L’autonomia quanno ce pare di Luca Zaia sulla manutenzione delle strade regionali

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-05

Si fa presto a dire autonomia subito. Ma quando c’è da pagare per la manutenzione delle strade regionali il Veneto (ma anche l’Emilia-Romagna e la Lombardia) chiedono ad ANAS di farsi carico di migliaia di km di strade regionali. La gestione è regionale, i soldi sono statali. questa è l’autonomia “differenziata” che piace a tutti

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Qualche giorno fa il Presidente del Veneto Luca Zaia spiegava su Facebook di «aver presentato un emendamento a per far gestire le infrastrutture venete a CAV», la concessionaria autostradale pubblica partecipata al 50%  da Regione Veneto e da ANAS (cioè dallo Stato) che gestisce già alcuni tratti autostradali (a pedaggio) della rete viaria regionale. Il Veneto quindi vorrebbe che anche i tratti autostradali in concessione ad Autostrade per l’Italia tornassero in mano pubblica, ma sempre in una società gestita a metà con lo Stato.

Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna: le tre regioni autonomiste che “restituiscono” le strade regionali ad ANAS

Lo stesso Stato al quale la regione di Zaia chiede maggiore autonomia per gestire meglio le risorse regionali, o almeno questa è la vulgata autonomista che si sente raccontare in Lombardia e in Veneto. Perché mentre di autonomia differenziata si parla sempre meno nel frattempo le regioni “autonomiste” cercano di sbarazzarsi di alcuni piccoli problemi di gestione. Come racconta oggi Dario Balotta sul Fatto Quotidiano infatti le tre regioni che hanno chiesto più autonomia hanno anche negoziato un’intesa con lo Stato centrale per “cedere” ad ANAS (e quindi allo Stato) qualche migliaio di chilometri di rete stradale classificata come regionale.

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Tutto inizia nel 2018 quando grazie all’intesa raggiunta in Conferenza Unificata fu deciso di riclassificare come strade di interesse nazionale, e dunque a gestione Anas, 2.713,466 Km di tratte regionali e provinciali di Veneto, con esclusione delle strade di proprietà dell’area metropolitana di Venezia, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Un provvedimento analogo era stato preso nel 2017 con la consegna ad ANAS di 3.500 km di strade regionali ricadenti nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria con l’obbiettivo di garantire la continuità territoriale e maggiori interventi di manutenzione. Con l’accordo siglato a novembre del 2018 sono tornate sotto la gestione Anas, 872,755 km di strade in Emilia Romagna, 1.075,606 km in Lombardia, 39,827 Km in Toscana e 725,278 Km in Veneto.

Quanto vale la mossa del Veneto in termini di milioni di euro (statali)

Perché il problema è questo: fare la manutenzione delle strade costa. E a quanto pare non solo le regioni “povere” non hanno soldi per farlo, ma nemmeno quelle ricche del Nord, quelle che sanno ben amministrare le risorse e curare il proprio territorio. E così a marzo del 2018 la Regione Veneto approvò uno schema di protocollo di Protocollo d’Intesa (analogo a quello approvato dalla Lombardia), da sottoscriversi con ANAS S.p.A. «per perseguire forme di gestione unitaria della rete stradale prioritaria ricadente nel territorio regionale, nella ricerca di maggiore efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa, anche attraverso la ridefinizione della composizione societaria della Società Veneto Strade S.p.A.». Veneto Strade è una società della quale nel 2018 la Regione Veneto era socia di maggioranza con il 30% ed attualmente ne detiene oltre il 76,42% (la Città Metropolitana di Venezia e le Amministrazioni Provinciali di Belluno, Padova, Treviso, hanno una partecipazione complessiva pari al 23,58%). I tratti di rete oggetto di proposta di riclassificazione da regionali/provinciali a statali «risultano direttrici caratterizzate da importanti flussi di traffico, in alcuni casi con carreggiate separate, su cui sono in attuazione o programmati importanti interventi di ammodernamento e che rivestono una funzione rilevante di collegamento di livello regionale e nazionale».

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Si tratta quindi di strade molto trafficate sui quali c’è bisogno di fare manutenzione. E come la farà il Veneto? Semplice: ANAS entrerà in Veneto Strade per la gestione dei 700 km riclassificati, ma a pagare sarà ANAS. Come spiegava a gennaio l’assessora regionale ai trasporti Elisa De Berti  «la riclassificazione della rete si traduce nel trasferimento a carico del Contratto di Programma Anas MIT dei costi di gestione e manutenzione dei 700 km riclassificati per una cifra annua di circa 21 milioni di euro, oltre a investimenti di manutenzione programmata per 10 milioni di euro/anno, con la previsione di uno specifico stanziamento complessivo per l’esercizio 2018-2022 pari oltre 100 milioni di euro». Fatalità della sorte l’intesa è stata sbloccata con il governo Conte 2, perché quando c’era la Lega al governo i dirigenti del Ministero dei Trasporti si chiedevano come mai lo Stato avrebbe dovuto farsi carico della manutenzione delle strade venete quando il Veneto stava chiedendo maggiore autonomia anche per quanto riguardava la gestione di strade e ferrovie. Sembra quasi che le regioni autonomiste vogliano la botte piena e la moglie  ubriaca. Almeno finché a pagare è Roma ladrona, o meglio, tutti i cittadini italiani.

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