La Lega e Draghi presidente dopo Mattarella

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-30

La proposta di Giancarlo Giorgetti riguarda l’uomo che ha detto che l’euro è irreversibile

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L’uomo che ha certificato l’irreversibilità dell’euro potrebbe diventare presidente della Repubblica su proposta della Lega. Mario Draghi sarebbe il candidato del Carroccio, o perlomeno di Giancarlo Giorgetti, che in effetti dell’ex governatore della BCE si è sempre professato amico, come riporta un retroscena sul Messaggero:

La Lega potrebbe votare Draghi per il dopo Mattarella? «E’, come si usa dire, una risorsa della Repubblica. Lo ha detto anche Berlusconi. Vedremo, non so se la Lega sarebbe pronta… c’è ancora tempo». La confidenza di Giorgetti è solo uno dei tasselli del nuovo corso del partito di via Bellerio. Inclusivo, aggregatore, ma soprattutto rassicurante. Salvini ha da tempo cambiato verso. Basta con i litigi nel centrodestra ma basta anche con l’isolamento in Europa e i timori dei mercati. A testimoniarlo è il dialogo avviato con la Cdu tedesca per favorire – grazie anche alla mediazione di Berlusconi e Orban – contatti con il Ppe. Ed è in corso perfino un confronto con le massime istituzioni, a partire da Bankitalia visto che ci sono stati degli incontri di uomini di Salvini proprio con i vertici di palazzo Koch.

Insomma la strategia dei Borghi e dei Bagnai, quel continuo mettere in discussione perfino l’Euro, va in soffitta. Emerge, invece, il ruolo di un Capitanoche punta a far risaltare la Lega come una forza che può garantire stabilità. «Noi ormai – afferma un ex ministro del Carroccio – siamo la nuova Dc. Il fatto di sfiorare il 40%,di raccogliere il voto dei poveri, dei ricchi, di imprenditori e lavoratori è il segno che ogni categoria guarda alla Lega come un partito che garantisce tutti».

giancarlo giorgetti angela merkel ppe

Forse perfino M5S, se è vero che dopo la vittoria degli ex lumbard in Umbria molti pentastellati soprattutto al Senato sono tornati a bussare alle porte di Salvini.
Non si tratta di incontri formali, ma solo di ammiccamenti, di nuove richieste di informazioni, di consolidamento di rapporti personali tra ex alleati che hanno condiviso un tratto di strada insieme.

Insomma al di là dell’invito di Salvini («porte aperte a tutti, anche a M5S») al momento si tratta solo di contatti. Anche perché molti leghisti frenano, soprattutto se si dovesse andare al voto con il taglio dei parlamentari. «E’ chiaro che ora – dice un ‘big’ del Carroccio–rappresentiamo un porto sicuro. Potremmo accoglierne una quarantina se volessimo, ma qui non siamo al mercato delle vacche».

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