In Iran si spara ai genitali delle manifestanti. E intanto il regime “tratta col Venezuela per asilo politico”

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-12-08

Adesso è il regime iraniano ad aver paura del popolo in sollevazione ormai da tre mesi. La morte di Mahsa Amini ha innescato un processo dal quale sembra impossibile tornare indietro. E i motivi li ha spiegati bene la scrittrice di Teheran Azan Nafisi: “Non si tratta solo di una rivoluzione politica, perché se fosse …

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Adesso è il regime iraniano ad aver paura del popolo in sollevazione ormai da tre mesi. La morte di Mahsa Amini ha innescato un processo dal quale sembra impossibile tornare indietro. E i motivi li ha spiegati bene la scrittrice di Teheran Azan Nafisi: “Non si tratta solo di una rivoluzione politica, perché se fosse solo così basterebbe uccidere o imprigionare i dissidenti e i leader dell’opposizione. Ma quando parliamo di decine di migliaia di giovani che si riversano in strada e nelle piazze, gli sparano addosso e tornano in piazza il giorno dopo, cosa fai? Non li puoi ammazzare tutti o mettere tutti in prigione”.

Proprio per questo motivo adesso i funzionari del regime iraniano sarebbero in trattativa col Venezuela per richiedere asilo politico in caso di caduta della Repubblica islamica. A sostenerlo, secondo Iran International English, sono alcune fonti diplomatiche occidentali. Stando ad esse, quattro alti funzionari iraniani si sarebbero recati a Caracas lo scorso ottobre per assicurarsi che il Governo venezuelano sia pronto a concedere loro asilo in caso di uno “sfortunato incidente”.

Non solo: proprio nei giorni scorsi, una petroliera iraniana con due milioni di barili a bordo è arrivata in Venezuela, come ha riportato l’organizzazione non governativa United Against Nuclear Iran. Entrambi i Paesi sono infatti produttori di petrolio e gas ed entrambi sono sotto sanzioni statunitensi. Anche per questo la loro collaborazione si è ampliata nel settore del greggio (e non solo, sembrerebbe).

In Iran le forze di sicurezza sparano ai genitali delle manifestanti

In ogni caso, in Iran le proteste non si fermano. Oltre alla notizia del primo manifestante giustiziato, arrivano dal Paese in rivolta altre inquietanti testimonianze. Stando al racconto di alcuni medici intervistati dal Guardian, adesso le forze di sicurezza iraniane sparerebbero a distanza ravvicinata alle donne che manifestano colpendole al volto, agli occhi, al petto, al seno e ai genitali. Un’evidenza, questa, che è emersa perché i sanitari hanno cominciato a notare che le donne arrivano da loro spesso e volentieri con ferite molto diverse da quelle degli uomini, che invece vengono colpiti soprattutto alle gambe e alla schiena.

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