Laura Castelli senza deleghe e altre ragioni della rabbia del M5S contro Tria

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-15

Il ministro dell’Economia nel mirino dei grillini: non fa quello che gli dicono e si dimostra addirittura indipendente. Come si permette?

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I grillini sono molto arrabbiati con Giovanni Tria. E non c’entra il boicottaggio del decreto dignità che del resto non si può certo imputare al ministero dell’Economia ma alla Ragioneria Generale dello Stato e all’INPS, che ha materialmente redatto la tabella incriminata. No, il nervosismo dipende dai dubbi del ministro nei confronti delle scelte di leghisti e M5S e anche riguardo i consigli sulle nomine – come quello sul direttore generale del Tesoro – che il ministro non sembra per niente intenzionato a seguire. E c’è anche il caso di Laura Castelli:

Altro capitolo, la situazione del viceministro dell’Economia Laura Castelli. È stata spedita al ministero per osservare da vicino le mosse del ministro, e per far pesare le indicazioni politiche del vicepremier Di Maio. A un mese e mezzo dal giuramento dell’Esecutivo, però, né Castelli né l’altro viceministro leghista Massimo Garavaglia hanno ricevute delle deleghe operative, indispensabili per poter esercitare una qualunque azione concreta.

Su due giornali è stata riportato uno sfogo pesantissimo di Castelli contro Tria(«Io questo lo asfalto»). Frase smentita come «pura invenzione», ma certamente è plausibile che la deputata torinese di M5S che per ora resta sottosegretario – non sia molto contenta della situazione.

giovanni tria

Uno dei due giornali a riportare la frase di Castelli è stato il Foglio in un articolo a firma di Salvatore Merlo. L’altro giornale è il Corriere della Sera, a cui la Castelli ha inviato una richiesta di rettifica che però è stata respinta al mittente dall’autore dell’articolo Francesco Verderami.

giovanni tria laura castelli

Poi c’è il caso Cdp. Di Maio e Salvini si erano già messi d’accordo: alla guida operativa della Cassa Depositi e Prestiti ci sarebbe andato come amministratore delegato Marcello Sala, monzese, considerato vicino alla Lega, già curatore fallimentare di Euronord Holding, la società nata dalle ceneri della banca leghista Credieuronord fallita nel 2004. I grillini puntavano su Fabrizio Palermo per la direzione generale e ad Antonio Guglielmi di Mediobanca, già protagonista involontario della querelle sulla direzione generale del Tesoro. Un piano che però non va bene a Tria:

Una intesa fatta saltare proprio dal ministro Tria, che per la poltrona più importante di Via Venti Settembre punta su Alessandro Rivera, attuale dirigente generale della Direzione del Tesoro. Rivera, però, non va bene né a Di Maio né a Giorgetti: è troppo in continuità con la gestione Padoan.

E insospettisce anche il fatto che molte persone che facevano parte dello staff di Pier Carlo Padoan (o da lui nominate) continuino a vari livelli a ricoprire ruoli significativi. A cominciare dal Ragioniere Generale dello Stato Daniele Franco. Persone che pesano, e che condizionano secondo Di Maio e Giorgetti le decisioni di Tria.

Guarda caso, Daniele Franco è anche l’obiettivo scelto da Di Maio per parlare di complotto dietro la tabella degli ottomila posti di lavoro nel decreto dignità. Coincidenze?

Leggi sull’argomento: Chi ha boicottato il decreto di Di Maio?

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