Le curiose scuse di Giarrusso per non restituire i soldi al M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-30

Il senatore (e avvocato) dice che ha dovuto accantonare soldi per affrontare cause civili e penali che sono state intentate contro di lui. Ma c’è un problema di tempi (e di conti) che non tornano

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Oggi il senatore Michele Mario Giarrusso ha deciso di interrompere il silenzio sui suoi rendiconti in un’intervista rilasciata a Claudio Bozza sul Corriere della Sera in cui ha spiegato che non ha restituito i famosi 25mila euro che dovrebbe dare al MoVimento 5 Stelle per un motivo piuttosto cogente: «Perché questi soldi li ho dovuti accantonare per affrontare cause civili e penali che sono state intentate contro di me per quanto ho fatto nell’ambito della mia attività politica. Quella penale più rilevante, per cui sono stato rinviato a giudizio, riguarda la querela sporta dall’allora candidata sindaca di Agira, per un post sul blog di Beppe Grillo in cui denunciavo le ombre mafiose nella campagna elettorale del Pd di Enna. Per un altra causa civile a Porto Empedocle mi vengono invece chiesti 50 mila euro…».

Le curiose scuse di Giarrusso per non restituire i soldi al M5S

Giarrusso ha anche aggiunto altro: «Io sono ottimista sull’esito di tutte le cause, perché sono dalla parte della ragione. Però l’esito resta imprevedibile: così ho comunicato al mio capogruppo che devo accantonare i soldi, perché mi sta per arrivare un cospicuo saldo dai miei legali». E già qui la posizione di Giarrusso si fa curiosa, perché se davvero si sente dalla parte della ragione perché trattiene l’intera somma? In più c’è da considerare che Giarrusso è avvocato: pare davvero curioso che abbia trovato un collega pronto a chiedergli “un cospicuo saldo”, come dice lui. Ma queste per ora sono considerazioni ancora premature, visto che per stessa ammissione del senatore lui non ha ancora saldato nulla.

mario giarrusso

Più interessante è andare a vedere per cosa Giarrusso ha paura di pagare spese legali in cause per diffamazione. Lui fa soltanto un breve accenno a quanto accaduto, ma forse la questione merita un approfondimento. La storia che riguarda Agira comincia quando in un post sul blog di Grillo il 23 maggio 2015 intitolato “La mafia al tempo del PD” (e nel frattempo tolto dal sito di Beppe) Giarrusso scrisse, tra le altre cose, questo:

E’ inammissibile e intollerabile che nel 2015 sia ancora possibile esibire in maniera così plateale comportamenti e soggetti denotanti contiguità con gli ambienti mafiosi, per di più in una campagna elettorale.
Ps: il colmo del paradosso Piddino è che la giornalista che ha firmato il pezzo di Repubblica sull’arresto del boss Di Fazio e del Giannetto è la stessa Michela Giuffrida eurodeputato del PD presente, oltre che in piazza, sullo stesso balcone insieme a Crisafulli e Giannetto.”

Come ha raccontato l’Espresso, per quelle parole Mario Michele Giarrusso deve affrontare una querela per diffamazione aggravata. A denunciare Giarrusso è stata Maria Greco, deputata Pd e sindaco di Agira. E Giarrusso ha chiesto l’insindacabilità in quanto parlamentare, ma Crisafulli ha poi smentito di essere stato su quel balcone, mentre a carico del dipendente comunale – malgrado una condanna per porto illegale di armi, quella per favoreggiamento (2 anni, condonati) e una denuncia per traffico di stupefacenti – non risultano condanne per reati di mafia. Ora però viene il bello. Nella sua memoria difensiva Giarrusso ha chiesto l’archiviazione oppure che le sue parole fossero ritenute insindacabili, in quanto espresse nell’esercizio delle funzioni parlamentari. Successivamente Giarrusso pubblicò una serie di post su Facebook per spiegare perché volesse chiedere l’insindacabilità , dopodiché rinunciò all’immunità e la pagina fb del M5S pubblicò un post in cui il senatore spiegava che avrebbe votato no alla richiesta da lui stesso presentata.

Giarrusso e la storia di Porto Empedocle

La storia di Porto Empedocle invece arriva dopo che Giarrusso, in questo intervento su Facebook pubblicato il 31 marzo 2019, se l’era presa con Filippo Caci. “Se tu pensi che possa

Quest’ultimo ha annunciato nei giorni successivi che avrebbe citato in giudizio Giarrusso, come dichiarato dall’avvocato di Caci, Luigi Troja:

Nell’interesse del sig. Filippo Caci, comunico quanto segue.
A seguito del calunnioso e diffamatorio intervento di domenica 31 marzo 2019, del sen. Mario Michele Giarrusso, del Movimento 5 Stelle, in un pubblico intervento, il sig. Filippo Caci ha proposto querela e denuncia alla Procura della Repubblica per tutti i reati che potranno essere ravvisati.

Poiché inoltre, appare probabile che il predetto parlamentare invocherà, finché sarà in carica, l’immunità parlamentare per non sottoporsi al giusto processo penale, contro lo stesso sarà immediatamente iniziata anche l’azione dinanzi il competente Giudice civile per il risarcimento del danno.

Le affermazioni del Giarrusso lasciano sconcertati non solo per la loro grave portata diffamatoria e calunniosa, ma anche per la gratuità di certe affermazioni che cercano solo di avvelenare gli animi degli empedoclini ed aizzare i cittadini con tesi assolutamente inconferenti. Il predetto Giarrusso ha inoltre inteso invocare l’intervento di istituzioni repubblicane a proprio piacimento e solo a tutela dei propri sodali.

Di tali dichiarazioni lesive della dignità e del decoro del sig. Filippo Caci, il Giarrusso Mario Michele dovrà rispondere dinanzi la Legge e la Giustizia.

giarrusso

Ma qui un’altra domanda sorge spontanea: se la citazione al tribunale civile è stata annunciata soltanto il 6 aprile 2019, perché Giarrusso non restituisce da gennaio 2019? E se la storia della querela della sindaca di Agira risale al 2016, perché Giarrusso ha restituito nel 2017 e nel 2018?

P.S.: Ovviamente è un vero peccato che queste domande non siano state rivolte a Giarrusso nell’intervista rilasciata al Corriere: entrambe le storie sono pubbliche.

Leggi anche: Le restituzioni del M5S tra Maldive e altre scuse improbabili

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