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La pista della vendetta nell’esplosione della cascina a Quargnento in provincia di Alessandria

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-06

Giovanni Vincenti, proprietario della cascina, parla di un dispetto ai suoi danni. Segni di effrazione a una delle finestre. Il giallo delle due esplosioni e della terza bomba disinnescata

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Si chiama Giovanni Vincenti e ha 55 anni il proprietario della cascina a Quargnento in provincia di Alessandria ieri esplosa con la morte di tre vigili del fuoco e nella quale sono stati trovati inneschi e timer. Non è indagato ma si indaga sui litigi in famiglia come movente dell’accaduto.

Giovanni Vincenti: il proprietario della cascina esplosa a Quargnento

Chi ha fatto saltare tutto aveva imbottito di bombole di gas da 15 chili la cascina e montato inneschi temporizzati. È bastato saturare i locali aprendo appena le valvole e tutto è saltato per aria. Sarebbe stata programmata la prima esplosione un bel po’ dopo la mezzanotte tra domenica e lunedì. La seconda quaranta minuti dopo, quando cioè nel cortile di questa casa vuota ormai da un paio d’anni c’erano già un camion del 115 e una pattuglia dei carabinieri. Una terza esplosione avrebbe dovuto innescarsi più tardi. Ma il timer s’è incantato, i carabinieri lo hanno trovato e disinnescato. «Mi hanno fatto un dispetto — ha detto a tarda sera Giovanni Vincenti uscendo dal cancello della sua tenuta sventrata — volevano annientarmi e invece hanno colpito degli innocenti». L’imprenditore di origini pugliesi aveva acquistato l’azienda agricola 23 anni fa. «Ho investito tutto quello che avevo — dice — per realizzare il sogno della mia vita: un maneggio e un allevamento di cavalli da concorso». Il progetto ha fatto naufragio. Nel 2011 il centro ippico Duende, ex Rivabella, è stato in parte venduto.

TIMER CASCINA QUARGNENTO ALESSANDRIA

Il timer ritrovato nella cascina di Quargnento ad Alessandria

L’indagine è per omicidio plurimo e crollo doloso. Vincenti, che oggi è imprenditore del turismo online, aveva subito nel 2003 un primo rogo doloso che aveva bruciato un fienile. Molte le cause per truffe nel commercio dei cavalli. Dopo un pestaggio mai chiarito, era pure finito in ospedale. Fino allo strappo del 2016: dopo l’ennesimo litigio e le denunce incrociate, figlio e fidanzata caricano tutti i cavalli su un tir e si trasferiscono a Torino. «Giovanni è un uomo difficile — dice Claudio Possenti, direttore tecnico del Duende — e irascibile. Da tre anni la proprietà, dopo che lui aveva trovato una nuova compagna, era in vendita per 620 mila euro». Stava per finire all’asta. Ora si indaga in famiglia, ma pure sui contatti personali e commerciali di Giovanni Vincenti, inseguito da debiti e persone in cerca di vendetta.

La pista della vendetta nell’esplosione della cascina a Quargnento in provincia di Alessandria

Il proprietario è stato ascoltato fino a pomeriggio inoltrato dai carabinieri del Comando provinciale di Alessandria, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso, che indagano coordinati dalla procura. Per il procuratore Cieri l’uomo allo stato è la “parte offesa” della vicenda. “Dobbiamo capire chi e perché abbia voluto danneggiarlo in questo modo”, osserva il magistrato, relegando a “indiscrezioni” le voci su presunte difficoltà economiche e sui dissidi col figlio Stefano. “Non mi sono fatto nessuna idea”, taglia corto l’anziano padre del proprietario. “So solo che mio figlio, e pure mio nipote, andavano a cavallo – racconta – La casa era stata comprata, e ristrutturata, qualche anno fa. C’erano due scuderie, poi circa due anni fa hanno lasciato tutto e si sono trasferiti”. La casa è finita pure in vendita, alla cifra di 750 mila euro, ma acquirenti non se ne sono visti.

quargnento alessandria

La squadra del comando provinciale di Alessandria era intervenuta intorno alla mezzanotte per la segnalazione di un incendio di abitazione. Giunta sul posto verificava la presenza di un cascinale composto da due edifici, quello più piccolo interessato da un’esplosione d’intensità non particolarmente importante. All’interno un principio d’incendio e segni evidenti di effrazione a una delle finestre; la squadra entrava rinvenendo nel locale due bombole di Gpl con collegato un piccolo apparecchio, che faceva pensare a un timer. Spente le fiamme e messe in sicurezza le bombole – proseguono i vigili del fuoco – la squadra procedeva alla verifica del secondo corpo di fabbrica, più grande. Dopo l’una, riscontrati anche su questo dei segni di effrazione a una delle finestre, in accordo anche con i colleghi dei carabinieri, i vigili del fuoco entravano all’interno, quando venivano investiti dalla seconda e devastante esplosione, che produceva il crollo totale della struttura.

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