Economia

Il taglio dell’IVA: quanto dura e quali prodotti costeranno meno

La riduzione dell’imposta potrebbe interessare solo chi paga con la carta di credito

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Il taglio dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) per ora immaginato dal governo Conte per rilanciare i consumi dopo l’emergenza Coronavirus  potrebbe essere deciso dal governo già questa settimana: secondo Repubblica  i parla di una cura shock in grado di restituire ossigeno ai consumi arrivando quasi a dimezzare le aliquote massime attualmente del 22 per cento, con un taglio di dieci punti.

L’intervento avrebbe una durata biennale fino al 2022, una sorta di mega una tantum fiscale e sarebbe condizionato all’uso della moneta elettronica. Il costo, a seconda delle dimensioni del provvedimento, andrà dai 4 ai 10 miliardi: il finanziamento potrebbe avvenire anche in deficit trattandosi di una misura a tempo. Di conseguenza si potrebbero utilizzare parte delle risorse che verrebbero dal terzo sforamento del deficit che il governo si accingere a chiedere al Parlamento.

I comparti interessati? Un elenco già gira e riguarda i settori dove la crisi ha colpito di più: si parla di turismo, ristorazione, artigianato, abbigliamento e automobile. La conferma alle prime indicazioni giunte dalla viceministra dell’Economia Laura Castelli nei giorni scorsi, è arrivata ieri dal premier Conte al termine degli Stati generali: «Ci stiamo pensando, potrebbe dare una spinta ai consumi».

Il valore medio dell’IVA nei paesi europei (La Repubblica, 22 giugno 2020)

Il provvedimento costerebbe comunque una decina di miliardi:

La partita è sul tavolo e si giocherà in parallelo con il decreto Semplificazioni, l’arrivo a destinazione del decretone da 55 miliardi potenziato dai bonus per edilizia e auto, e dall’allestimento dei progetti per attingere il prossimo anno in Europa cifre che per l’Italia, compresi tutti in fondi a disposizione, raggiungeranno i 230 miliardi. L’Italia del resto può giocare la partita dell’Iva senza fardelli perché il rischio di un aumento per il prossimo anno, vera e propria telenovela di ogni Finanziaria, è stato scongiurato senza esitazioni dal decretone rilancio che ha sterilizzato l’eventuale aumento per il 2021 e per il 2022 stanziando rispettivamente 19,8 e 26,7 miliardi.

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