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Aquarius, chi ha ragione tra Italia e Malta

Giovanni Drogo 11/06/2018

La Ong SOS Mediterranee sta rispettando il codice di condotta voluto dall’Italia. Il nostro Paese non sta rispettando le leggi e i regolamenti internazionali che obbligano chi ha coordinato le operazioni di soccorso a far sbarcare i migranti sul proprio territorio. Infine, alcune delle persone a bordo dell’Aquarius sono state salvate dalla Marina Militare e successivamente trasferite. Ma questo Salvini e Toninelli non lo dicono

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Grazie alla guida dell’avvocato del popolo Giuseppe Conte e alla fermezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini l’Italia finalmente sta riprendendo il posto che le le spetta al centro del MediterraneoMare nostrum come lo chiamavano i latini; ma è preferibile non ricordare questa espressione perché richiama alla memoria proprio missioni di salvataggio dei migranti. Per affermare la nostra sovranità sulle acque del Mediterraneo centrale il governo non ha trovato nulla di meglio che dichiarare “guerra” a Malta. La cosa non deve stupire più di tanto, da sempre il nostro Paese ha saputo scegliere nemici all’altezza delle sue capacità.

L’inutile guerra a Malta di Salvini e Toninelli

Ecco quindi che l’arcipelago maltese, con i suoi 400 mila abitanti e 316 chilometri quadrati di superficie, diventa così una vera e propria minaccia per la sicurezza delle coste italiane. Salvini ha già sfoderato la sua migliore faccia da guerra per far capire che d’ora in poi nessun migrante o richiedente asilo potrà sbarcare sulle nostre spiagge e nei nostri porti. Il ministro dell’Interno dice #chiudiamoiporti, ma avrebbe dovuto essere il collega del dicastero alle Infrastrutture Danilo Toninelli a ordinarlo.

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Ora già di per sé è ridicolo che la quinta economia del mondo, uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, una nazione da sessanta milioni di abitanti si metta a dare battaglia con Malta. Non perché Malta è un paese insignificante ma perché Malta non rappresenta la soluzione ai problemi migratori. Problemi che riguardano tutta l’Unione Europea, con particolare attenzione ai paesi del “gruppo di Visegrad” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) che continuano a rifiutare il meccanismo di ripartizione dei rifiugiati (lasciandoli di fatto in Italia e in Grecia).

Chi ha la competenza sulle persone a bordo della Aquarius?

Quella con Malta è una guerra stupida, perché ammesso che l’isola accetti di far sbarcare quelle seicento persone il problema si ripresenterà in futuro. Salvini vorrebbe creare un precedente, per poi poter ogni volta richiamare Malta “alle sue responsabilità”. Ma la situazione è più complessa. Perché rispetto a quelle persone tratte in salvo al largo delle coste della Libia (che non ha un’area SAR di sua competenza) e che ora sono a bordo della nave Aquarius di SOS Mediterranée è l’Italia a doversi assumere le sue responsabilità. A complicare le cose c’è il fatto che il comandante della guardia costiera libica sia stato indicato dall’Onu nella lista nera dei trafficanti di uomini.

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Il 10 giugno infatti l’account Twitter della Ong dava conto delle operazioni di soccorso della giornata spiegando che la nave aveva preso a bordo 400 persone “salvate in precedenza dalla Marina Militare italiana, dalla Guardia Costiera italiana e da imbarcazioni mercantili”. Inoltre tutte le operazioni di salvataggio in mare sono state effettuate sotto il controllo del centro di coordinamento della nostra guardia costiera che è responsabile per la gestione dei soccorsi nell’area SAR al di fuori delle acque territoriali libiche. Ci si potrebbe chiedere come mai la nostra Marina Militare e la Guardia Costiera abbiano trasferito a bordo della Aquarius i migranti che avevano salvato.

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Dal momento che sono stati gli italiani a gestire e coordinare le operazioni di soccorso è il MRCC di Roma a dover gestire le operazioni di approdo e di sbarco. In base al famoso codice di condotta sottoscritto tra le Ong e l’Italia le organizzazioni umanitari sono tenute a completare l’operazione do salvataggio sbarcando le persone soccorse in un porto sicuro sotto il coordinamento del MRCC competente.

In questo caso è l’Italia ad avere il coordinamento delle operazioni, come si evince dai tweet di Aquarius. Malta dal canto suo fa sapere tramite una nota del presidente Joseph Muscat che l’Italia «sta andando contro le regole internazionali e, con il suo atteggiamento, sta rischiando di creare una situazione pericolosa per tutti: Malta sta rispettando le regole internazionali e, quindi, non può fare attraccare la Aquarius». Malta, che ha una sua area SAR, non ha quindi la competenza specifica su questa operazione di salvataggio.

Davvero Malta deve far sbarcare i migranti salvati sotto il coordinamento dell’Italia?

Questo non in base ad una ripicca dei maltesi ma in base al diritto internazionale, lo stesso richiamato da Toninelli nel suo tweet. Toninelli ha dichiarato questa mattina a Sky Tg24 che dal momento che l’immigrazione è “un problema internazionale” è necessario che “venga gestito da tutti i partner esposti”. E Malta lo fa, per l’area SAR di sua competenza. Secondo Toninelli però dal momento che attualmente la Aquarius si trova proprio all’interno dell’area search and rescue di competenza maltese allora i migranti devono sbarcare a La Valletta.

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Fonte: La Lettura del Corriere della Sera del 03/06/2018

Ma non funziona così, perché l’evento di soccorso è iniziato prima, in un’area SAR di competenza italiana e sotto il coordinamento della MRCC di Roma (che dipende proprio dal dicastero di Toninelli). Il fatto che alcuni dei 600 migranti siano stati tratti in salvo da unità della marina italiana è un’ulteriore prova del che quelle persone siano una nostra responsabilità. Di fatto, e in base al diritto internazionale Malta ha ragione: è l’Italia a dover farsi carico delle procedure di soccorso. A dirlo non sono i buonisti ma la Convenzione di Amburgo del 1979 e la Convenzione Solas: che prevedono che lo sbarco avvenga nel paese che ha coordinato i soccorsi: l’Italia. In queste ore circolano numeri che fanno vedere come in rapporto alla popolazione residente Malta stia già facendo la sua parte. Ma pochi invece ricordano come le condizioni dei migranti nei centri di detenzione maltesi siano tutt’altro che buone. Nel 2014 l’inchiesta “Valencia” scoperchiò il sistema di gestione dei migranti che vengono considerati “oggetti illegali” privi di diritti. Ce n’è abbastanza per dire che Malta non è un porto sicuro. Ma non è quello il problema. Il punto è che le leggi e i trattati internazionali sottoscritti dall’Italia danno ragione alle autorità de La Valletta e torto a Roma.

Leggi sull’argomento: Aquarius: 629 persone ostaggio di Salvini

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