La strada di Lega e M5S verso la patrimoniale occulta

di Lucio Di Gaetano

Pubblicato il 2018-10-15

L’Italia disegnata con i colori gialloverdi era fino a ieri una specie di incubo distopico fatto di pensionati al Nord e giovani disoccupati foraggiati col reddito di cittadinanza al Sud. Da stamattina i colori del quadro sono se possibile ancor più conturbanti, grazie a due novità: Il governo starebbe pensando a un blocco almeno parziale …

article-post

L’Italia disegnata con i colori gialloverdi era fino a ieri una specie di incubo distopico fatto di pensionati al Nord e giovani disoccupati foraggiati col reddito di cittadinanza al Sud. Da stamattina i colori del quadro sono se possibile ancor più conturbanti, grazie a due novità:

  1. Il governo starebbe pensando a un blocco almeno parziale della rivalutazione inflazionistica delle pensioni (fonte il Messaggero);
  2. Tra le famose “tre proposte di lavoro” il cui rifiuto determinerebbe la decadenza dal reddito di cittadinanza, non sarebbero computate quelle provenienti da regioni diverse da quella di residenza.

reddito di cittadinanza

Dunque la versione 358.0 del Paese immaginato da Salvimaio prevederebbe a oggi che i pensionati residenti al Nord, messi a riposo anzitempo dal superamento della legge Fornero, comincino a impoverirsi progressivamente con l’avanzamento dell’età e che i giovani disoccupati del Sud siano relegati nelle regioni povere di nascita, pena la perdita della carità governativa: se non fossimo stra-convinti delle radici “de sinistra” di Di Maio e soci, sorgerebbe per l’ennesima volta il dubbio che il Movimento 5 Stelle sia solo un partito fantoccio il cui scopo è collaborare con Salvini alla realizzazione dell’obbiettivo storico della Lega Nord, ovvero spezzare il Paese in due allargando il divario economico tra Nord e Sud.

Ma, a ben vedere, l’obiettivo comune è un altro, ovvero raggiungere finalmente l’unità socio-economica dello Stivale, riducendo tutti, uniformemente, sul lastrico. E già, perché non bisogna perdere di vista il quadro complessivo: il disegno pentafascista, sia pur tra balzi in avanti e marce indietro, va chiarendo di giorno in giorno la propria insospettabile coerenza intrinseca, dimostrando di essere assai più fosco di quanto fa presumere questa o quella iniziativa idiota. Non dimentichiamo, infatti, che i vari rappresentanti del milieu intellettuale (sì lo so, ho un debole per le iperboli) populista sono tutti ab origine accomunati dall’analisi distorta dei fenomeni monetari, costruita attorno all’idea che la moneta sia, al contempo, il principale dei problemi e la fonte di tutte le soluzioni. Questo strambo approccio corrisponde sicuramente a una delle fondamentali esigenze di qualsiasi movimento politico di “rottura”, ovvero l’identificazione di uno o più nemici esterni (funzione peraltro già assolta in maniera eccellente dai clandestini™ e dai radical chic buonisti con l’attico a Nuova York™), ma meglio ancora al ben più prosaico bisogno delle classi dirigenti gialloverdi di individuare una possibile via d’uscita alla trappola politica nella quale si sono ficcate con 5 anni di balle e promesse irrealizzabili.

Da leggere: Così la Manovra del Popolo aumenta le tasse alle imprese

Questa via d’uscita ha un nome preciso e si chiama monetizzazione del debito (aka famo come er Giappone). Essa si basa sull’assunto che una costante maggior inflazione consenta al bilancio dello Stato di liberarsi dalla morsa del rapporto debito/pil aggratis, ovvero grazie a una crescita del PIL nominale più veloce di quella del debito: in sostanza ripagheremmo i nostri creditori, ma lo faremmo con una moneta che vale progressivamente meno. Dunque senza sforzi eccessivi sul lato della spesa. Naturalmente questo ragionamento non è esente da vizi (uno su tutti il fatto che i tassi d’interesse nominali tendono ad adeguarsi all’inflazione e dunque a incrementare il debito disinnescandone almeno in parte gli effetti) e tende a sottovalutare gli effetti dannosi sul ciclo degli investimenti di un quadro macro-economico nel quale la stabilità monetaria si erge a sommo disvalore.

Eviterei però di entrare nei tecnicismi e rimarrei sul piano politico. Se è chiaro infatti l’intento gialloverde di alleggerire la situazione dei debitori, non deve sfuggire quel che accadrebbe a quei poveri fessi che stanno dall’altra parte: i creditori. Perché, al solito, il debito pubblico qualcuno lo detiene e, al solito, quel qualcuno sono prevalentemente milioni di risparmiatori italiani che hanno sottoscritto titoli in via diretta o indiretta (ovvero tramite fondi e altre istituzioni finanziarie); se a questo poi aggiungete che il Governo attualmente in carica dichiara apertamente di voler incentivare nuove sottoscrizioni di Titoli di Stato da parte della cittadinanza, ecco che il quadro diviene ancor più chiaro: varare una patrimoniale occulta attraverso l’inflazione (visto che quella trasparente, aka prelievo forzoso alla Amato, è impopolare) che colpisca tutti, risparmiatori e salariati, pensionati e percettori del reddito di cittadinanza, indiscriminatamente.

Chi può ostacolare questa meravigliosa prospettiva? Piuttosto ovvio: quella pletora infingarda di burocrati che sta a Bruxelles. E già: perché finché avremo una moneta comune, la corsa all’inflazione e i trucchi da saltimbanco saranno ferocemente avversati dalla BCE (il cui mandato è preservare la stabilità monetaria) e dalla Commissione, la cui risposta ai tentativi della Giunta Sovranista Gialloverde sarà, inevitabilmente sempre la stessa:

Leggi sull’argomento: Paolo Savona e il conto corrente in Svizzera

Potrebbe interessarti anche