La Pasqua ai tempi del Coronavirus

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-04-12

La religione cristiana si basa su tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Il Natale rappresenta la speranza di un mondo migliore e di una umanità in cammino verso una futuro migliore. La speranza è la virtù che dà senso alla vita, che dà gioia. Non è esclusiva dei cristiani ma, in maniera solo formalmente …

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La religione cristiana si basa su tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Il Natale rappresenta la speranza di un mondo migliore e di una umanità in cammino verso una futuro migliore. La speranza è la virtù che dà senso alla vita, che dà gioia. Non è esclusiva dei cristiani ma, in maniera solo formalmente diversa, è presente in tutte le altre religioni, in molte filosofie, in molti movimenti politici e in molte etiche prettamente laiche. Dalla speranza nasce la carità. Infatti se uno vuole un mondo migliore, è naturale che cerchi di aiutare quelli che sono rimasti indietro. Quindi la carità, come la speranza, non è esclusiva dei credenti, né, a maggior ragione, dei cattolici. La Pasqua invece è l’aspetto caratterizzante della fede cristiana. Usando un formalismo matematico, uno è cristiano, se e solo se, crede nella resurrezione di Cristo. Per questa ragione, nella sua millenaria storia, la Chiesa quando voleva essere ecumenica (ossia diretta a tutti, fedeli e non fedeli) puntava su speranza e carità (virtù universali) e quando invece, guardava alla sua comunità, faceva discorsi di fede. Coerentemente, il simbolo del cristiano è il crocefisso, non certo l’albero di natale o il presepe.

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Il pontificato di Papa Francesco è caratterizzato da un forte sbilanciamento sulla visione ecumenica. Questo ha reso la Sua guida molto popolare fra i non credenti, ma ha fortemente disorientato il proprio gregge di fedeli. La secolarizzazione della società è evidente e ormai, in quasi tutte le società occidentali, la religione cattolica rischia di essere catalogata, dai giovani, come una superstizione al pari, se non peggio, dell’oroscopo. Stiamo andando verso una società che non sente più il bisogno religioso. Questo non è capitato alle altre religioni (Islam, Ebraismo, Protestantesimo, etc) che per resistere alla società moderna sono state un po’ meno ecumeniche della Chiesa ma sicuramente molto più attente alle esigenze della propria comunità di fedeli. In altre parole hanno curato un po’ meno l’interesse generale, ma molto di più l’interesse particolare.

La Pasqua quindi rappresenta l’unico momento in cui, tradizionalmente, tutta la comunità dei fedeli cattolici s’incontra. Il Coronavirus ha però cancellato tutte le celebrazioni pasquali. Sta abituando la comunità cattolica non solo a non andare a messa ma anche a trascurare la festa centrale della fede cristiana. E’ ovvio che le gerarchie ecclesiastiche non potevano richiedere che, in questi tempi di contagio, ci potessero essere assembramenti ma, forse, qualcosa di più poteva essere pensato od escogitato. Come sono state pensate misure per garantire l’approvvigionamento di cibi e vettovaglie varie mantenendo aperti i supermarket, forse, si poteva pensare di erogare, magari in modo contingentato, ma non solo via TV, i servizi religiosi connessi alla settimana santa. La Parola di Dio non è forse il “pane”dell’anima? Certo uno può pregare da solo, certo uno può leggersi da solo il Vangelo, certo i riti non sono strettamente necessari, certo uno può fare tutto via internet e TV ma allora se non esiste la “comunità” dei fedeli, a che serve la Chiesa? Perché mantenere una struttura così imponente e costosa se si limita a fare ciò che anche organizzazioni non religiose fanno, probabilmente meglio e a minor costo e senza indottrinamenti, plagi e sacrifici personali?A mio parere, lo scopo della Chiesa non è quello di fare concorrenza, tramite Caritas, ad Emergency. Lo scopo è la salvezza delle anime, le attività caritatevoli e di accoglienza sono solo una naturale conseguenza di essere cattolici, ma non il fulcro della fede. Ripeto, senza la Pasqua di Resurrezione, non ha senso essere cristiani. Quale sarà la conseguenza di una Pasqua senza rRiti che coinvolgano fisicamente la massa dei fedeli? La comunità di fedeli resisterà a questa prova o sarà una ulteriore spinta, forse quella decisiva, alla totale secolarizzazione della società italiana?

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