La legge di bilancio giallorossa in deficit al 3%

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-28

8 miliardi di risparmi come base di partenza. Più la flessibilità da chiedere in Europa: almeno altri 12 miliardi. Ma lo spazio fiscale, se si vuole davvero salire verso il limite del 3%, è il doppio

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La legge di bilancio giallorossa sarà in deficit. Il M5S e Di Maio hanno festeggiato – era il 27 settembre del 2018 – dal balcone di Palazzo Chigi il deficit al 2,4% e la sconfitta della povertà. Salvo poi fare marcia indietro a metà dicembre e riscrivere la manovra in pochi giorni secondo le indicazioni di Bruxelles, con un deficit al 2,04% (e lo zero era solo “estetico”). All’epoca il Pd gridò alla «sceneggiata» e coniò sui social l’hashtag #pagailpopolo. Oggi si prepara a fare la stessa cosa. Non ci sono molte altre strade, visto che – spiega oggi Repubblica – l’unico punto condiviso da tutti è impedire all’Iva e alle accise sui carburanti di aumentare dall’1 gennaio. Servono 23,1 miliardi solo per questo, di cui 19 ereditati dalla prima manovra di Renzi per il 2015 e 4 dal governo Conte. E altri 2,7 miliardi per le politiche invariate da rifinanziare come le missioni militari. Intanto il differenziale tra BtP e Bund continua a calare: uno spread a 100, calcolano, porterebbe risparmi importanti in termini di minore spesa per interessi: 1,8 miliardi il prossimo anno, 4,5 nel 2021 e 6,6 nel 2022.

Si fa di conto, in queste ore. E si scopre che in fondo l’eredità dei gialloverdi non è proprio da buttar via. Anche grazie alla seconda correzione imposta dall’Europa e culminata con l’assestamento di bilancio varato agli inizi di luglio da 7,6 miliardi per riportare il deficit, salito nel frattempo di nuovo al 2,4% del Pil, all’1,9%. Ebbene i tre quarti di questo intervento – fatto di risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza, entrate tributarie extra, maggiori dividendi di Cdp e utili di Bankitalia – si ripeteranno nel 2020.

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Le clausole di salvaguardia e i governi (La Repubblica, 28 agosto 2019)

Parliamo di 5,7 miliardi “trascinati”, calcola l’Ufficio parlamentare di bilancio. A cui aggiungere 1,9 miliardi di minori interessi sul debito per lo spread a 200. Siamo dunque a 8 miliardi di risparmi, come base di partenza. Più la flessibilità da chiedere in Europa: almeno altri 12 miliardi. Ma lo spazio fiscale, se si vuole davvero salire verso il limite del 3%, è il doppio. Molto più di un tesoretto, per coprire l’Iva e fare politiche per la crescita, rimettere in moto il Paese. Fantascienza? Non proprio. A Bruxelles l’aria è cambiata. E un governo giallo-rosso sembra in grado di rassicurare non solo i mercati, ma anche i vertici europei – a partire dalla presidente Ursula von der Leyen, votata da Pd e M5S – molto più inclini a sconti sulle regole, visto che l’Eurozona si sta avvitando sulla recessione della sua locomotiva: la Germania.

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