La chat “Let’s rule Italy dei ministri grillini (nel frattempo dimenticati)

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-05-05

Laura Cesaretti sul Giornale oggi racconta la triste storia dei ministri del governo Di Maio, chiamati a formare il governo via email inviato a Mattarella e poi passati a miglior vita, politicamente parlando, dopo i risultati delle elezioni. C’era l’aspirante titolare della Pubblica Istruzione Salvatore Giuliano che – si scoprì dopo la «nomina» – era …

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Laura Cesaretti sul Giornale oggi racconta la triste storia dei ministri del governo Di Maio, chiamati a formare il governo via email inviato a Mattarella e poi passati a miglior vita, politicamente parlando, dopo i risultati delle elezioni.

C’era l’aspirante titolare della Pubblica Istruzione Salvatore Giuliano che – si scoprì dopo la «nomina» – era stato un fan di Matteo Renzi e della sua Buona Scuola. C’era la futuribile inquilina del Viminale, la truccatissima criminologa Paola Giannetakis, che – ops – aveva firmato appelli per il sì al referendum renziano. C’era Lorenzo Fioramonti, professore in quel di Pretoria e destinato allo Sviluppo Economico, che in tv spiegava di voler risanare i bilanci dello Stato eliminando «l’ufficio che si occupa delle ristrutturazioni degli uffici dei presidenti della Camera e del Senato».

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La squadra dei ministri presentata da Luigi Di Maio il 1 marzo [via Twitter.com]
Bei tempi, quelli in cui una volta qui era tutta campagna elettorale. E che però oggi, dopo il fallimento della politica dei due forni, sembrano essere definitivamente tramontati. Anche se qualche ricordo ancora c’è su Whatsapp:

Il risvolto doloroso sta però nel fatto che i diciassette ci avevano creduto. Tanto che, sui cellulari di alcuni di loro, esistevano chat whatsapp dedicate dal titolo assai chiaro: istituzionale ma ottimistica la prima («Governo 2018-2023»), nella quale presumibilmente si discutevano con il premier Gigino i primi provvedimenti da prendere e ripartizione delle deleghe. La seconda più informale, e piena di entusiasmo: «Let’s rule Italy».Un po’ come dire: «Andiamo a comandare».

Chat riservate, ovviamente, ma che attendibili testimoni hanno avuto modo di sbirciare mentre erano ancora in piena attività, sui telefonini di alcuni «ministri» che scambiavano frenetici messaggi. Oggi, probabilmente, le chat sono in disarmo, un po’ come l’aspirante premier.

let's rule italy

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