Attualità
«La Lombardia rischia una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus»
neXtQuotidiano 22/06/2020
Gli esperti dell’Università di Genova: “Nella Regione due terzi dei nuovi casi. Con gli asintomatici si forma il serbatoio per il ritorno del virus in autunno”
La Lombardia rischia una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19. Mentre ieri, a fronte di 7825 tamponi, sono stati scoperti 128 nuovi positivi e sono arrivati altri tredici morti che portano il totale a 16570, Andrea De Maria, professore associato di Malattie infettive all’Università di Genova, commenta così i dati che emergono dal modello matematico elaborato insieme a Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi nello stesso ateneo, e all’esperto di sviluppo di modelli software Agostino Banchi e illustrato oggi da Repubblica in un articolo a firma di Luca Fraioli.
«La Lombardia rischia una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus»
Di fronte alla discrepanza tra andamento previsto e numeri reali (in realtà una media sugli ultimi 4-5 giorni per pesare gli eventuali ritardi nella comunicazione da parte delle Regioni) la preoccupazione di De Maria, virologo che tra il 1989 e il 1991 ha lavorato nel laboratorio di Antony Fauci, è evidente:
«Se ci si concentra sulla Lombardia e al Nordovest, si vede che rispetto alla discesa prevista dal nostro modello si assiste a un tendenziale aumento dei casi». «Se i casi sono così tanti ora che le temperature sono alte, cosa succederà in autunno quando il termometro scenderà sotto i 14 gradi?». «Il nostro modello matematico», continua De Maria, «ha dimostrato di essere utile perché ci ha permesso di individuare il picco dei nuovi casi giornalieri in Italia (tra il 25 e il 27 marzo) con 20 giorni di anticipo». «Non solo», aggiunge Tonelli. «Le elaborazioni ci dicevano che a fine giugno avremmo contabilizzato tra i 34.000 e i 36.000 decessi: oggi siamo a 34.600. Ora quegli stessi algoritmi ci dicono che se la situazione corrente dovesse mantenersi si potrebbe avere una estensione dei contagi, molti dei quali asintomatici o paucisintomatici, che aumenterebbe pericolosamente la base dell’infezione prima dell’autunno»
In effetti gli italiani attualmente positivi sono oltre 21mila, con centinaia di nuovi casi ogni giorno, i due terzi dei quali in Lombardia.
«In altri Paesi con numeri assai più bassi hanno richiuso quartieri e intere città: è il caso di Seul a fine maggio», sottolinea Tonelli. «D’altra parte la Corea del Sud, grazie al suo modo di affrontare la pandemia, ha avuto 20 volte meno i contagiati dell’Italia e 120 volte meno vittime». Dovremmo dunque tornare ai giorni del lockdown? «Sarebbe una follia richiudere le città per un focolaio come quello del San Raffaele a Roma», avverte Bucci.
«Però è altrettanto folle dire che le mascherine o il distanziamento non servono più perché i contagiati attuali non sono infettivi. Il vero problema è che in questi giorni sono state fate una serie di affermazioni senza esibire alcuna prova scientifica: non ci sono dati pubblicati esaminabili dalla comunità accademica. Vale per tanti aspetti di questa vicenda: chi ha sintomi lievi è meno contagioso? Esistono indizi, ma non ne siamo certi. Il Covid-19 è sensibile alla temperatura e all’umidità? È vero per altri coronavirus, ma per questo in particolare ancora non lo sappiamo. Mi piacerebbe che i colleghi distinguessero chiaramente tra loro ipotesi personali e verità assodate, perché altrimenti inducono le persone ad avere comportamenti sbagliati».