Economia
Le pensioni in pagamento il 3 gennaio e la perequazione
neXtQuotidiano 02/01/2020
Con la legge di bilancio 2020 si amplia anche la platea degli interessati. Gli assegni con la rivalutazione porteranno un adeguamento dell’inflazione pari allo 0,4% e il valore definitivo per il 2020 sarà determinato il prossimo 18 gennaio: arriverà un conguaglio che comunque riguarda 2 o 3 euro su base mensile
Il pagamento delle pensioni di gennaio non arriva il primo giorno dell’anno ma il 3: un ritardo di un giorno per gli emolumenti che però in compenso incorporeranno gli aumenti previsti dal meccanismo della perequazione. Per la quale, con la legge di bilancio 2020, si amplia anche la platea degli interessati. Gli assegni con la rivalutazione porteranno un adeguamento dell’inflazione pari allo 0,4% e il valore definitivo per il 2020 sarà determinato il prossimo 18 gennaio: arriverà un conguaglio che comunque riguarda 2 o 3 euro su base mensile.
La legge di bilancio prevede l’estensione della perequazione piena anche agli assegni pensionistici tra le tre e le quattro volte il minimo. Fino al 2019, il 100% di perequazione, spettava a pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo, cioè fino a circa 1540 euro al mese. Adesso invece la soglia sale fino a pensioni da 2.052 euro al mese. Per queste quindi l’adeguamento sarà al 97% (aumento dello 0,388%). Per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo, l’aumento sarà della 0,308% (perequazione al 77%). Per quelli tra cinque e sei volte, aumento dello 0,208. Per assegni superiori, fino ad otto volte il trattamento minimo, aumenti delle 0,188, fino a nove volte, aumenti dello 0,18 e ancora superiori, aumenti dello 0,16%.
L’Inps per il momento non recepisce la rivalutazione piena degli assegni 4 volte il minimo. Ovvero per il momento non entra sull’assegno il nuovo calcolo stabilito dall’ultima legge di Bilancio. Gli accrediti del prossimo 3 gennaio dunque seguiranno questo schema: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Con la manovra la rivalutazione sarà al 100% e non al 97 anche per gli assegni fino a 4 volte il minimo ovvero fino alla soglia dei 2.052 euro. Si tratta di pochi spiccioli in più che difficilmente cambieranno davvero l’assegno incassato dai pensionati. Basti pensare che le minime passeranno da 513 a 516 euro, l’assegno sociale da 458 a 460 euro e le pensioni di invalidità civile da 285 euro a 286. Un solo euro di aumento. Lo specchio vero di un governo che tratta i pensionati come bancomat e che fa solo promesse che non può mantenere.
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