Laura Castelli e la storia dei professionisti che pagano la mini-IRES

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-20

Molti sono sorpresi perché Laura Castelli ha detto che i professionisti pagheranno la “mini IRES”, vale a dire la tassa sulle società. La viceministra dell’economia ha fatto parecchia confusione ma nel Decreto Crescita è prevista un’agevolazione per i professionisti che hanno la contabilità ordinaria. Il problema però è un altro: ovvero l’esistenza di una “mini-mini-Ires” (che non c’è)

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Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Laura Castelli – viceministra dell’Economia, laureata in Economia Aziendale che per sua stessa ammissione ha lavorato in un CAF ed esercitato la professione di commercialista pur senza essere iscritta all’Albo – due giorni fa ha voluto illustrare il grande lavoro che il governo e la maggioranza stanno facendo sul Decreto Crescita. Lo ha fatto con un video pubblicato su Facebook dove spiega mostre delle «norme che servono in questo momento per aumentare la crescita».

Le fregnacce di Laura Castelli sul taglio di nove punti dell’IRES

Per non sbagliare la Castelli ha addirittura un foglio con degli appunti. Ci dice «mi sono appuntata un po’ di cose perché è un testo molto corposo che ha quasi cinquanta articoli» (in realtà ne ha proprio 50). Subito la viceministra passa alla lettura dei tanti provvedimenti contenuti nel Decreto: «noi avevamo messo la mini-Ires dentro la legge di bilancio che siamo riusciti ancora a ridurre come tassazione addirittura di nove punti percentuali, quindi una mini-Ires ancora più mini per quei redditi che arrivano fino a 65mila, quelli dei professionisti».

laura castelli ires partite iva - 1

Quello che sta dicendo Laura Castelli è sbagliato? Sappiamo che l’IRES è la tassa sulle società, si chiama infatti Imposta sul reddito delle società. I professionisti (le partite IVA) in quanto persone fisiche non pagano l’IRES. Certo, se dei professionisti creano una società allora sono tenuti a pagare l’IRES, ma non in quanto professionisti in quanto società. La novità del Decreto Crescita – dove si legge che «a  decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2022, il reddito d’impresa dichiarato dalle società»  – è che prevede appunto una revisione della mini-IRES  dal 20,5% al 20% a partire dal 2023. Una delle novità è proprio che l’agevolazione non riguarda solo le società di capitali, ma anche i soggetti Irpef purché siano in contabilità ordinaria. Quindi non si applica a tutti i professionisti, come invece lascia intendere il viceministro dell’Economia, ma solo ad alcuni.

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Qual è la vera fregnaccia di Laura Castelli? L’entità del taglio, ovvero l’esistenza di una mini-mini-IRES. Nella versione della legge di Bilancio il taglio previsto era di nove punti percentuali, con il Decreto Crescita invece la riduzione massima sarà di 3,5 punti percentuali (22,5% per il 2019, 21,5% per il 2020 e 21% per il 2021, e 20,5% solo a partire dal 2022). Non proprio la mini-mini-IRES che uno si aspetterebbe sentendo il discorso dell’onorevole Castelli. Ed è questo il vero problema del discorso di Laura Castelli, non tanto di non aver saputo spiegare (o meglio non aver spiegato affatto) la faccenda dei “professionisti che pagano la mini-IRES” ma di aver raccontato dell’esistenza di una ulteriore riduzione dell’IRES rispetto alla legge di Bilancio.

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