andrea Orlando – «passerà sicuro». Ma passerà anche nella società?

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