Opinioni
Leggendo il Paradiso di Dante
di Vincenzo Vespri
Pubblicato il 2018-12-28
Ad Ottobre ero stato un conferenziere “per caso” a un convegno su Dante. Di fronte a specialisti nel settore, abili divulgatori, mi sono reso conto della mia profonda ignoranza sull’argomento: dall’epoca del Liceo, infatti, l’unico mio incontro con Dante erano stati gli spettacoli-show fatti da Benigni a Piazza Santa Croce. Piacevoli, perfino istruttivi, ma molto […]
Ad Ottobre ero stato un conferenziere “per caso” a un convegno su Dante. Di fronte a specialisti nel settore, abili divulgatori, mi sono reso conto della mia profonda ignoranza sull’argomento: dall’epoca del Liceo, infatti, l’unico mio incontro con Dante erano stati gli spettacoli-show fatti da Benigni a Piazza Santa Croce. Piacevoli, perfino istruttivi, ma molto limitati perché pensati per appagare l’io dello spettatore medio: dopo aver sentito Benigni uno è convinto di aver capito tutto di un Canto. Invece confrontandomi con dei veri dantisti, mi son reso conto che molte , troppe cose mi sfuggivano. Così in queste vacanze natalizie, mentre stavo in Lunigiana (quindi molto vicino a dove in esilio, circa 700 anni fa, Dante scrisse parte della Divina Commedia) mi son messo a leggere il Paradiso. Ho scelto proprio il Paradiso perché mi son reso conto che della Divina Commedia era proprio la cantica che conoscevo meno. Leggendola adesso ho capito perché non ero riuscito ad assimilarla. È estremamente difficile.Decisamente inadatta per dei poveri studenti liceali. Capire il Paradiso richiederebbe un grandissimo sforzo sinergico del Professore d’Italiano, di Storia, di Filosofia e di Religione. Richiede infatti di entrare nella mentalità e nella cultura medioevale. Oltre che essere un’opera d’arte sublime infatti il Paradiso è anche una cosmogonia filosofica. Questa caratteristica la rende contemporaneamente difficile ed affascinante. Leggendo il Paradiso uno si rende conto degli immensi progressi fatti dall’Umanità in 700 anni. Ai tempi di Dante si sapeva già che la Terra fosse tonda (il fatto che gli antichi credessero fosse piatta è una bufala invereconda) ma la si credeva immobile. Il cosmo era praticamente ridotto al solo Sistema Solare. I Pianeti si movevano nei rispettivi cieli che erano in totale 9, l’ultimo dei quali, il primo mobile, fu aggiunto per spiegare la precessione degli equinozi. I cieli si muovevano intorno alla Terra con moto regolare. La ragione del loro movimento era dato dalle schiere angeliche. L’universo era visto come una sfera: il punto immobile in basso era occupato dalla Terra, il punto più alto, anch’esso immobile, da Dio, per questa ragione definito il motore immobile perché, pur essendo immobile, era la ragione ultima del movimento dei cieli. Per Dante e i suoi coevi l’Universo aveva poco più di 6000 anni.
Inoltre la dottrina aristotelica permeava tutto ed era il fondamento metafisico all’astrologia, poiché riconduceva tutti i mutamenti del mondo al movimento del primo cielo: il divenire terrestre cioè poteva essere previsto e spiegato astrologicamente, con cause non solamente meccaniche, ma soprattutto finalistiche, dotate di senso e destino. D’altronde, nel MedioEvo, .Il ragionamento scientifico era appena embrionale. E questo è molto chiaro anche nel Paradiso dantesco: qua e là compaiono le prime conoscenze fisiche e matematiche ma la gran parte delle “conoscenze” si basa sulla teologia e sulla metafisica. Leggere il Paradiso significa quindi entrare nel MedioEvo e richiede avere ben chiaro i concetti aristotelici di potenza ed atto, sostanza ed accidente, esistenza ed essenza…Sicuramente la lettura del Paradiso affascinante e stimolante, ma adatto ed utile per uno studente liceale di oggi? Cosa gli rimarrà della lettura del Paradiso? Forse, se va bene, come è capitato a me, qualche verso della Preghiera di San Bernardo alla Vergine ma non molto di più… Non sarebbe il caso di rivedere i programmi ministeriali? Avere il coraggio di toccare i mostri sacri e far studiare ai giovani classici più a loro livello. Parliamoci chiaro, sicuramente Dante lo farei studiare. L’Inferno ha conservato tutto il suo fascino perché tratta la natura più profonda dell’Uomo che non è di certo cambiata in 700 anni. Moltissimi passi sono statuari e coinvolgenti. Chi non si è emozionato di fronte alla storia di Paolo e Francesca? O del folle volo di Ulisse? O la tragica fine del Conte Ugolino e dei suoi figli? Perché non far studiare tutti e 34 canti dell’Inferno e solo passi scelti dei più difficili (e meno coinvolgenti) Purgatorio e Paradiso? Non avrebbe più senso? E magari organizzare per gli eventuali adulti interessati, corsi avanzati sul Purgatorio e sul Paradiso? Il travolgente successo delle letture dei canti della Divina Commedia da parte di Benigni dimostra che c’è sete di cultura vera ( e non solo di CinePanettoni). Sarebbe compito istituzionale della Tv pubblica, della scuola e dell’università proprio soddisfare e stimolare questo desiderio di conoscenze. L’arricchimento culturale non può essere limitato agli anni della scuola ma deve durare tutta la vita. D’altra parte Fatti non fummo per vivere come bruti ma per seguire vertute e canoscenza…Infine un’ultima considerazione: in 700 anni, in un periodo di secoli “lenti”, la conoscenza umana ha fatto progressi enormi… Nei prossimi 700 anni l’umanità che progressi farà? Se rimane vera la legge di Moore, la potenza dei computer raddoppia ogni 18 mesi (e quadruplica quindi ogni 3 anni). Quindi fra 700 anni i computers saranno più potenti di quelli attuali di un fattore pari alla 4 elevato alla duecentotrentatreesima potenza. Un numero enorme.. inimmaginabile … Se l’Umanità non distruggerà sé stessa con guerre, cambiamenti climatici ed atre pazzie, fra 700 anni l’Umanità guarderà le conoscenze attuali con la stessa sufficienza con cui adesso noi valutiamo le conoscenze all’epoca di Dante…