Laura Castelli va a processo per diffamazione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-25

La storia in cui è coinvolta l’attuale viceministra all’Economia non è propriamente commendevole e coinvolge il modo di fare politica del MoVimento 5 Stelle: le false allusioni della Castelli nei confronti di una cittadina romena totalmente innocente

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Laura Castelli è stata rinviata a giudizio per diffamazione nei confronti di Lidia Lorena Roscaneanu, cittadina romena di 34 anni. La prima udienza si svolgerà l’11 settembre 2019. La storia in cui è coinvolta l’attuale viceministra all’Economia non è propriamente commendevole (l’abbiamo raccontata qui e qui) e coinvolge Piero Fassino e il modo di fare politica del MoVimento 5 Stelle. E cioè in larga parte utilizzando informazioni non verificate o platealmente false per diffamare l’avversario politico (gli eletti) e prendendosela con le persone innocenti (i “militanti”).

Laura Castelli rinviata a giudizio per diffamazione

La storia di Livia Roscaneanu ne è un esempio. Nel maggio 2016 l’onorevole Castelli pubblica su Facebook uno status con tre fotografie in cui si racconta di un’indagine della Guardia di Finanza sull’appalto del bar del tribunale assegnato dal Comune di Torino, proprietario dei locali, ad una società veronese, la Service Companies SRL. Una storia succosa per la lotta politica perché coinvolge l’allora sindaco. Ma la Castelli fa qualcosa in più rispetto alla – normale – propaganda politica: pubblica anche le foto del santino elettorale di Lidia Roscaneanu e una foto tagliata (dall’altra parte c’era un’altra candidata) in cui sono ritratti Roscaneanu e proprio Fassino.

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Il post di Laura Castelli su Lorena Roscaneanu (Foto da: Nuova Società)

Non contenta, nello status Castelli scrive: «Che legami ci sono tra i due? (Fassino e Roscaneanu, ndr) Fassino da (sic!) un appalto per il bar del tribunale di Torino a un’azienda fallita 3 volte, che si occupa di aree verdi, con un ribasso sospetto. LA PROCURA INDAGA. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quanto meno inopportuno. Che ne dite?». Il post fu commentato varie volte da utenti che non risparmiarono ingiurie e allusioni di carattere sessuale. Si trattava di vere e proprie fregnacce. Roscaneanu spiegò  che fu assunta a dicembre del 2015 e che si iscrisse al Pd solo il 31 marzo successivo. Nella foto apparsa su internet, inoltre, compariva accanto a Fassino da sola, ma dall’immagine era stata tagliata la parte in cui c’era un’altra candidata. “Il bar ha chiuso da mesi – concluse – e ora sono disoccupata”.

Il rinvio a giudizio di Laura Castelli

Castelli da parte sua nell’unica dichiarazione pubblica che ritenne di rilasciare sulla vicenda disse due cose interessanti: “Non ho mai insultato nessuno e, come sempre, ho provveduto a cancellare i commenti che contenevano insulti“. “Non ho accusato nessuno, ma riportato dei fatti – sostenne la parlamentare pentastellata -. Ho fatto il mio lavoro, denunciando un appalto irregolare, quello relativo al bar interno del Palazzo di Giustizia, sul quale per altro mi risulta ci sia una indagine aperta. Spiace che quel post sia stato cancellato da Facebook, ma ribadisco di non avere insultato nessuno e sono sicura di non avere commesso reati”.

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Il rinvio a giudizio disposto per il settembre 2019

Il giudice per le indagini preliminari Paola Boemio ha disposto nel gennaio 2016 l’imputazione coatta per la deputata piemontese del MoVimento 5 Stelle per gli insulti e la presunta diffamazione nei confronti della ragazza che lavorava nel bar interno del Palazzo di Giustizia di Torino e che alle ultime elezioni si era candidata in una circoscrizione con il Partito Democratico.

«Questa notizia (quella dell’indagine sul bar, ndr), di sicuro interesse pubblico e sostanzialmente espressa in maniera continente, fa solo da cornice a quanto, a ben vedere, è la reale portata del post e che integra a pieno titolo il reato contestato: non la critica all’opportunità politica della scelta di un determinato candidato consigliere, ma l’allusione, neppure troppo velata, all’esistenza di un legame intimo tra la Roscaneanu e Fassino», scrisse il GIP Boemio.

L’ordinanza del GIP su Laura Castelli 

.«Il post, che esordisce con un eloquente ‘che legami ci sono tra i due?’ ed è accompagnato da una foto, manipolata ad arte, che ritrae i due protagonisti affiancati, abbracciati e sorridenti, è maliziosamente volto a sostenere l’esistenza di un rapporto sentimentale tra i due, violando pienamente tutti e tre i canoni della veridicità, dell’interesse pubblico e della continenza e spostando illecitamente quella che vuole sembrare una mera ed innocua critica politica sul piano personale, in maniera gratuita e senza che ciò nulla aggiunga di utile alla valutazione di inopportunità politica nella scelta dell’aspirante consigliere comunale», aggiunge la GIP. E concluse che furono proprio le allusioni di Castelli ad aver scatenato gli insulti degli astanti nei confronti di Roscaneanu. Ora si va a giudizio.

Leggi anche: Laura Castelli, il MoVimento 5 Stelle e la macchina del fango del come strumento di lotta politica

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