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Perché Virginia Raggi ha "dimenticato" di ringraziare Ignazio Marino per il restauro della Sala degli Orazi e dei Curiazi

Giovanni Drogo 23/02/2017

L’onestà intellettuale andrà di moda, per questo per ora la sindaca Virginia Raggi ha accuratamente evitato di ringraziare l’ex sindaco per aver trovato il finanziatore per il restauro della Sala degli Orazi e dei Curiazi dei Musei Capitolini. Di mezzo c’è lo scandalo creato dai Cinque Stelle su quella cena da 3.500 euro offerta dal Comune di Roma in cambio di una sponsorizzazione da due milioni di euro…

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Se c’è una cosa che fa parte della normale gestione della cosa pubblica nelle città è quella di inaugurare opere o festeggiare la conclusione di lavori di restauro che sono iniziati anni prima, magari quando al governo c’era un amministrazione di un altro colore politico. Non è uno scandalo quindi che Virginia Raggi abbia inaugurato la Sala Orazi e Curiazi dei Musei Capitolini: romani e turisti potranno finalmente godere appieno della bellezza degli affreschi della sala giusto in tempo per il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma che è stato firmato il 25 marzo 1957 proprio nella Sala Orazi e Curiazi e ha sancito la nascita della Comunità Economica Europea. Stona però che la sindaca Raggi, nel ringraziare Alisher Usmanov, il mecenate uzbeko che con 300 mila euro ha finanziato il restauro non abbia rivolto un ringraziamento all’ex sindaco Ignazio Marino.
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Quando Virginia Raggi accusava Marino di dilapidare i soldi dei romani

L’onesta intellettuale, ma soprattutto i più basilari princìpi di cortesia istituzionale, avrebbero voluto che la Raggi ringraziasse pubblicamente Marino che si è speso in prima persona per convincere Usmanov a sponsorizzare il progetto di restauro. Però non lo ha fatto e il motivo è molto semplice. La Raggi e tutti gli autorevoli esponenti del MoVimento 5 Stelle che ora siedono nella Giunta e nel Consiglio Comunale sono le stesse persone che hanno sventolato sotto il naso di Marino quel conto per una cena da tremilacinquecento euro pagata da Marino con il famoso bancomat del Comune di Roma (quello che la Raggi ha platealmente tagliato qualche
mese dopo il suo insediamento). I Cinque Stelle denunciarono Marino per quelle cene di lusso e i giornali (ad esempio il Fatto Quotidiano) scrissero molti articoli sulla vicenda per la quale alla fine Marino fu assolto. Questo è il testo di un comunicato stampa dei Cinque Stelle del due ottobre 2015, poco prima delle dimissioni del sindaco:

Dopo oltre due settimane di attesa dalla prima richiesta di accesso agli atti, numerosi solleciti, e alla fine l’intervento delle forze dell’ordine, siamo riusciti oggi ad ottenere tutte le spese di rappresentanza del sindaco Marino dall’inizio del suo mandato. A prescindere da eventuali vizi di illegittimità, che non starà a noi accertare, lo farà eventualmente la Corte dei Conti, un dato politico emerge in maniera chiara: il sindaco Marino ha confuso il suo mandato con quello di Ministro degli Esteri, Ambasciatore, Alto Rappresentante di Stato, o qualche carica simile”. Così in una nota M5S Roma. Numerose missioni all’estero, quasi tutte a Londra e negli Stati Uniti con voli in business class. Non mancano poi cene offerte a rappresentanti della World Health Organization, rappresentanti della stampa estera, ambasciatore del Vietnam, rappresentanti di aziende ospedaliere, chirurghi di fama internazionale, per non parlare addirittura di diverse cene con Parlamentari della Repubblica e loro accompagnatori. Il conto totale, che pagano tutti i cittadini romani con le loro tasse, in poco più di due anni sfiora i 50 mila Euro, insomma quasi 2.000 euro al mese per le spese di rappresentanza del Sindaco. Un po’ troppo. Da un Sindaco ci aspettiamo che incontri i cittadini, i comitati di quartiere, le associazioni, soprattutto in periferia dove ad oggi i servizi non esistono. Che dialoghi con le tante realtà produttive che affrontano ogni giorno il disagio di lavorare in una città dove manca tutto, infrastrutture, investimenti. Se Marino non è in grado di fare questo, si faccia da parte, e lasci la guida della città a chi ha veramente a cuore il futuro di roma e dei romani.

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Ed è proprio sul punto degli investimenti (sul quale è tornato ad insistere anche Beppe Grillo) che Marino fornisce la sua versione dei fatti spiegando che quella cena da 3.500 euro era per ringraziare Usmanov del versamento di mezzo milione di euro parte dei quali è stata utilizzata per il restauro della Sala degli Orazi e dei Curiazi mentre il restante per il restauro della fontana dei Dioscuri davanti al Quirinale. Marino racconta che la sera della famosa cena che tanto sconvolse la consigliera Raggi venne firmato un protocollo che prevedeva una seconda donazione da un milione e mezzo di euro per il restauro dell’area archeologica centrale e delle colonne del foro di Traiano.

Quella stessa sera firmammo un protocollo di intesa e poche settimane dopo, in una bella serata primaverile, Roma ricevette da Alisher Usmanov una seconda donazione di un altro milione e mezzo di Euro. Oggi sia la fontana dei Dioscuri che la sala degli Orazi e Curiazi sono tornate al loro originale splendore. Entro dicembre 2016, l’area archeologica centrale, avrebbe dovuto arricchirsi di due ordini di colonne alte quasi quanto la metà della colonna di Traiano, ma ancora questi lavori non sono stati compiuti, nonostante il denaro di Alisher Usmanov sia a Roma dalla primavera del 2015.

In buona sostanza a fronte di una spesa di 3.500 euro Roma Capitale ha ottenuto in cambio una donazione da due milioni di euro. Se non è un buon investimento questo non è ben chiaro cosa lo possa essere. Tanto più che anche per i Cinque Stelle dell’epoca uno dei compiti del sindaco era quello di fare investimenti per la città. Marino avrà sicuramente tutte le sue colpe (politiche) e avrà fatto un sacco di errori ma non questo. Dietro la studiata decisione con la quale la Raggi ha evitato di menzionare Marino non c’è solo la distrazione di una “che è appena arrivata” ma una certa volontà di nascondere sotto il tappeto un episodio che l’ha vista protagonista e sulla quale ha avuto torto. Per i biografi di Virginia questo non è il novantaduesimo successo dell’Amministrazione Raggi.

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