Così Conte prova a rimangiarsi la Manovra all’insaputa di Salvini e Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-11

La trattativa del premier con l’Europa su reddito e pensioni prevede modifiche ai due provvedimenti-simbolo del M5S e della Lega. Che già provano a scaricarlo

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Giuseppe Conte sta mettendo a punto i termini della trattativa con l’Europa sulla Manovra del Popolo in base a due pilastri ben precisi: reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni. Marro e Salvia sul Corriere della Sera raccontano che il testo originario della manovra di bilancio sta subendo delle modifiche in modo da introdurre risparmi sulle nuove spese che porterebbero il rapporto deficit/Pil dall’attuale livello ipotizzato al -2,4% a un più contenuto -2,1%. In questo modo le misure dovrebbero ottenere l’approvazione della Commissione europea. Decisive potrebbero essere le clausole di spesa equivalente, meccanismi capaci di garantire che la spesa per reddito di cittadinanza e quota 100 non supererà i tetti fissati per il 2019. Si parla di scendere di 3,5-4 miliardi abbassando quindi il deficit programmato al 2,2% del PIL.

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Manovra del Popolo, stime a confronto (La Repubblica, 28 novembre 2018)

Ma l’Unione Europea vuole arrivare sotto il 2% e l’obiettivo si potrebbe raggiungere con uno sforzo in più sulla spending review e mantenendo integre le clausole di salvaguardia dell’IVA per il 2020 e il 2021

Il premier Giuseppe Conte, che punta a chiudere l’intesa domani incontrando Juncker, dovrebbe far leva da un lato sulla temporaneità di «quota 100» (pensione a 62 anni con 38 di contributi), che dovrebbe durare tre anni. E dall’altro sulla «universalità» del reddito per i poveri, più volte richiesta proprio dalla Ue. E infine sulla finalizzazione del sussidio al reinserimento lavorativo dei giovani e all’aumento del tasso di occupazione, anche questo obiettivo Ue.

Per«quota100» le finestr etrimestrali (periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza della pensione) potrebbero allungarsi se il monitoraggio delle domande dovesse mostrare un afflusso superiore a quello atteso rispetto alla platea potenziale di 350 mila lavoratori. La seconda finestra d’uscita, ad esempio,non si aprirebbe più a giugno 2019 ma il successivo settembre.

Sul reddito di cittadinanza secondo i tecnici bisognerebbe far leva sul fatto che al reddito si accede per trovare un lavoro (grazie ai centri per l’impiego) e quindi se il sistema funziona non bisogna restare assistiti a lungo. Si potrebbe dunque stabilire un meccanismo di rotazione per cui si accede al reddito man mano che si liberano i posti delle persone entrate in precedenza e che nel frattempo siano state collocate al lavoro. Un meccanismo che ricorda le prime cento telefonate delle televendite.

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